x

x

Denise Chiarioni - Foto Daniele Tamburini
Denise Chiarioni - Foto Daniele Tamburini

Aprire una nuova attività in centro a Monza, a circa 30 anni, è da folli o è un grande atto di coraggio? Noi propendiamo per la seconda, nonostante lo scetticismo che, da sempre, pervade il nostro territorio. Eppure, per fortuna, i giovani imprenditori esistono ancora. È il caso di Denise Chiarioni che ha aperto, in via Cortelonga 10, il suo Ground Studio, rinnovandosi dopo una brillante carriera di ballerina professionista per seguire la propria passione verso il benessere.

L’abbiamo incontrata nella sua boutique. Elegante, sorridente e convinta che sia solo l’inizio di una bellissima avventura. 

“Nasco in Liguria, a Genova. La danza è il mio grande amore sin da piccolissima. A 13 anni scelgo di andare a Firenze, per fare la prima parte formativa di Accademia. Ho frequentato i primi quattro anni, poi ho deciso di trasferirmi subito all'estero, perché ho avuto l'opportunità di entrare a lavorare in una compagnia teatrale a Tolosa. Sono stata due anni in Francia, poi a 18 anni mi hanno offerto il primo contratto a Dortmund, in Germania, dove ho scalato un pochino la vetta, nel senso che ho iniziato proprio dalla base, da corpo di ballo, e piano piano sono diventata prima solista, facendo ruoli principali sia in balletti classici che moderni.

Con questa compagnia ho viaggiato moltissimo. Siamo andati in Cina, in Russia, Nuova Zelanda, Australia, Stati Uniti. Poi, ho accettato una proposta di contratto come ospite a Madrid, dove ho terminato la mia carriera dopo quattro mesi, perché mi sono resa conto di aver dato tutto e di volere sfide diverse”.  

Mollare tutto all’apice del successo, perché?

“Avevo bisogno di qualcos'altro, di stabilità anche nella vita privata, dopo una giovinezza trascorsa in continuo viaggio. Nel mio sentimento, considero la danza come l'esporsi come artista. Questo è molto egocentrico, perché è tutto rivolto verso te stesso, ti esibisci sì per gli altri, ma alla fine sei tu che ti giudichi di più degli altri. Quindi avevo bisogno di trasmettere qualcosa di più rispetto al dare una performance. Sentivo di più il bisogno di trasmettere il benessere e le cose che avevo acquisito con la danza e attraverso la danza”.