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Il disastro dell’Icmesa di Meda non è solo un capitolo di storia locale. È una delle peggiori catastrofi ambientali a livello mondiale, una ferita che non si è mai rimarginata del tutto. All’epoca, oltre 50mila animali vennero abbattuti, intere famiglie furono evacuate, le terre contaminate furono abbandonate e interi quartieri vennero rasi al suolo.

Oggi quel disastro torna drammaticamente attuale a causa dei lavori per la Pedemontana, l’autostrada destinata ad attraversare proprio quelle aree un tempo contaminate dalla diossina. Il timore? Che la movimentazione dei terreni faccia riaffiorare un veleno mai completamente cancellato.

Pedemontana e terre contaminate: i nodi irrisolti

Il progetto della Pedemontana ha riacceso paure mai sopite. Se da un lato le istituzioni assicurano che i lavori si stanno svolgendo in piena sicurezza, dall'altro cittadini e associazioni continuano a chiedere trasparenza e dati aggiornati. Ad oggi, però, mancano numeri certi sulla reale situazione del terreno lungo la Tratta B2, dove sorgono i cantieri.

Il silenzio delle istituzioni ricorda fin troppo da vicino il silenzio di allora: quando la gravità dell’incidente venne comunicata ai sindaci con cinque giorni di ritardo, e la notizia non apparve sui giornali se non dopo molti giorni.

La nube tossica di Seveso: le verità mai dette

seveso

Il reattore chimico A101 dell’Icmesa esplose a causa di un errore tecnico, liberando nell’aria la tetraclorodibenzodiossina. Oggi sappiamo che si tratta di una delle sostanze più tossiche conosciute. Eppure, ancora oggi, restano dubbi enormi su quanta diossina sia realmente fuoriuscita: chi parla di 300 grammi, chi addirittura di 3 quintali.

Il Bosco delle Querce, creato sulle terre più contaminate, è oggi un polmone verde e un luogo della memoria. Ma il mistero su ciò che accadde davvero resta. Così come resta il ricordo dei bambini con il volto bendato, dei campi abbandonati, delle case demolite.

Bonifica terre Seveso: scoppia la polemica

Lungo il tracciato della futura Pedemontana, in diversi punti sono state riscontrate concentrazioni di diossina superiori ai 10 nanogrammi per metro cubo. Tuttavia, poiché l’autostrada viene considerata area industriale, non tutti i terreni saranno sottoposti a bonifica.

Secondo Davide Biggi, esperto di diossina e tra i più critici del progetto, la bonifica proposta non garantisce la sicurezza necessaria. “Ci sono troppe domande senza risposta” sottolinea. E le sue parole trovano eco tra i cittadini che continuano a chiedere chiarezza.

Il timore della diossina nell'aria: un incubo che ritorna

La paura più grande riguarda la possibile dispersione di diossina nell'aria a causa delle movimentazioni del terreno. La Brianza è un’area densamente popolata, e i rischi non possono essere sottovalutati. “Non si tratta di piccoli scavi – avverte Biggi – ma di spostamenti di tonnellate di terra inquinata”.

E proprio il ricordo di quel sabato di luglio del 1976 spinge molti a non fidarsi delle rassicurazioni ufficiali. Perché certe cicatrici non guariscono mai davvero.


Lunedì torna Monza una città da serie A da una sede inedita

Lunedì 14 luglio torna Monza una città da Serie A da una sede inedita.

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