Il tumore lascia tracce: la scoperta di Monza che può cambiare le cure
Medici e informatici brianzoli firmano una svolta epocale nella lotta contro il cancro: nasce RESOLVE, per capire e curare in modo tempestivo.

Il nuovo metodo si chiama RESOLVE (Robust EStimation Of mutationaL signatures Via rEgularization) e rappresenta una rivoluzione scientifica nella medicina personalizzata. Si basa sull’analisi delle cosiddette firme mutazionali, ovvero sequenze specifiche di mutazioni nel dna che raccontano la storia dei danni subiti dalle cellule tumorali. Come se fosse un’impronta digitale della malattia.
Non solo ricerca, ma uno strumento concreto. Grazie a RESOLVE, i medici possono ora classificare i tumori in sottotipi molecolari, determinando con maggiore precisione l'origine, l'evoluzione e il potenziale sviluppo del cancro. Tutto ciò consente terapie più efficaci e mirate, costruite su misura per ogni paziente.
Firme mutazionali e analisi intelligente
Applicato a circa 20.000 genomi tumorali (sia adulti che pediatrici), il metodo RESOLVE ha portato alla luce un numero ristretto ma dominante di firme mutazionali. Queste risultano associate a meccanismi noti, come l’invecchiamento cellulare, l’esposizione al fumo o i difetti nella riparazione del dna.
Il dato sorprendente? Nonostante la complessità e l’eterogeneità del cancro, è un numero relativamente ridotto di processi mutazionali a generare la maggior parte delle alterazioni nel genoma tumorale. Un risultato che apre nuovi scenari per diagnosi tempestive e terapie intelligenti.
Impatto clinico e nuovi scenari terapeutici

Come sottolinea il coordinatore dello studio, Daniele Ramazzotti, “questa scoperta apre nuove prospettive per la diagnosi, la prognosi e lo sviluppo di terapie mirate in ambito oncologico”. La possibilità di intervenire tempestivamente, identificando i meccanismi chiave che guidano l’evoluzione del cancro, può fare la differenza tra una cura efficace e una terapia inefficace.
In altre parole, comprendere il linguaggio del tumore significa arrivare prima, meglio e con più speranze.
Il lavoro di un team multidisciplinare italiano
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nucleic Acids Research, è frutto di una collaborazione tra medici e informatici: un’equipe della Università Milano-Bicocca, insieme agli specialisti dell’Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza.
Al fianco di Daniele Ramazzotti hanno lavorato i ricercatori Marco Antoniotti, Alex Graudenzi, Rocco Piazza, Luca Mologni e Giulio Caravagna dell’Università di Trieste, con il contributo essenziale di giovani scienziati come Matteo Villa, Federica Malighetti, Luca De Sano, Alberto Maria Villa, Nicoletta Cordani e Andrea Aroldi.
Un orgoglio italiano, che dimostra come l’eccellenza scientifica e clinica possa nascere anche fuori dai grandi centri internazionali.
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