Fondi UE e Pedemontana: perché Bruxelles ora fa paura
Pedemontana e fondi UE: aperto il confronto sulla compatibilità con le norme europee.
I cantieri sono partiti, le ruspe lavorano e l’opera avanza. Ma mentre Pedemontana entra nella sua fase più visibile, resta aperta una questione che riguarda non l’asfalto, ma la sostenibilità giuridica e finanziaria del progetto.
Il nodo non è nuovo, ma nelle ultime settimane è tornato al centro del dibattito politico europeo.
A essere chiamata in causa è la Banca Europea per gli Investimenti, che ha finanziato l’infrastruttura.
E ora qualcuno chiede di verificare se quei fondi siano davvero compatibili con le regole dell’Unione.
Il rischio di incompatibilità dei fondi BEI
A sollevare il caso è l’europarlamentare Gaetano Pedullà del Movimento 5 Stelle, che ha inviato una richiesta formale di chiarimenti alla Banca Europea per gli Investimenti.
L’obiettivo è capire se i finanziamenti concessi a Pedemontana possano configurare aiuti di Stato incompatibili con le norme europee, alla luce del cambiamento della compagine societaria dell’opera.
Secondo Pedullà, infatti, la natura del progetto sarebbe ormai pienamente pubblica, un elemento che potrebbe rendere problematico l’intervento della BEI.
«Vogliamo sapere se i fondi concessi non configurino di fatto aiuti di Stato incompatibili con le regole europee», ha dichiarato, ricordando come anche la Corte dei Conti abbia già segnalato forti rischi economici legati all’opera.
Da project financing a opera pubblica
Il Movimento 5 Stelle insiste soprattutto su un punto: Pedemontana non sarebbe più un’opera a capitale misto, ma un’infrastruttura sostanzialmente pubblica.
«Regione Lombardia controlla direttamente circa il 75% di Pedemontana e il resto è in mano a Serravalle, anch’essa partecipata pubblica», spiega Marco Fumagalli, coordinatore M5S Monza e Brianza.
Secondo i pentastellati, non si può più parlare di project financing pubblico-privato: il rischio economico sarebbe ormai totalmente a carico del pubblico.
Un’autostrada contestata e il nodo dei pedaggi
Pedemontana resta un’opera fortemente contestata da comitati, ambientalisti e da molti sindaci dei Comuni attraversati, anche di schieramenti diversi.
Il timore, ribadito più volte negli incontri pubblici, è che l’autostrada possa restare poco utilizzata, soprattutto a causa dei costi elevati dei pedaggi.
Il modello di sostenibilità dell’opera si basa infatti sui pedaggi per coprire i costi di costruzione.
Lo ha spiegato più volte anche Sabatino Fusco, direttore generale di Pedemontana, rispondendo alle richieste di gratuità per la tratta Milano-Meda, oggi gratuita ma destinata a diventare a pagamento una volta inglobata nell’autostrada.
Quanto costa costruire un chilometro di Pedemontana

Secondo i dati richiamati dal Movimento 5 Stelle, i costi dell’opera sarebbero particolarmente elevati.
Come ricordato dalla consigliera regionale Paola Pizzighini, citando una relazione della Corte dei Conti, la costruzione di Pedemontana costerebbe circa 52 milioni di euro per ogni chilometro.
Una cifra definita spropositata, alla quale si aggiunge oltre un miliardo di euro di debiti, in gran parte garantiti dalla Regione Lombardia e quindi, in ultima istanza, dai contribuenti.
“Il rischio è pubblico, il conto ai cittadini”
Per Pedullà e Fumagalli il quadro è ormai chiaro: «Pedemontana doveva essere il grande affare dei privati sulle spalle degli automobilisti lombardi».
Oggi, dopo l’uscita dei soci privati, l’opera sarebbe diventata di fatto interamente pubblica, continuando però a drenare risorse senza dimostrare una reale utilità per il territorio.
La conclusione è netta: il rischio è tutto pubblico e il conto lo pagano i lombardi.



