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Alla fine, Claudio Trenta ha pagato: oltre 40.500 euro di risarcimento per un post pubblicato su Facebook nel 2019, ritenuto diffamatorio nei confronti degli ex sindaci Piermario Galli e Anna Maria Frontini.
Il Tribunale di Monza lo aveva condannato ad agosto, stabilendo un indennizzo superiore a 16mila euro a testa per i due ex primi cittadini, più 8mila euro di spese legali.

Il post Facebook e le accuse di diffamazione

Il post incriminato, poi rimosso, accusava Galli di presunte ingerenze nella Fondazione Porro di Barlassina, all’epoca guidata da Frontini.
Una pubblicazione che si è trasformata rapidamente da polemica online a caso giudiziario, con querela, processo e sentenza di condanna.

Perché Claudio Trenta non farà appello

Pur definendo la cifra “spropositata”, Claudio Trenta ha scelto di non ricorrere in appello.
Motivo? I costi elevati del procedimento e la sua condizione economica.
“Potrei vincere in secondo grado, ma non me lo posso permettere”, ha spiegato, sottolineando come il peso della condanna sia già devastante per un pensionato.

I danni personali ed economici

Il risarcimento ha costretto Trenta ad accendere un finanziamento, che finirà di pagare solo a 80 anni.
Una vicenda che, oltre a colpire le sue finanze, ha inciso sulla sfera familiare e psicologica.
Lo stesso consigliere ha ringraziato pubblicamente la Bcc di Barlassina, che lo ha aiutato a non precipitare in una crisi ancora più profonda.

“Non avrò mai giustizia”

Nonostante abbia saldato il suo debito con la legge, Claudio Trenta resta convinto di non avere ottenuto giustizia.
Ritiene che il danno reale arrecato fosse minimo, ma accetta la condanna come monito.
Parte del denaro, come annunciato da Galli e Frontini, sarà devoluto in beneficenza: un epilogo amaro per una vicenda nata da un singolo post sui social.