Il vero segreto del Monza raccontato da Paolo Bianco: cosa c’è dietro la crescita del gruppo
L’allenatore biancorosso racconta alla Gazzetta dello Sport lavoro, valori e identità di una squadra che vuole continuità
La crescita di un gruppo passa spesso da percorsi inattesi, fatti di continuità, equilibrio e scelte che vanno ben oltre il campo. E c’è chi, in questo processo, mette al centro non solo la tattica ma soprattutto la dimensione umana.
Un percorso che nasce lontano dai riflettori e che prende forma grazie a rapporti solidi, capacità di ascolto e una visione precisa del ruolo dell’allenatore moderno.
Il tutto in un ambiente che negli ultimi mesi ha vissuto cambiamenti profondi, sia tecnici che dirigenziali, senza però perdere di vista la propria identità.
Solo dopo un cammino così complesso si possono comprendere davvero i risultati ottenuti in questa prima parte di stagione.

Monza, Paolo Bianco: identità, gruppo e mentalità
Nel dialogo con La Gazzetta dello Sport a firma Matteo Brega, Paolo Bianco, allenatore del Monza, ha raccontato la costruzione della squadra partita dopo un'estate complicata, tra cambio di proprietà e un mercato da gestire con attenzione.
Il tempo necessario per far diventare squadra un gruppo di valore dipende dai giocatori. La differenza la fanno loro, dalla voglia che hanno di seguirti,
ha spiegato Bianco.
Un esempio arriva dal rapporto con Keita Baldé:
Non mi andava bene come si allenava. Ora sì. Mi ha detto che sono stato bravo. No, gli ho risposto: io non sono cambiato rispetto all’inizio. Ho fatto quello che andava fatto come persona, non come allenatore. Lui è stato bravo. Mi sarei comportato così in qualsiasi altra circostanza, non perché sono l’allenatore del Monza.
Il tecnico ha sottolineato anche il lavoro personale svolto nei mesi di inattività:
Tantissimo, soprattutto nei 10 mesi tra Modena e Frosinone. Ho la fortuna di confrontarmi con mia moglie Marzia… Senza parlare mai di calcio, mi fa trovare la chiave giusta.
Bianco ha ribadito l’armonia con il nuovo assetto societario:
Un gruppo dirigenziale perfetto con cui lo scambio di idee e di dati è continuo… sono stato scelto due volte.
E sui valori della rosa:
Allenare questo gruppo è più facile, ci sono giocatori forti… Il mio timore è che la squadra si accontenti.
Bianco e la mentalità del Monza: continuità, strategia e ambizione
Sul momento straordinario della squadra, Bianco è stato netto:
Tutto ha un senso nella vita. La casualità e le coincidenze non esistono.
Tra strategia e semplicità del gioco, il tecnico insiste sul comandare le partite pur restando fedeli ai propri principi:
Giocare semplice è la cosa più difficile… In ogni partita c’è una strategia differente restando fedeli ai propri principi.
Ampio spazio anche ai suoi maestri:
Roberto (De Zerbi, ndr) mi ha fatto vivere l’esperienza più bella della vita in Ucraina… Max (Allegri, ndr) mi ha trasmesso la gestione delle difficoltà, è troppo avanti rispetto a tutti.
Un passaggio forte riguarda la sua esperienza durante la guerra in Ucraina:
Nella mia mente resta il senso di angoscia quando sono salito sul treno per raggiungere Leopoli… ci devo tornare per completare un pezzo della mia vita.
Bianco ha poi descritto la figura dell’allenatore moderno:
Allenare, comunicare, gestire… Si diventa un tecnico completo.
E ha ribadito il valore della normalità nella sua vita:
Io non sono un allenatore, io faccio l’allenatore… ho una vita normalissima: faccio la spesa, pulisco casa, vado in ricicleria.
Infine, una riflessione intima:
Il mio posto nel mondo? Dove c’è la mia famiglia e a Orsara di Puglia… mi fa star bene.



