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L’omicidio di Giovanna Chinnici è maturato in un clima di contrasti familiari che, secondo le indagini, si erano accumulati nel tempo. La lite fatale, scoppiata per un futile motivo legato a un parcheggio davanti alla palazzina dove vivevano entrambe le famiglie, ha portato G.C. a colpire la cognata con una coltellata mortale. Le indagini hanno cercato di ricostruire non solo i fatti, ma anche il contesto relazionale, segnato da rapporti tesi con i parenti della moglie. Questi elementi sono stati fondamentali per comprendere le dinamiche che hanno condotto al gesto estremo, avvenuto in una tranquilla via di Nova Milanese.

La prima perizia e le sue conclusioni

Fin dalle prime fasi del procedimento, l’attenzione degli inquirenti si è concentrata sulle condizioni psicologiche di G.C. La Procura della Repubblica di Monza aveva disposto una perizia psichiatrica, che ha descritto l’uomo come totalmente incapace di intendere e di volere al momento del delitto. Lo psichiatra incaricato ha evidenziato la presenza di un delirio persecutorio, definendo l’imputato socialmente pericoloso. Sebbene lucido e capace di sostenere conversazioni su diversi argomenti, G.C. mostrava un comportamento alterato quando si parlava dei parenti della moglie, ingigantendo ogni conflitto. Questa valutazione ha portato al suo trasferimento nella Rems di Castiglione delle Stiviere, una struttura dedicata alla cura e alla riabilitazione di autori di reati con disturbi mentali.

La richiesta dei familiari della vittima

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I familiari di Giovanna Chinnici, profondamente colpiti dalla perdita, non hanno accettato senza riserve l’esito della prima perizia. Il marito e i figli della vittima, costituitisi parte civile nel processo, hanno chiesto alla Corte di Assise una nuova valutazione psichiatrica per verificare le condizioni mentali dell’imputato. La loro richiesta è stata accolta, aprendo la strada a un ulteriore approfondimento che potrebbe confermare o smentire il giudizio iniziale. La nuova perizia sarà cruciale per determinare se G.C. fosse realmente incapace di intendere e di volere, un elemento che inciderà significativamente sull’esito processuale. In attesa di questo passaggio, il processo è stato rinviato a ottobre 2025.

Un caso che scuote la Brianza

La tragedia di via Magellano ha lasciato un segno profondo a Nova Milanese e in tutta la Brianza, non solo per la sua brutalità, ma per il contesto familiare in cui si è consumata. La vicenda ha sollevato interrogativi sulla gestione dei conflitti domestici e sull’importanza di valutare con attenzione le condizioni psicologiche degli imputati. La nuova perizia rappresenta un passo verso la ricerca della verità, mentre la comunità attende giustizia per Giovanna Chinnici. Il rinvio del processo prolunga l’attesa, ma sottolinea la complessità di un caso che va oltre il semplice fatto di cronaca.