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adriano celentano

Non serve andare lontano per trovare il cinema: a volte basta guardarsi intorno. In Brianza, tra ville, capannoni e strade che tagliano la nebbia, sono nati film che hanno fatto la storia. Qui Antonioni ha raccontato il vuoto elegante della borghesia, Olmi la dignità silenziosa del lavoro, Virzì il lusso che divora tutto. Persino Hollywood ha acceso i motori all’Autodromo di Monza. Cinque titoli, cinque sguardi diversi su una terra concreta e inquieta, che il grande schermo ha trasformato in un simbolo.


1. La notte (1961) – Michelangelo Antonioni

Un monumento della modernità inquieta del dopoguerra.
Girato tra Milano e alcune ville di Monza e Brianza, La notte segue una giornata nella vita di una coppia in crisi (Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau), mentre la mondanità lombarda rivela il vuoto esistenziale sotto la superficie del benessere.
Antonioni usa la Brianza come paesaggio mentale: ville isolate, strade deserte e la luce fredda del Nord diventano specchio di un’epoca disillusa. È il film che ha dato un volto all’alienazione borghese italiana.


2. Il posto (1961) – Ermanno Olmi

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Il primo grande sguardo poetico sul lavoro e la provincia industriale.
Olmi, bergamasco d’origine ma milanese d’adozione, ambienta a Meda e dintorni la storia di Domenico, un ragazzo che entra nel mondo degli impiegati.
È un film intimo e sobrio, dove la Brianza appare in tutta la sua verità: uffici grigi, cortili, treni pendolari, fabbriche che odorano di fatica e speranza.
Il posto ha ispirato generazioni di registi per la sua umanità e il suo realismo pulito.


3. Grand Prix (1966) – John Frankenheimer

Hollywood corre sull’asfalto dell’Autodromo di Monza.
Grand Prix è uno spettacolo visivo e tecnico straordinario, premiato con tre Oscar. Girato in gran parte nel circuito brianzolo, mostra una Monza internazionale, glamour e pericolosa, con scene di gara girate a velocità reali e l’uso pionieristico delle telecamere montate sulle auto.
Il film ha trasformato l’autodromo in un’icona mondiale del cinema motoristico e reso immortale la “pista magica” nel cuore del Parco.


4. Il capitale umano (2014) – Paolo Virzì

Il film che ha riportato la Brianza nel cinema contemporaneo.
Virzì sceglie ville, strade e scuole di Como, Lecco e Monza per raccontare il declino morale della borghesia lombarda.
Un incidente notturno diventa il pretesto per smascherare avidità, ipocrisia e solitudine.
Con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio e Valeria Golino, Il capitale umano è una fotografia spietata ma lucidissima della Brianza del XXI secolo — ricca, elegante, eppure inquieta.


5. Mani di velluto (1979) – Castellano & Pipolo

Adriano Celentano e la Villa Reale di Monza: un’accoppiata che resta nella memoria.
Celentano interpreta Guido Quiller, inventore di un vetro antiproiettile, in una commedia brillante e surreale.
Tra inseguimenti nel parco e gag irresistibili, la Brianza diventa il palcoscenico perfetto di un’Italia ironica e spensierata.
È il lato leggero del territorio: elegante, ma capace di prendersi in giro.


La Brianza star del cinema

Cinque film bastano per capire che la Brianza non è solo un fondale, ma un modo di stare al mondo.
Dietro le sue ville, i viali e le fabbriche, c’è sempre un nervo scoperto: l’ambizione, la fatica, la voglia di riscatto.
Antonioni l’ha resa silenziosa, Olmi l’ha fatta respirare, Virzì l’ha messa sotto processo, Frankenheimer l’ha fatta correre, Celentano l’ha fatta ridere di sé.
E forse è proprio questo il punto: la Brianza non interpreta, è. Ogni volta diversa, ma sempre vera.