Espinal tra passato e futuro: 'Sogno di tornare a Monza da allenatore, ma che delusione...'
Il doppio ex di Atalanta e Monza ha parlato ai microfoni del nostro Antonio Scirtò

Vinicio, come sta andando la tua esperienza da allenatore alla Real Calepina?
Sta andando molto bene, anche se purtroppo, con la sconfitta di domenica, non siamo riusciti a raggiungere i playoff. Abbiamo iniziato con qualche difficoltà, ma dalla decima giornata in poi abbiamo fatto un percorso straordinario. Nonostante non siamo riusciti a entrare tra le prime cinque, sono molto soddisfatto perché il nostro obiettivo principale era mantenere la categoria.
Quali sono i tuoi giocatori più rappresentativi?
È un gruppo molto giovane e valido. Se i ragazzi continueranno su questa strada, potranno togliersi molte soddisfazioni e magari ambire al calcio professionistico. Il mio compito è anche lavorare sulla loro mentalità, perché prima viene l’uomo e poi il calciatore.
C’è un allenatore a cui ti ispiri?
In Italia abbiamo la migliore preparazione al mondo. Ho avuto l’onore di collaborare con la Lazio come vice della Primavera e di assistere quotidianamente agli allenamenti di mister Sarri: un vero privilegio. Gasperini è ormai un’istituzione, così come Simone Inzaghi, che sta facendo un grande percorso all’Inter. Ancelotti è unico nel saper unire strategia, psicologia e gestione del talento. All’estero, per me Guardiola è il numero uno. Non ho un solo riferimento, ma cerco di apprendere da tutti. Se devo citarne due che mi piacciono particolarmente, direi De Zerbi e Ranieri.
Sabato c’è Atalanta-Monza. In caso di vittoria bergamasca, il Monza potrebbe retrocedere. Da ex di entrambe, quanto ti fa male questa situazione?
Fa malissimo! Sono cresciuto nel vivaio dell’Atalanta, dove ho esordito in Serie A, e conosco bene l’importanza di lanciare i giovani, cosa che oggi in Italia manca. Il Monza, invece, ha fatto un grande percorso negli ultimi anni, con la scalata dalla C alla A grazie al progetto Fininvest. Vederlo retrocedere così sarebbe molto doloroso. Spero non accada, soprattutto contro l’Atalanta, anche se le speranze sono poche.
Quali errori pensi abbiano commesso Nesta e Bocchetti?
Non mi permetto di giudicare il lavoro degli altri allenatori. A volte le cose non funzionano, e non sempre c’è un colpevole. Con la scomparsa di Berlusconi, molte cose sono cambiate e il progetto si è ridimensionato. Conosco Nesta dai tempi in cui lavoravo alla Lazio Primavera e posso dire che è una persona preparata e di grande valore.
In vista del prossimo campionato, su quali giocatori dovrebbe puntare il Monza per ripartire?
Dipende dagli obiettivi della società e dal nuovo progetto tecnico. Bisogna capire quanto siano provati emotivamente i giocatori dopo una stagione difficile. Ma se l’obiettivo è risalire, le potenzialità ci sono tutte. Un incidente di percorso può capitare, ma Monza ha i mezzi per ripartire.
L’Atalanta non ha vissuto una stagione brillantissima. La classifica rispecchia il valore della squadra?
Non sono d’accordo con chi dice che non sia stata una stagione brillante. L’obiettivo dell’Atalanta è migliorare ogni anno, e ci stanno riuscendo. Hanno avuto problemi in casa, ma partecipano a più competizioni e i risultati vanno letti nel complesso. Prima dell’era Percassi-Gasperini, l’Atalanta era una squadra di medio-bassa classifica. Hanno fatto passi da gigante e questa stagione va considerata positiva.
Come ti spieghi le continue polemiche attorno a Gasperini?
Come in ogni matrimonio duraturo, qualche frizione è normale. Gasperini ha un carattere forte e ambisce a vincere. Dopo tanti anni, può esserci qualche incomprensione, ma è diventato un’istituzione. Questo è il prezzo della fame di successi.
Chi sono i giocatori più in forma dell’Atalanta?
Stravedo per Ederson: i suoi movimenti in mezzo al campo fanno la differenza. E non mi aspettavo un impatto così importante da parte di Retegui.
Riguardo al caso Atalanta-Lecce e alla protesta per la mancata sospensione della partita dopo la morte di Graziano Fiorita, come si potrebbero gestire meglio situazioni simili?
Serve sensibilità. Capisco ci possano essere limiti tecnici, ma le decisioni vanno assunte con responsabilità e umanità. In questo caso, più che una multa, serve comprensione per il dolore di una famiglia e di un popolo. Ogni situazione va valutata singolarmente, con cuore e coscienza.
Sei uno dei calciatori più amati dal Monza. Che ricordi hai della Brianza e del tuo rapporto con l’ambiente?
Devo iniziare con una polemica: sono rimasto male per il mancato invito alla festa del centenario! Sono arrivato a Monza dopo un virus che mi aveva tolto il campo per mesi e lì sono rinato. Ho fatto stagioni importanti e sono tornato a buoni livelli. Monza per me è stato un nuovo inizio.
Dopo due anni e mezzo e 15 gol, sei partito per Crotone. Cosa accadde?
Avevo firmato un contratto di cinque anni con il Monza, ma scoprii che non era stato depositato né dalla società né dal mio procuratore. Mi sentii tradito e, per il mio carattere impulsivo, decisi di lasciare entrambi. Però ero grato al Monza, quindi chiesi la cessione a gennaio per permettere alla società di incassare qualcosa. La storia è stata romanzata, ma è andata così. Dopo Monza ho conquistato la B con Portogruaro e Pro Vercelli. Anni dopo mi sono chiarito con Begnini, a cui sarò sempre riconoscente.
Hai qualche aneddoto divertente degli anni a Monza?
Avevamo un gruppo unito. Ricordo le serate ai concerti di Michele Magrin, che ha scritto l’inno attuale del Monza. Tutto lo spogliatoio cantava il ritornello “Monza Alè”. E poi la volta in cui, durante una cena di Natale, Egbedi arrivò vestito elegantissimo con cappotto, cappello e bastone identici a quelli del presidente Begnini. A fine serata si scambiarono i cappotti per errore e se ne accorsero solo il giorno dopo!
Ti piacerebbe tornare a Monza da allenatore?
A chi non piacerebbe? È una grande società. Ci sono tornato in visita, visto che Barije e Magrin lavorano lì. E poi, diciamolo, il rosso mi dona: con la mia carnagione scura, risalta bene!
Antonio Scirto'
Lunedì torna Monza una città da Serie A
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