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Serie A, nuovo pallone
Serie A, nuovo pallone

Serie A 2025 e grandi ritorni: rischio o nostalgia?

La Serie A 2025 si apre con un valzer di panchine dal sapore fortemente nostalgico. Il caso più emblematico è quello del Milan, che richiama Massimiliano Allegri dopo undici anni. L’obiettivo è chiaro: riportare equilibrio dopo una stagione disastrosa, terminata con un ottavo posto e ben due esoneri. Ma sarà il ritorno dell’ex mister la ricetta giusta per ripartire?

 

Stesso discorso per la Lazio, dove Maurizio Sarri è stato richiamato da Lotito poco più di un anno dopo le dimissioni. Il presidente biancoceleste spera in una rifondazione nel segno dell’identità e del gioco, ma i dubbi restano: la squadra è pronta a seguirlo ancora?

 

Nel frattempo, l’Inter opta per una mossa coraggiosa affidando la panchina a Cristian Chivu, leggenda nerazzurra ma con poca esperienza in prima squadra. Dopo la pesante sconfitta per 5-0 contro il PSG in finale di Champions e l’addio di Inzaghi, la dirigenza punta tutto sull’effetto “bandiera”. Riuscirà Chivu a reggere la pressione?

 

Allegri e Berlusconi
Allegri e Berlusconi

Allenatori, identità e strategie: Serie A tra conferme e scommesse

Oltre ai ritorni, la Serie A 2025/26 presenta anche decisioni che fanno discutere per coerenza o mancanza di essa. L’Atalanta, orfana di Gasperini, affida la sua panchina a Ivan Jurić, reduce da esperienze poco convincenti alla Roma e in Inghilterra. Dopo anni di progetto stabile e risultati, si tratta di un salto nel vuoto o di una scelta ponderata?

 

Ancora più controversa è la posizione della Juventus, che conferma Igor Tudor dopo averlo esonerato pochi mesi prima. La società bianconera cerca continuità ma finisce per alimentare i dubbi su una gestione tecnica spesso contraddittoria. Questa conferma è un segnale di fiducia o un altro indizio di confusione strategica?

 

In questo contesto, il massimo campionato italiano appare sempre più come un torneo in crisi d’identità. Tra bandiere richiamate, allenatori “di casa” e scommesse ad alto rischio, il calcio italiano rischia di smarrire il suo percorso. Il rilancio passa anche dalla capacità di innovare, non solo di guardare indietro.

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Alessandro Sangalli