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Mettiamola sul ridere, nella speranza che tutti comprendano che una battuta non fa mai male. Perché un sorriso aiuta lo spirito, in ogni campo della vita, incluso quel mondo del calcio che a volte sembra prendersi troppo sul serio…

Il Monza che ha pareggiato a Udine ieri pomeriggio mi ha tanto ricordato l’atteggiamento tattico di una squadra biancorossa degli anni Novanta, quella che conquistò una promozione in serie B con in panchina Giampiero Trainini. Un Monza sparagnino e cinico, che badava soprattutto a non subire gol più che a farli e che, come si usa dire con goliardia, sapeva mettere il pullman davanti alla porta con estrema maestria. Una squadra, dunque, che non praticava certo un calcio spettacolare e divertente, bensì un calcio di grande concretezza. Ho il timore che lo scorso martedì mattina, dopo la cena “Monza Glorie” con gli ex biancorossi tenutasi lunedì all’U-Power Stadium, Giampiero Trainini (con cui ho scherzato ricordandogli le caratteristiche marcatamente difensive di quel suo Monza) non sia ritornato nella sua Brescia e si sia fermato in Brianza, presentandosi a Monzello per ispirare Raffaele Palladino in vista della gara di Udine. 

In terra friulana Di Gregorio e compagni hanno raccolto un buon punto, che tiene a distanza l’Udinese e consolida la classifica di un Monza che ha fatto un altro piccolo passo verso la teorica quota salvezza. Quanto alla prestazione, non passerà certo agli annali del calcio italiano e neppure di quello monzese. Vero che l’Udinese è una squadra fisica, vero che la formazione di Cioffi ha una qualità superiore rispetto a quella che la classifica attesta, ma si tratta pur sempre di una squadra che aveva e ha 10 punti in meno in classifica rispetto ai biancorossi e che negli ultimi 4 turni aveva raccolto solo un pareggio. Forse si sarebbe dovuto osare di più, soprattutto nel primo tempo, quando il Monza ha retto l’urto friulano solo grazie alle parate di Di Gregorio (alla seconda gara consecutiva senza subire reti). 

La mia impressione è che l’atteggiamento rinunciatario sia un problema mentale e non fisico. Perché ho visto un Monza più presente e attento nella ripresa e senza alcun affanno negli ultimi minuti di gara. Credo che un allenatore attento e meticoloso come Palladino non possa trascurare che la continuità nelle prestazioni sia un presupposto per andare lontano. E che ci sia da lavorare anche se si dà uno sguardo alle statistiche di gioco. Avere il 54% di possesso palla e tirare verso la porta avversaria solo un paio di volte deve far riflettere che qualcosa nell’atteggiamento tattico possa e debba essere migliorato. Avanti tutta.  Paolo Corbetta