La cocente delusione di Marotta, la gioia infinita di Stroppa. C’è un po’ di Monza passato e recente nell’ultimo weekend calcistico
Il punto di Paolo Corbetta sull'ultimo weekend calcistico, i dettagli

Ventiquattro ore esatte! Nell’arco di questo breve lasso di tempo c’era un pezzo di Monza di fine anni Ottanta che si giocava il risultato di un’intera stagione calcistica in una partita secca.
A Monaco di Baviera c’era Giuseppe Marotta (detto Beppe), uno dei migliori manager espressi dal calcio italiano negli ultimi decenni ed oggi presidente interista, che non riusciva a raccapezzarsi di come le cose stessero prendendo una bruttissima piega per squadra, società e tifosi nerazzurri in una finale di Champions League dall’esito inaspettato più nella forma che nella sostanza. A La Spezia c’era Giovanni Stroppa (detto Giuanin), che ribaltava ogni pronostico della vigilia dirigendo alla perfezione un’orchestra chiamata Cremonese, che “stonava” soltanto per qualche minuto nel finale di concerto prima di potersi lasciare andare ai festeggiamenti per un meritato ritorno in Serie A.
Marotta e Stroppa. Due dei maggiori protagonisti di quel Monza 87-88
Marotta e Stroppa. Due dei maggiori protagonisti di quel Monza che conquistò un’inaspettata promozione in Serie B nel giugno 1988. Non era infatti un Monza favorito per il traguardo promozione. In panchina c’era un Piero Frosio (39 anni) alle prime armi da allenatore. Marotta, direttore generale, aveva appena tagliato il traguardo dei 30 anni e Stroppa divenne ventenne proprio nel corso della stagione. Anch’io ero poco più che debuttante, la mia esperienza giornalistica era iniziata da qualche anno.

Che bello arrivare a Monzello per la seduta di rifinitura del sabato mattina e sentirsi sempre benvenuti con l’invito a bere un caffè nelle stanze direzionali. Vero che sono trascorsi alcuni decenni, ma quello era un mondo del calcio (e forse non solo del calcio) in cui tutto era più semplice, l’ambiente era alla mano e c’era meno rigidità formale di oggi. Tutto questo dava un sensazione di familiarità e rendeva la società più simpatica. E di molto. Eppure i grandi professionisti c’erano, eccome se c’erano. Oltre a Marotta, in quegli anni c’era Giovanni Carnevali, allora braccio destro del dg biancorosso ed oggi autentico deus ex machina di una società gioiello che si chiama Sassuolo.
E in campo, tra gli altri, c’era Giovanni Stroppa. Uno dei calciatori più dotati tecnicamente che io ricordi aver indossato la maglia del Monza. Nell’anno indimenticabile che ha portato la società di Monzello alla prima storica promozione in serie A la nostra amicizia si è rafforzata. Lo scorso novembre, qualche giorno dopo essere stato esonerato dalla Cremonese, lo sentii telefonicamente per dirgli che ritenevo folle la scelta fatta dalla dirigenza grigiorossa e che mi sentivo che sarebbe stato richiamato in panchina entro breve. “Se questo accadrà - mi disse - sarai tra i primissimi a saperlo in anteprima”. Così fu qualche settimana dopo.
Nell’ultimo mese ci siamo scambiati messaggi un paio di volte, prima della semifinale playoff con la Juve Stabia e prima del doppio confronto con lo Spezia. Poi nessun contatto fino a promozione conquistata. Gli ho detto che ero fermamente convinto (e ho i testimoni) che avrebbe conquistato la terza promozione in serie A della carriera da tecnico, anche dopo la non brillante gara di Cremona di giovedì scorso. Bravo Giovanni, bravissimo! Tre anni dopo la notte di Pisa, la Monza biancorossa ha tifato per te e per la Cremonese. Con tanta nostalgia, visti i tempi che corrono…
Paolo Corbetta
Mercoledì torna Monza una città da Serie A
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