Barbieri presenta Azzi: 'Determinante per la promozione'
Debutto vincente per Azzi e Ravanelli al Monza. L’analisi di Giorgio Barbieri su Serie B, Cremonese e futuro dei biancorossi.

Partiamo dalla partita di martedì contro l’Inter: Azzi e Ravanelli hanno esordito contro i nerazzurri e Azzi ha trovato addirittura il primo gol in biancorosso. Cosa ci dici su di loro?
Azzi è un giocatore che vede la porta e segna gol pesanti. Lo scorso anno è arrivato a gennaio e ha contribuito in modo determinante alla promozione in Serie A. Ha una grande esperienza e può ricoprire tutti i ruoli avanzati del centrocampo. Vista la sua maturità, non avrà problemi ad adattarsi agli schemi di Bianco e a trovare affinità coi compagni. Personalmente non lo avrei mai ceduto, ma sembra che si porti dietro qualche incomprensione con mister Nicola dai tempi del Cagliari. Un difetto? Non sempre incide giocando 90 minuti, mentre quando entra a partita in corso può rompere gli equilibri e diventare decisivo.
Ravanelli invece è molto forte, ma deve lavorare tanto: è bravo a tenere l’uomo e a mantenere la posizione, ma qualche svarione ogni tanto può costare caro. È giovane e può migliorare molto.
Che Serie B ti aspetti? Dove può arrivare il Monza di Paolo Bianco?
Bianco è un allenatore molto preparato tatticamente e tecnicamente. A Monza, se viene ascoltato dai giocatori e dalla proprietà, può togliersi grandi soddisfazioni. L’acquisto di Azzi è molto importante per la categoria, ma la Serie B è un campionato imprevedibile ed è quasi impossibile rispettare i pronostici. Lo scorso anno la Juve Stabia, neopromossa, ha fatto un grande campionato, mentre la Salernitana è retrocessa a sorpresa. Se proprio devo sbilanciarmi, la Reggiana mi ha stupito in un test contro la Cremonese: potrebbero essere i granata la sorpresa quest’anno.
In Serie C ci sono squadre come Rimini, Ternana e Triestina in difficoltà. Ci saranno altri casi simili al Brescia in Serie B?
Questi sistemi andrebbero rivisti e la Lega deve prendere provvedimenti. Se una proprietà non ha la possibilità di iscrivere la squadra, è giusto che si faccia da parte. Non è solo una questione di soldi: servono impegno, serietà e competenze, oltre a conoscere la realtà in cui si investe. Arvedi a Cremona ci ha messo quasi dieci anni per salire dalla Serie C alla Serie B, ma è un’istituzione e ha fatto grandi cose, portando la squadra in Serie A.
In Italia sono poche le proprietà locali: una è il Modena, che di recente ha posato la prima pietra del centro sportivo. Purtroppo, tra burocrazia e vincoli, spesso le società non riescono a investire in stadi e centri sportivi.
A proposito di Brescia: si può parlare di complotto per salvare la Sampdoria?
Assolutamente no. È vero che la Sampdoria è una squadra storica che attira pubblico importante in Serie B, ma parlare di complotti è sbagliato. Il calcio è cambiato: anni fa i giocatori avevano un contatto più diretto coi tifosi mentre oggi le società mettono troppi vincoli. Per intervistare un giocatore devi prima chiedere il permesso alle società mentre una volta era una gara per accaparrarseli e fare le esclusive. Inoltre molti tifosi preferiscono abbonarsi alle emittenti televisive e vedere le partite da casa. Per questo gli stadi non sempre fanno sold out.
Come vedi la riduzione del 25% degli stipendi per chi retrocede dalla A alla B?
Per i club è una scelta giusta: aiuta a far quadrare i conti dopo investimenti importanti e a colmare le perdite dopo la retrocessione. In A non tutte le proprietà hanno gli stessi budget e questa misura permette di respirare. Per i giocatori che hanno ingaggi alti cambia poco, ma per chi guadagna meno può essere un problema.
Hai citato le vecchie proprietà italiane. Come vedi l’avvento degli americani a Monza?
Positivamente. Ma posso assicurare che Galliani è monzese al 100%: lo era quando c’era Casiraghi negli anni ’80, lo era con Berlusconi, lo era lo scorso anno quando il Monza è retrocesso e lo è ora che si appresta a lasciare per tornare al Milan. Finché sarà lì farà tutto il possibile per costruire una rosa competitiva per tornare in A. Le proprietà straniere sono positive, ma non bastano i soldi: servono competenze. Arvedi lo ha dimostrato, così come Moratti all’Inter, che ci ha messo anni a vincere nonostante grandi spese.
Parlando di Cremonese: come vedi l’acquisto di Warren Bondo? E come sta lavorando la dirigenza rispetto a tre anni fa?
In un centrocampo offensivo serviva un giocatore come Bondo, capace di legare fase difensiva a quella offensiva. Nel gioco di Nicola gli esterni sono fondamentali, e lui può essere utile nella costruzione dal basso e nelle ripartenze.
Tre anni fa arrivarono giocatori dall’estero senza esperienza in Serie A e la scelta non pagò. Quest’anno si sta puntando su profili maggiormente italiani e di quelli stranieri che però conoscono bene la A: l’obiettivo è la salvezza.
Poi tre anni Alvini, alla prima esperienza in A; oggi c’è Nicola, che conosce bene la categoria. Oltre a Bondo, c’è anche Zerbin, che ha buone qualità. Mi piacerebbe vedere Colpani in grigiorosso: si parla molto di lui da queste parti e se arrivasse, sarebbe un ottimo colpo.
Vedi la Cremonese partire sfavorita rispetto a tre anni fa?
È normale che le neopromosse siano viste come prime candidate alla retrocessione. Però quest’anno stiamo lavorando in modo diverso. Il calendario non è proibitivo, anche se all’esordio ci attende il Milan a San Siro. Ci sono almeno cinque squadre in lotta per la salvezza e spero che questa Serie A sia diversa dall’ultima.
Con il calciomercato ancora aperto e le prime amichevoli già in archivio, il Monza di Paolo Bianco punta a un ruolo da protagonista in Serie B, mentre la Cremonese lavora per centrare la salvezza in Serie A. Tra nuovi acquisti, ritorni e sguardi al passato, il campionato è pronto a regalare sorprese.