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[…] padano di riva e di golena, di boschi e di sabbioni. Tifoso del Genoa, per cui coniò l'appellativo di "Vecchio Balordo".

Gianni Brera non fu solo un giornalista e scrittore illuminante, ma l'inventore di una letteratura sportiva degna del nostro tempo. Di una lingua e una linguistica del calcio, come pochi altri avevano teorizzato prima. 
Padre e pioniere di neologismi, funambolo della parola, onomaturgo e vernacoliere sublime, Brera si definiva il "principe della zolla" in nome delle sue radici contadine e nell'omonimo libro, edito nel 1994 da Il Saggiatore, scrisse che “nel calcio vale anche l’astuzia tattica non solo la truculenza, l’impegno, il fondo atletico e la bravura tecnica”.

Atletismo, tecnica e, soprattutto, tattica. Senza la quale - sempre secondo Brera - non è pensabile che si possa giocare un incontro degno.

Nella sfida dell'U-Power Stadium fra Monza e Genoa c'è tanto della narrativa breriana, agonismo e strategia a rasentare i fili d'erba del rettangolo verde per 90 lunghissimi minuti.

Due panchine, due allenatori della "new generation". Da un lato Raffaele Palladino, dall'altro Alberto Gilardino. In campo 22 giocatori a contendersi il bottino.

Partita ostica e in prolungata competizione, micalizzata per 80' e stappata da una ripartenza micidiale dei brianzoli.
Aggressività, densità a centrocampo e marcature preventive: Monza-Genoa ha spezzato le catene dello spettacolo a favore di una bagarre piena di duelli fisici e contrasti. A inficiarne è stata proprio l'estetica, la fluidità di gioco, l'armonia d'insieme, con due formazioni centrate sulla tattica e sui compiti individuali.

Il portiere del Monza Michele Di Gregorio

Ostruzione reciproca, annullamento sostanziale

Orfano dello squalificato Malinovskyj, Gilardino opta per uno schieramento bilanciato, con Messias chiamato ad accentrarsi da destra per supportare i due attaccanti Gudmundsson e Retegui

In casa Monza l'assenza di Marì e il forfait in extremis di Caldirola costringono Palladino a fare scelte obbligate ma tutt'altro che conservative. Confermato il 4-2-3-1, con Andrea Carboni e D'Ambrosio a comandare la difesa e Valentin Carboni al centro del tridente di rifinitura dietro Colombo. Un modulo che nelle ultime uscite ha fornito ottime risposte in entrambe le fasi di gioco. 
Da subito il match sembra annodato, con spazi ostruiti e un sostanziale spaccatura nel gioco, col Monza che cerca di prendere l'iniziativa e il Genoa pronto a chiudere gli spazi e a limitare le linee di passaggio. 

Dopo 20' di studio i brianzoli provano a rompere gli indugi sfruttando le seconde palle per insidiare gli avversari. 
A prendere l'iniziativa è Kyriakopoulos, che si avventura dentro il campo saltando due uomini e generando una potenziale occasione, ma Colpani fornisce un cross fuori misura su cui Colombo non può arrivare.

L'iniziativa di Kyriakopoulos che genera l'occasione per il Monza - Foto: Dazn

La ricerca del terzo uomo e le giocate interne

Fabio Capello sostiene che “in Italia il calcio tatticamente è una cosa molto, molto seria” e il livello di conoscenza è molto avanzato. Palladino è consapevole della potenzialità di questo aspetto e la sua ottima capacità di leggere le partite lo porta a guidare la squadra con richieste mirate. E se gli avversari non concedono spazi, gli spazi vanno costruiti. 

Il Monza arma i suoi rifinitori ricorrendo al principio del terzo uomo disponibile, con Carboni e Ciurria ad accorciare le distanze coi mediani e a far uscire in pressione i difensori. Una mossa che consente di svuotare il campo e generare superiorità. Al 31' il Fante completa inizia e completa un triangolo con Pessina, attirando fuori De Winter e strappando palla al piede nella zona intermedia; il suo suggerimento in profondità per Colombo non è preciso e il 9 biancorosso perde il controllo della sfera. Al 37' il Monza passa in vantaggio con Ciurria ma il gol viene annullato per offside iniziale di Colombo.

Lo strappo di Ciurria che si costruisce lo spazio al centro - Foto: DAZN

Ampiezza e profondità

Nella ripresa il Monza tenta di sorprendere il Genoa aprendo il gioco sugli esterni e in profondità, lasciando ai mediani la possibilità di avanzare a ridosso dell'area. Al 54' V. Carboni vede sulla trequarti Pessina e lo serve con precisione: palla dietro per il capitano brianzolo che controlla e tira a giro sul secondo palo, ma Martinez è attento e neutralizza la conclusione. 
Qualche minuto dopo, Palladino cambia e inserisce Maric per Colombo e Dany Mota per V. Carboni. 

La squadra di Gilardino non demorde e sfrutta il momento per alzare il baricentro riversandosi nella metà campo del Monza. Al 61' i rossoblù sciupano una clamorosa occasione con Retegui che, a due passi da Di Gregorio, non riesce a ribadire in rete il tiro di Messias e alza il pallone sopra la traversa.

Il suggerimento di V. Carboni per Pessina - Foto: Dazn 

Cut back, Mark up

Al 72' Machin e Akpa Apro rilevano Ciurria e Gagliardini e il Monza stravolge la sua dinamica. Brevilineo nel passo, propulsivo e di rottura, l'ivoriano dona un booster in più al centrocampo e, di fatto, si rivela l'elemento chiave per avviare l'azione che sblocca la partita. All'83' Akpro recupera palla e supera la pressione genoana verticalizzando per Dany Mota che si accentra e serve in profondità Colpani. Il 28 biancorosso è bravo ad attivare la transizione e a premiare la sovrapposizione di Pedro Pereira, che effettua un cut back per il movimento in area di Mota, puntuale a sfoderare un rasoterra chirurgico sul secondo palo. Martinez battuto, 1-0 per i brianzoli. 
Un gol tutto portoghese: assist dell'esterno di Vendas Novas e tapin del cavaliere elettrico col numero 47. Contropiede micidiale del Monza, confezionato in velocità e col giusto timing, che vale il primo centro stagionale per Dany Mota (insieme a una prestazione convincente) e una vittoria di importanza capitale. 

Il cut back di Pedro Pereira per il gol di Mota - Foto: Dazn

21 vittoria, grande baldoria

Il successo del Monza contro il Genoa ha un peso specifico superiore alla posta in palio. Punti pesanti che valgono doppio, strappati a una formazione, quella genoana, con ottime individualità e un'identità ben definita. Punti che consentono ai brianzoli di salire al nono posto in graduatoria, con quel 21 che rievoca il blackjack (fante nero…quello biancorosso ha l'84) e l'omonimo film con Jim Sturgess (2008, regia di Robert Luketic) in cui ricorre l'emblematico motto “21 vittoria, grande baldoria”.

A gioire non sono solo i tifosi del Monza, stretti nel ricordo di Davide Pieri (25 anni dalla scomparsa), ma anche i giocatori, l'allenatore e la società. Un trionfo di cuore e sofferenza, cercato e voluto, conquistato da un gruppo che non si arrende mai, che non conosce altra via se non quella del lavoro e dell'impegno congiunto. 

Seppur meno smaltati del solito, i biancorossi viaggiano in sincronia assicurando una valida osmosi tra i reparti: la difesa restituisce solidità, con A. Carboni e D'Ambrosio puntuali ad annullare Gudmundsson e Retegui; il centrocampo è il fulcro del sistema, con Pessina leader tecnico e morale; in attacco Colpani è la scintilla da cui nascono le situazioni più pericolose.

La magnifica coreografia della Curva Pieri

Il calcio toglie, il calcio dà

Alla vigilia Palladino aveva rimarcato la complessità del match, in virtù delle ultime, buone, performance e dei punti persi per strada. Perché “il calcio toglie, il calcio dà” e la legge del campo è una sentenza. E così è stato col Genoa, una partita in cui il Monza non ha esibito un gioco brillante e cosmetico, ma ha avuto la forza di andare a prendersi quella vittoria che mancava dallo scorso 5 novembre a Verona e da oltre due mesi in casa (Monza-Salernitana 3-0).
Dall'urlo strozzato per il pareggio provvisorio di V. Carboni con la Juve all'euforia incontenibile per il gol-partita di Dany Mota contro il Genoa: tutto in 180 minuti. Un tourbillon di emozioni che amplifica l'entusiasmo e tiene vive certe ambizioni. 

Il sogno Europa è a sole 4 lunghezze, la concorrenza è agguerrita e spietata. 
Ma il colpo interno ai danni del Grifone consente ai brianzoli di affrontare i prossimi impegni con un altro spirito. A partire dal lunch match di domenica 17 dicembre a San Siro contro il Milan, la partitissima di Silvio Berlusconi nonché la prima sfida fra i due club in Serie A senza il compianto Presidente.

Il Monza c'è e ha ancora voglia di stupire. Perché nella scala del calcio non sarà una sfida qualunque e il claim di Berlusconi ("Chi ci crede combatte. Chi ci crede supera tutti gli ostacoli. Chi ci crede vince.") potrebbe dare un'ulteriore spinta ai biancorossi. Per tentare un'impresa tanto proibitiva quanto straordinaria: battere entrambe le milanesi allo stadio Meazza.

Di Andrea Rurali