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Si dice che andando avanti negli anni si ritorni un po’ bambini… Il concetto mi è sembrato assolutamente veritiero quando ho terminato di leggere “Le memorie di Adriano G.”, il libro uscito pochi giorni fa che racconta la passione infinita di Adriano Galliani per il calcio. I ricordi di una vita escono dalla penna (o meglio, dalla tastiera) del solito ottimo Luigi Garlando, prima firma de La Gazzetta dello Sport.

Nell’autobiografia di Galliani si manifesta chiaramente già dai primi capitoli il bambino che c’è in tutti noi, anche in età matura. Non solo perché l’attuale AD biancorosso ricorda con dovizia di particolari i suoi anni giovanili vissuti nella città natia prima di approdare al Milan, con il doveroso omaggio alla mamma che perse non ancora quindicenne; ma anche per via di quella passione che è un po’ fanciullesca e che lo ha sempre accompagnato. “Non riesco a rassegnarmi ad una vita senza emozioni”, una frase che più di ogni altra inquadra il Galliani-pensiero. 

Anche nel libro, così come nella squadra che ci sta dando quest’anno enormi soddisfazioni, c’è tanta, tantissima Monza. E tanti, tantissimi riferimenti all’AC Monza, che per Galliani è stato quarant’anni fa il punto di partenza ed è oggi, novello Ulisse, il suo porto di approdo, facendogli dire “Monza è la mia Itaca”. Dai ricordi di qualche collaborazione con Il Cittadino, nelle vesti di inviato, alle ripetute menzioni di Aurelio Cazzaniga, presidente del Monza in anni lontani e suo primo maestro di vita (il secondo è ovviamente Silvio Berlusconi). Poi il ricordo di mio padre Angelo, che “mi ha aiutato a entrare ancora di più nelle stanze del Monza”. Ed ancora, il tifo per la Juventus, perché tifare Milan o Inter per un monzese significa sentirsi banlieu di Milano; mentre a Monza, contrariamente alla metropoli, si pratica il rito cattolico romano e la città ha una sua propria storia nobile con la Corona Ferrea, il Duomo, la Villa Reale e l’autodromo.   il

Ed ancora i numerosi riferimenti all’amico di una vita Ariedo Braida ed ai personaggi biancorossi che gli sono rimasti nel cuore, come Giambelli, Pradella, Massaro, Abbiati, solo per citarne alcuni. E la citazione di Guido Mazzetti, tecnico del Monza nella stagione 82/83, di cui ricorda quel saggio motto che gli fece comprendere al meglio la semplice regola che governa il mondo del calcio: “Chi vince è un bravo ragazzo, chi perde è una testa di c….”.  

Oltre a lasciare trasudare tanta monzesità, il libro ha molti riferimenti alla Brianza e ai brianzoli. A parte le citazioni di ex calciatori come Albertini, Filippo Galli e Angelo Colombo, è molto divertente la considerazione che “l’incontro con Berlusconi mi ha cambiato la vita, anche perché, tra le altre cose, prima facevo il simpatico con le segretarie brianzole, dopo con le star della TV”.

Al termine delle numerose pagine dedicate al lungo periodo rossonero con i vari successi, l’epilogo del libro è dedicato all’incontro con Alfredo Di Stefano, la mitica Saeta Rubia del Real Madrid degli anni ’50 e ’60. Alcuni anni fa Galliani si trovò a salire il palco dell’Uefa a Nyon proprio a braccetto di colui che ha sempre reputato il numero uno della storia del calcio. “Quel bambino di Monza - dice Galliani di sé stesso – mai avrebbe potuto immaginare che un giorno avrebbe rappresentato il Milan davanti al mitico fuoriclasse argentino”. Eh sì, è proprio vero che andando avanti con gli anni si ritorna un po’ bambini, nei fatti e nei pensieri… 

Paolo Corbetta  

L'intervento di Luigi Garlando a Unica Calcio Monza