L'ex magistrato su Silvio Berlusconi: 'Altro che sogno personale: era un motivo abietto...'
Antonio Di Pietro spiega perché la riforma della magistratura non realizza il progetto berlusconiano, ma serve al Paese
Nel dibattito politico italiano la giustizia torna a occupare un posto centrale, dividendo partiti, giuristi e opinione pubblica. Tra chi invoca una riforma profonda e chi teme derive politiche, si riaccende un confronto che affonda le sue radici negli anni Novanta, quando il rapporto tra potere politico e magistratura segnò una svolta storica. A intervenire ora è una voce che di quelle stagioni fu protagonista, con un passato da magistrato e un presente da osservatore attento.
L’ex pm Antonio Di Pietro è tornato a esprimersi sul tema in un’intervista a Tag24.it, ripresa dall’agenzia DIRE, affrontando il nodo della separazione delle carriere e il ruolo del centrodestra.

Di Pietro: “Berlusconi mise il cappello sulla riforma della magistratura”
Poi che cosa è successo? È arrivato un tale che si chiama Silvio Berlusconi, ci ha messo il cappello sopra e con la scusa di completare il quadro accusatorio voleva cambiare l’articolo fondamentale della Costituzione, l’articolo 104, vale a dire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. È chiaro che tutti quanti ci siamo ribellati e anche adesso mi ribellerei e farei una campagna ossessiva,
ha affermato Di Pietro.
L’ex magistrato ha spiegato che quella attuale “non è la riforma della giustizia, ma della magistratura”, ricordando come il passaggio al sistema accusatorio nel 1989 avesse già sancito un equilibrio tra pubblico ministero e giudice. “A me pare che questa soluzione sia la migliore e così la pensavo anche inizialmente”, ha aggiunto.
“Non è il sogno di Berlusconi, ma un’esigenza per i cittadini”
Nel corso dell’intervista, Di Pietro ha voluto chiarire un punto spesso frainteso:
Perché si avvera il sogno di Silvio Berlusconi? Si dice anche che si avvera il sogno di Licio Gelli. Il problema non è guardare a chi l’ha detto, ma all’utilità che ha.
Berlusconi voleva la separazione delle carriere per mettere sotto controllo dell’esecutivo il pubblico ministero; questa riforma non lo mette sotto controllo dell’esecutivo, anzi lo rende più forte e autonomo. Il pubblico ministero rimane sempre dentro la giurisdizione.
Poi l’ex ministro ha puntato l’attenzione sull’interesse dei cittadini:
Non mi preoccuperei di guardare cosa temono gli altri ma all’interesse dei cittadini. […] Mi dispiace che non si parli del merito della riforma, ma di chi l’ha fatta. C’è da una parte chi ci mette il cappello sopra, tipo alcuni berlusconiani, rovinando il merito, perché poi il cittadino va a votare per partito preso.
Dall’altra parte c’è chi scredita questo referendum semplicemente dicendo che l’ha voluto Berlusconi o Gelli: il motivo per cui lo volevano loro era abietto, ma il motivo per cui serve adesso ai cittadini è molto serio,
ha concluso Di Pietro.



