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Ne ho viste parecchie di Spal-Monza al Paolo Mazza ma Ferrara per i cuori biancorossi resterà indissolubilmente legata alla finale play-off per la Promozione in Serie B. 15 giugno 1997: Monza-Carpi 3-2. Ho più volte scritto delle grandi emozioni di quel giorno. “Il Monza è il mio Real Madrid” di Gigi Radice al microfono di Alberto D’Aguanno è e sarà brivido indelebile. Questa volta voglio raccontare dove e con chi ho vissuto quegli indimenticabili 90’. Perché a causa di una organizzazione un po’ così della Lega Calcio di Serie C alcuni accrediti stampa si erano misteriosamente persi per strada. E così mentre Paolo Corbetta della Gazzetta dello Sport raggiunse regolarmente il suo posto, io e Mario Bonati, caporedattore de Il Cittadino e compagno di centinaia di trasferte, ci ritrovammo a metà della Tribuna Centrale nel settore neutro riservato ad osservatori, addetti ai lavori, ex calciatori. Non avendo doveri di cronaca (Il Corriere dello Sport aveva mandato un inviato) la cosa non mi disturbava affatto anche perché, una volta chiarito l’equivoco, ci era stato assicurato che al termine della partita avremmo potuto raggiungere la sala stampa per le interviste. Ad un quarto d’ora dal fischio d’inizio un addetto accompagna verso il posto proprio di fianco al mio un personaggio mitico: l’ex Presidente del Pisa Romeo Anconetani. Approccio fulminante “non so questi signori da che parte stanno e francamente non me ne frega niente. Io tifo Monza. Soprattutto da quando Giambelli ha dato un calcio nel culo (testuale) a quel quadrupede che raglia di Rumignani.” Per me e Mario un assist da fantasista di classe. Gli diciamo che siamo giornalisti di Monza e che la pedata dove non batte il sole a Rumignani l’avremmo data anche noi qualche mese prima rispetto a Giambelli. Tanto basta per scatenare dieci minuti esilaranti. “Se il Vostro presidente Vi avesse ascoltato adesso sareste già in Serie B ed invece di essere quì avreste potuto andarvene al mare. Io nel ’93 quello lo cacciai prima dell’inizio del campionato perché tra ritiro e Coppa Italia aveva fatto più danni della grandine. Alcune grandi società ci avevano mandato giovani promettenti da far maturare ed avevano legato al numero delle loro presenze un congruo premio che serviva come il pane alle nostre traballanti finanze. Ero stato chiaro con lui: quei ragazzi dovevano giocare. E lui si era impegnato in tal senso. Ma nelle amichevoli e nelle prime partite di Coppa Italia aveva proposto vecchie cariatidi ignorando quei giovani. Quando gliene parlavo lui accampava scuse rimandava alla volta successiva. Alla vigilia dell’ultima partita di Coppa Italia raggiungo la squadra a Forte de’ Marmi e pranzo con lo staff. Al momento del caffè chiedo la formazione e vedo ancora quello che non avrei voluto vedere. Così senza giri di parole lo informo: Mister, Lei è esonerato. Lui si stupisce, diventa tutto rosso, si incazza e sbotta: presidente, come si permette ? così sui due piedi senza nulla di scritto !!!” Momento di pausa e Anconetani ci fa sbellicare dalle risate: “Ha ragione, mister, ha perfettamente ragione. Chiamo il cameriere e gli chiedo di portarmi un tovagliolo di carta pulito poi prendo la penna e su quel tovagliolo scrivo: In data odierna Egregio signor Rumignani Giorgio Lei è esonerato con effetto immediato dalla guida tecnica del Pisa. In fede Il presidente. Lo firmai e glielo diedi: ecco, ora gliel’ho anche scritto!” … Leggendario … Comincia la partita. E, a stemperare la nostra tensione, viene fuori la competenza calcistica di Anconetani: “Nel Carpi il migliore è quel giovane difensore centrale, Materazzi. Ha una fisicità impressionante ma deve sempre tenere collegato il cervello altrimenti passerà dei guai. Nel Monza c’è un giocatore che stimo da tanti anni anche come persona e che ho pure provato a portare a Pisa in Serie A: Saini, un capitano vero “. Ricordo poi il suo entusiasmo al gran gol di Tonino Asta: “Me ne avevano parlato bene e oggi ho visto di persona un ragazzo che non è più giovanissimo ma merita di calcare palcoscenici superiori” Poi sul 3-2, con la gara ancora in bilico e con noi in piena suspense, ad un quarto d’ora dal termine si alza, ci saluta e se ne va con l’ennesima battuta ed una profezia che si rivelerà azzeccatissima: “Tranquilli, il risultato non cambierà più. In panchina non c’è Rumignani ma un grande allenatore: Il vostro Monza con Radice sin dall’inizio avrebbe vinto il campionato con quindici punti di distacco. E dopo la festa occhio al connubio con il Milan: lo squalo grande non ha mai pietà di quello più piccolo …”. A quei tempi il Pisa mi stava ancora simpatico anche se la presidenza Anconetani era finita già da un po’. Il vulcanico Romeo si congedò da questo mondo il 3 novembre 1999. Nel giugno del 2007, poi, un presidente nerazzurro suo indegno erede mise a repentaglio l’incolumità fisica di tanti tifosi biancorossi con dichiarazioni pericolose ed allucinanti. Da allora il Pisa è nella mia lista nerissima. Ma quel pomeriggio a Ferrara resta un dolce, incancellabile ricordo. Per un risultato storico del Monza e per il personaggio a fianco del quale l’ho vissuto.

Fiorenzo Dosso