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Non è una burla, ma una violenza. Non è una provocazione, ma una profanazione. Non è un gioco, ma un insulto. Così si può definire il gesto di chi ha infilato un preservativo sul toro, la maestosa statua di acciaio e bronzo che domina l'ingresso del Comune di Biassono, in provincia di Monza e Brianza. Un'opera d'arte dello scultore Ambro Moioli, esposta in occasione del Biassono GP, la manifestazione dedicata al Gran Premio di Formula Uno.

Lo sdegno dei passanti

Sdegno passanti

Il preservativo è stato notato la scorsa settimana dai passanti, che hanno assistito increduli e attoniti a questa scena. Qualcuno ha scattato delle foto, altri hanno espresso il loro sdegno. Chi ha compiuto questo gesto ha voluto forse ironizzare sul sesso sicuro, o semplicemente manifestare la propria inciviltà? In entrambi i casi, ha dimostrato una totale mancanza di rispetto per l'arte, la cultura e la civiltà.

Il toro, infatti, non è solo una statua, ma un simbolo. Un simbolo di forza, di vitalità, di energia. Un simbolo che richiama la tradizione e la storia di Biassono, un paese che ha saputo coniugare lo sviluppo industriale con la salvaguardia dell'ambiente. Un simbolo che rappresenta anche il legame con il territorio, con il Parco di Monza e con l'Autodromo, sede del Gran Premio di Formula Uno.

Un'offesa alla comunità

Violare il toro significa violare tutto questo. Significa offendere la comunità di Biassono, che si è sempre distinta per la sua ospitalità e la sua vivacità. Significa oltraggiare l'artista Ambro Moioli, che ha donato al paese una delle sue «opere monumentali», frutto di una lunga e appassionata ricerca. Significa ignorare il valore dell'arte, che è espressione di bellezza, di creatività, di libertà.