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I carabinieri del Nucleo investigativo sono entrati nella struttura di via Sanquirico nella mattinata di lunedì 14 ottobre, dopo che un detenuto è morto.
L’uomo, un italiano di 63 anni, è stato trovato senza vita all’interno della sua cella.
Sulla vicenda indagano la Procura di Monza e i militari, mentre è stata disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.


Mistero sulle cause: escluso il suicidio

Secondo le prime informazioni, l’ipotesi del suicidio appare da scartare.
Anche una morte violenta sarebbe al momento esclusa, ma gli inquirenti mantengono il massimo riserbo.
Il decesso potrebbe essere legato a cause naturali o mediche, ma la conferma arriverà solo dopo gli esami disposti dall’autorità giudiziaria.

Negli ultimi mesi, episodi simili hanno interessato altri istituti penitenziari lombardi.
Qualche giorno fa, nel carcere di San Vittore a Milano, due detenuti erano morti a poche ore di distanza, ufficialmente per arresto cardiaco, ma in circostanze definite “misteriose” dagli stessi operatori penitenziari.


Precedenti e contesto

carcel

Purtroppo, i decessi in carcere non sono una novità.
Alla casa circondariale di Monza, l’ultimo caso risale alla scorsa estate, quando un giovane si era tolto la vita in cella.
Da allora il tema delle condizioni di vita nelle carceri lombarde — sovraffollamento, carenza di personale e disagio psicologico — è tornato più volte al centro del dibattito.


Le indagini della Procura

La Procura di Monza ha aperto un fascicolo conoscitivo per accertare con precisione le cause della morte.
I carabinieri hanno effettuato rilievi all’interno della cella e ascoltato il personale di sorveglianza e alcuni compagni di detenzione.
Solo l’autopsia, attesa nei prossimi giorni, potrà stabilire se il 63enne sia morto per cause naturali, assunzione di sostanze o altre circostanze accidentali.


Un nuovo allarme nelle carceri lombarde

L’episodio riaccende l’attenzione sulle condizioni delle strutture penitenziarie lombarde, già sotto pressione per sovraffollamento e mancanza di assistenza sanitaria adeguata.
Le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria e i garanti dei detenuti chiedono da tempo più risorse e personale, per prevenire nuovi episodi drammatici.