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Giovanni Stroppa è ufficialmente, come risaputo, il nuovo tecnico del Monza per la stagione 2021/22; torna quindi in Brianza, a distanza di ben 32 anni, dopo il biennio di fine anni '80, nel bel mezzo del passaggio tra lo stadio "Sada" e "Brianteo". Coi monzesi a palmares un doblete (promozione in B e Coppa Italia di C nel 1988), più la permanenza tra i cadetti nell'anno successivo; poi il passaggio di testimone ad Anselmo Robbiati, per tutti Spadino (per la somiglianza col personaggio di Happy Days). Soprannome che gli fu affibbiato proprio dal suo compagno di squadra Stroppa.

Due anni dunque in cui ha lasciato il segno, a supporto della coppia d'attacco Casiraghi-Ganz (e prima Auteri), proferendo tra le linee le sue rilevanti qualità tecniche, di lettura e di visione del gioco che gli han permesso poi di giocare nell'imponente Milan di Sacchi, conquistando (tra le altre) da protagonista una Coppa Intercontinentale, grazie anche ad una sua marcatura; e di raggiungere in seguito la Nazionale maggiore, ottenere in precedenza un bronzo all'Europeo Under 21 1990, essere partecipe per un campionato all'epopea di Zemanlandia (che ha avuto anche anche ad Avellino a fine carriera) a Foggia e militare in un'altra compagine di spessore come la Lazio (di Doll, Riedle, Gascoigne e Signori).

Il suo percorso da allenatore è cominciato nella stessa società pro in cui ha mosso i primi passi da calciatore, il Milan. Dal 2007 allena la Primavera rossonera (vincendo la Coppa Italia di categoria nel 2010), mentre dal 2011 parte la sua avventura tra i grandi col Südtirol (7° posto) in C, per poi compiere direttamente il doppio salto col Pescara, neopromosso in A (dimissioni dopo 13 partite); prosegue nello Spezia in B (esonerato alla 18^), rientrando successivamente al Südtirol, prima da subentrato e poi un'intera stagione, conclusasi a metà classifica.

Nel 2016 arriva l'occasione che infonde la svolta al suo iter, riporta il Foggia in B dopo 19 anni vincendo il campionato (oltre alla Supercoppa e col premio della Panchina d'Oro 2016/17) con una media del 65,12% di vittorie e, nel torneo successivo, permette ai satanelli di piazzarsi ad un lodevole nono posto in cadetteria. Nel recentissimo passato c'è il Crotone, esperienza che gli ha fornito delle gioie ma anche dei dolori. Nella prima annata (2018/19) viene prima allontanato dopo nove gare e poi richiamato ad inizio girone di ritorno (termina dodicesimo); ma è nel torneo seguente che, grazie ai 68 punti ottenuti, riporta i pitagorici in A dopo il secondo posto alle spalle del Benevento di Pippo Inzaghi, posando il suo pesante timbro in un'altra promozione. Sempre in una piazza del Sud, questa volta nella culla della Magna Grecia che fu. Decisamente negativo lo score nel campionato appena conclusosi, solo 12 punti nei 24 incontri sulla panchina calabrese in massima serie, prima dell'inevitabile esonero.

Il tecnico lombardo ha divulgato e messo in pratica il suo credo calcistico utilizzando svariati moduli, adattandosi sovente al materiale tecnico a disposizione. Ha attuato infatti il 4-3-3, 4-3-1-2, 4-3-2-1, 4-4-2, 4-4-1-1 e 4-2-3-1 nella Primavera del Milan, per poi disporsi principalmente con un 4-3-3 in Alto Adige ed utilizzando per la prima volta la difesa a tre in quel di Pescara, dopo un inizio a quattro; anche in Liguria ha alternato molto mentre nella seconda parentesi altoatesina si è indirizzato maggiormente verso un 3-5-2. Nella redditizia esperienza foggiana ha usufruito per un anno e mezzo del 4-3-3, per poi passare al 3-5-2 nel girone di ritorno cadetto. In terra calabra, salvo qualche raro caso di rombo con un pacchetto difensivo a quattro, ha optato per un 3-5-2, sfumato in alcune circostanze in 3-4-1-2.

Il trainer di Mulazzano, bassa lodigiana, ha dei principi di gioco tendenzialmente offensivi, curando capillarmente anche la fase difensiva (può capitare una copertura a cinque uomini in determinate situazioni). Non è un fanatico ad esempio dell'impostazione dal basso, la utilizza sì ma, se la situazione non glielo permette, salta la prima linea di pressing lavorando con un lancio opposto verso gli esterni quinti o quarti, di mediana o difesa, che devono alzarsi ed aprirsi in ampiezza (in fase d'attacco quelli di mediana possono gravitare addirittura alti sulla prima linea).

Il regista assume chiaramente un'importanza rilevante (vedi con Barberis a Crotone) nello scacchiere, si abbassa in ricezione e talvolta, se uno dei centrali difensivi 'rompe la linea', va a coprire la sua zona; è costantemente coinvolto nella ripulitura e sviluppo della manovra, con le mezzali che, in fase offensiva, devono lavorare bene tra le linee, alle spalle degli avversari, per offrire lo spazio luce e gli appoggi più comodi possibili al portatore mentre, in fase di non possesso, si richiede forte aggressività nel recupero palla dalla trequarti in su, con tanti uomini a coprire quella zona di campo. Chiede alla prima punta, di tanto in tanto, di lavorare d'insieme, 'accorciando' verso la mediana per aiutare l'evolversi della manovra con il lavoro di sponda.

Si può tranquillamente affermare che nella sua impronta è prevista un'importante ricerca del possesso, ampiezza e combinazioni nelle stretto, con una partecipazione di tante pedine alla fase offensiva ed inserimenti costanti dagli intermedi. Fondamentale il lavoro degli esterni (il monzese Sampirisi ha spesso giocato come quinto di destra a centrocampo nel Crotone 2018/19) nello scaglionamento, a cui si richiede reattività ed acume tattico in ambo le fasi.