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La comunicazione ufficiale è arrivata nella mattinata di venerdì 10 ottobre al Comune di Concorezzo: il Consiglio di Stato ha confermato la validità del provvedimento del Tar di Milano, che già in precedenza aveva respinto la richiesta di sospensione dell’ordinanza comunale di rimozione dei rifiuti.
Il giudice amministrativo ha rilevato “l’insussistenza del periculum in mora”, escludendo che l’azienda non fosse in grado di procedere allo smaltimento senza rischi di insolvenza.
Inoltre, si legge nell’ordinanza, “l’interesse pubblico alla salubrità dei luoghi deve essere considerato prevalente rispetto a quello economico della società”, sottolineando anche “le relazioni tra le società coinvolte e la rilevanza mediatica della vicenda”.

In sostanza, per la giustizia amministrativa non ci sono più scuse: i rifiuti devono essere rimossi, e in tempi brevi.


Le parole del sindaco Capitanio: “Ora l’azienda esegua”

Soddisfatto il sindaco di Concorezzo Mauro Capitanio, che da anni segue la vicenda:

“Accogliamo con soddisfazione l’ordinanza del Consiglio di Stato – ha dichiarato – che conferma l’obbligo di rimozione dei rifiuti dal sito di Asfalti Brianza. Siamo sempre stati determinati nel difendere l’interesse pubblico e la salute dei cittadini. Ora ci aspettiamo che l’ordinanza venga eseguita nei tempi previsti.”

Il Comune si dice pronto a vigilare sull’effettiva esecuzione del provvedimento, per evitare ulteriori ritardi in una vicenda che ha segnato profondamente il territorio.


Anni di miasmi e proteste: il caso Asfalti Brianza

La storia di Asfalti Brianza è diventata un simbolo di conflitto ambientale in Brianza.
Tutto era esploso nell’estate del 2019, quando i miasmi provenienti dallo stabilimento costrinsero i residenti di Sant’Albino a restare chiusi in casa. Il caso arrivò persino alla ribalta nazionale con un servizio de Le Iene, che documentò i disagi dei cittadini di Monza, Concorezzo, Agrate e Brugherio.
Molti residenti denunciarono bruciori agli occhi e forti mal di testa, mentre comitati e associazioni ambientaliste chiesero la chiusura definitiva dell’impianto.

Il 12 luglio 2024 l’azienda comunicò la cessazione dell’attività, ma sul terreno restarono tonnellate di rifiuti.
Da allora la preoccupazione principale è stata che quei materiali non venissero mai smaltiti, alimentando il timore di inquinamento delle falde acquifere.


Il comitato di Sant’Albino: “Paura per la salute dei cittadini”

Il Comitato di quartiere Sant’Albino, insieme alla lista civica La Rondine, è stato tra i più attivi nel denunciare la situazione.

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“Non sappiamo cosa sia quel materiale – spiegavano Michela Martinengo e Lorenzo Citterio – non ci sono registri né tracciabilità. Siamo a 200 metri dalla falda, e la paura resta anche dopo la chiusura dello stabilimento.”
Arpa e Ats, nelle loro verifiche, avevano già rilevato sostanze tossiche e cancerogene nell’aria, motivo per cui il Comitato chiede da tempo screening sanitari per i residenti delle aree limitrofe.

Intanto, la battaglia prosegue anche nelle aule del Tribunale di Monza, dove è in corso il processo per le presunte violazioni ambientali legate all’attività dell’impianto.


Verso la bonifica definitiva del sito

Con la sentenza del Consiglio di Stato, la parola passa ora all’azienda, chiamata a rimuovere e smaltire i rifiuti presenti nell’area.
Una fase che, secondo le autorità locali, rappresenta “il passo decisivo verso la chiusura definitiva del caso Asfalti Brianza”.
Resta l’attesa dei cittadini, che chiedono non solo la bonifica, ma anche garanzie sul futuro uso del sito e sulla prevenzione di nuovi episodi simili nel territorio brianzolo.