Un'azienda in Lombardia in agitazione: 100 operai a rischio, cosa sta succedendo
Tensione negli stabilimenti di Bregnano e Lentate. La Fiom-Cgil: “Serve chiarezza sul piano industriale”.

Cresce la preoccupazione tra i dipendenti della Bavelloni S.p.A., storica azienda specializzata nella produzione di macchine e utensili per la lavorazione del vetro, con due stabilimenti a Bregnano (Como) e Lentate sul Seveso (Monza e Brianza).
Dopo mesi di cassa integrazione e contratti di solidarietà, i sindacati lanciano l’allarme: “Serve chiarezza sul futuro produttivo e occupazionale.”
Bavelloni, azienda storica in crisi dopo l’acquisizione del gruppo Biesse
La Bavelloni S.p.A., marchio con oltre settant’anni di storia nel settore del vetro, è passata sotto il controllo del gruppo Biesse nel dicembre 2023, tramite la holding GMM Finance S.r.l.
Un’operazione che, inizialmente, aveva alimentato aspettative di rilancio ma che oggi preoccupa oltre 100 lavoratori.
Dallo scorso febbraio 2025 è in vigore un contratto di solidarietà difensivo, con riduzione dell’orario e del salario, misura pensata per evitare licenziamenti ma che include la possibilità di uscite incentivate.
Al momento non si registrano esuberi, ma la tensione resta alta.
Cgil: “Il mercato non è in crisi, servono risposte”
La Fiom-Cgil di Como denuncia una mancanza di chiarezza sul piano industriale e sul futuro dei due stabilimenti.
L’azienda, spiegano i sindacati, avrebbe manifestato l’intenzione di esternalizzare parte della produzione di tools e ridurre quella delle macchine per il vetro, con il rischio di indebolire l’intera filiera produttiva.
“Il mercato del vetro non è in calo — afferma la Fiom — per questo chiediamo trasparenza e garanzie per le lavoratrici e i lavoratori Bavelloni.”
Nei primi giorni di agosto le Rsu e la Fiom territoriale hanno chiesto l’attivazione dell’articolo 9 del contratto nazionale dei metalmeccanici, che obbliga le aziende a informare sulle prospettive industriali.

La richiesta, però, non ha ancora ricevuto risposte concrete.
Scioperi e stato di agitazione
Dall’8 ottobre è scattato lo stato di agitazione in entrambi gli stabilimenti, con un primo sciopero che ha registrato un’altissima adesione.
Un nuovo incontro con la proprietà è previsto per il 21 ottobre, ma i sindacati avvertono che senza impegni chiari la mobilitazione proseguirà.
“Non accetteremo un nuovo ‘metodo Biesse’ come già accaduto altrove — avverte Luca Conti, segretario generale della Fiom-Cgil di Como — siamo pronti ad agire su tutti i piani, legale e sindacale.”
Il futuro dei lavoratori in bilico
Con la scadenza del contratto di solidarietà fissata per fine 2025, il rischio è che l’assenza di un piano industriale solido si traduca in tagli e delocalizzazioni.
I sindacati chiedono alla proprietà di confermare gli investimenti e di rilanciare la produzione in Italia, per evitare che uno dei marchi più rappresentativi del settore finisca nel silenzio delle ristrutturazioni.