L’ex portiere di Berlusconi e Galliani attacca Vannacci: “Ha distrutto la Lega”
Flop in Toscana: il Carroccio crolla al 4,38%. L’ex portiere del Milan attacca Vannacci, Zaia valuta l’addio.

La Lega è ai minimi storici in Toscana e il malcontento interno esplode.
Il partito di Matteo Salvini si ferma al 4,38%, superato da Forza Italia, Alleanza Verdi Sinistra e persino da Toscana Rossa.
Una débâcle che mette sotto accusa il generale Roberto Vannacci, candidato di punta scelto dal segretario federale.
E tra le voci più critiche spunta anche quella di Giovanni Galli, ex portiere di Berlusconi e Galliani ai tempi del Milan: “Ha distrutto il partito”.
Intanto Luca Zaia valuta seriamente l’addio al Carroccio.
Il tracollo in Toscana: Lega al 4,38%
I risultati definitivi delle elezioni regionali in Toscana certificano il crollo della Lega: appena 4,38% dei consensi, solo quattro centesimi in più del Movimento 5 Stelle.
Male anche rispetto al passato: alle Europee la Lega aveva raccolto oltre 100mila voti, oggi si ferma a poco più di 54mila.
Il partito ottiene meno voti che nelle Marche (7,3%) e in Calabria (9,4%), segnando il peggior risultato in una regione storicamente difficile ma un tempo più competitiva.
Per Vannacci, che puntava a “fare il pieno” nella sua terra, una Caporetto politica.
“Se questo è l’effetto Vannacci, speriamo che prosegua”, ha ironizzato la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Vannacci nel mirino: “Ha distrutto il partito”

La sconfitta accende la resa dei conti interna.
Molti militanti e dirigenti locali parlano apertamente di “distruzione del partito” per mano del generale.
A dirlo è Giovanni Galli, storico ex portiere di Milan e Nazionale, già consigliere comunale a Firenze e simbolo del leghismo toscano:
“È stato distrutto un partito per regalare un posto agli amici di Vannacci.”
La gestione della campagna è stata caotica: Susanna Ceccardi e lo stesso Galli sono stati esclusi dalle liste, generando malumori diffusi.
Per molti osservatori, la linea imposta da Salvini — centrata sull’ex generale — ha frantumato le basi locali e allontanato elettori moderati.
Zaia ai ferri corti con Salvini: “Se sono un problema, lo diventerò davvero”
Mentre Salvini difende Vannacci, il fronte interno veneto è in fibrillazione.
Luca Zaia, governatore del Veneto, è sempre più distante dalla linea del segretario e avrebbe ricevuto un secco no alla possibilità di inserire il proprio nome (“Zaia”) sul simbolo elettorale.
Da via Bellerio la risposta è stata chiara: nessuna deroga, nemmeno per lui.
Il presidente veneto non la prende bene:
“Se sono un problema, vedrò di renderlo reale. Mi organizzerò per rappresentare i veneti fino in fondo.”
Un messaggio che suona come un avvertimento.
Zaia, secondo indiscrezioni, starebbe valutando una rottura con il Carroccio, o la creazione di un nuovo movimento civico.
Il dopo-sconfitta: la Lega in crisi d’identità
La Lega di Salvini, un tempo primo partito del Nord, oggi arretra anche nei suoi feudi.
Nel 2020, con Susanna Ceccardi, il Carroccio sfiorava il 21% in Toscana; nel 2015, con Claudio Borghi, toccava il 16%.
Ora resta sotto il 5%.
All’interno si moltiplicano i malumori:
Zaia medita l’addio, Giovanni Galli parla di tradimento, e i militanti invocano un cambio di rotta prima delle prossime regionali in Veneto e Campania.
Un risultato che apre ufficialmente la fase più difficile della leadership salviniana.
E forse, anche la più solitaria.