L'abbonato che arriva da lontano: 'Vi racconto la mia passione per il Monza'
Vive a Roma, ha origini toscane ma è abbonato al Monza: una storia di amore, passione e curva.

Tifosi Monza lontani: una passione originale
Caro Andrea, non puoi dire che non sia quanto meno originale tutto ciò! Ma andiamo subito al sodo: perché uno che vive a Roma sente il bisogno di sottoscrivere un abbonamento al Monza?
Ho deciso di fidelizzarmi quest’anno, nonostante sia per me evidentemente non conveniente, per mandare un segnale preciso alla società. Il segnale è che quello che rende il Monza speciale è la sua gente! Sebbene nelle trasferte resti un lupo solitario, voglio sentirmi realmente parte di un gruppo di persone meravigliose accumunate dalla stessa passione. Perché sono i tifosi speciali che ho conosciuto io quelli che fanno speciale una squadra. E la nuova società dovrà imparare da subito l’importanza che ricoprono questi tifosi.
Facciamo un passo indietro: da dove nasce la tua passione per il Monza?
La passione per il Monza nasce da piccolino, seguivo Paolo Valenti a 90° minuto ed il Monza era in B o C, non ricordo. Ma mi colpì il fatto che vinceva poco e segnava ancora meno. Così iniziai a interessarmi ai suoi risultati. La passione si consolidò quando mio zio, lavorando in Banca d’Italia, tramite un collega di Milano mi fece avere la maglia numero 8 di Giorgio Papais. Per me era come toccare con mano un sogno: il Monza esiste!
Immagino non sia stato così facile continuare a seguire le vicende biancorosse…
No, per nulla. È stato difficile coltivare l’amore per questi colori così da lontano. Un rapporto a distanza che mi faceva vivere un tifo tutto mio, non condiviso nelle gioie (poche) e soprattutto nelle delusioni (tante in quegli anni). Tutto era una bolla ed io ci stavo dentro. Così per anni, fino ad un Monza-Alessandria 0-0, ospite di un commilitone. Seguito da un Ternana-Monza 2-0. E poi quella notte amarissima di Perugia… per Pisa non osai.
Abbonamento Monza da Roma: un segnale forte
Poi è arrivato il salto in Serie A…
La Serie A ha cambiato un po’ tutto. Torno in trasferta a Bologna e vinciamo 0-1 con il gol di Donati e mi dico “allora non sono io!”. La prima trasferta vera dove ho conosciuto la gente di Monza. Perché tutti i colori sono magici per i tifosi ma, come detto, quello che rende le cose speciali sono le persone che incontri nel tuo cammino. Ho avuto la fortuna di incrociare gli Amici del Monza: un gruppo di tifosi, ma prima ancora di persone perbene. Mai sopra le righe. Con loro si parla di calcio così come di cucina, viaggi, lavoro… insomma, della vita! Sono fiero di farne parte.
Anche se per fare l’abbonamento…
Ahahahah, semplicemente il Monza non aveva il mio nome nella lista tesserati e ho dovuto aspettare la vendita libera per prendere il mio posto in curva. Disguidi burocratici che il Presidente Ghezzi vedrà di compensare quanto prima.
A proposito, Ghezzi è stato uno dei primi con cui hai avuto a che fare, corretto?
Sì! E si è dimostrato subito un buon brianzolo facendomi pagare la tessera! Scherzi a parte, come ho già detto, devo ringraziare tutti quelli che ho conosciuto e che mi hanno fatto sentire parte della famiglia: il presidente Ghezzi con Antonella, Paolo (anzi, i vari Paolo!), Ettore (grande memoria storica), Amedeo, Simone… ma la lista è lunga. Persone speciali che mi hanno fatto sentire a casa. Così come mi hai fatto sentire a casa tu (nel senso che mi hai ospitato!) e la tua bellissima famiglia tutta biancorossa.
Vuoi parlarci anche del “due aste” che porti con te?
“Roma ce sta” non ha un significato particolare se non quello di ribadire la mia provenienza ed il mio essere tifoso “da lontano ma presente”. Un grazie ai ragazzi della curva che me lo lasciano esporre.
Come vogliamo chiudere questa intervista?
Alla maniera romana… Ad maiora!!!
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