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Il presidente del Monza Silvio Berlusconi, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Telelombardia. Ecco i contenuti divulgati: Sull’avventura a Monza. «Io sono da più di 30 anni un brianzolo, Monza ha tanti record non solo nella Formula 1, ma anche in altri settori sportivi. La squadra di calcio, il Monza, da 110 anni cercava di andare in Serie A senza riuscirvi. Da lì è nata la mia voglia di fare un regalo a tutti i cittadini di Monza e della Brianza e di portare il Monza in A. Farlo mi ha portato più gioia che vincere una Champions. Non è un modo di dire che Monza e la Brianza sono la terra nella quale ho visto il mio futuro, acquistare il Monza è stato un atto d’amore verso questa terra e portarlo in A ha significato sentire la gioia, l’entusiasmo, la passione di un’intera collettività che stava aspettando questo momento da 110 anni. Monza è la terza città della Lombardia, città simbolo dello sport in altre discipline e meritava questo risultato». Sui consigli all’allenatore. «Io l’ho sempre fatto con tutti gli allenatori al Milan, lo farò anche con Palladino, che è un tecnico che conosco bene, che da anni è con le giovanili del Monza e che quindi merita assolutamente fiducia. Ho deciso, con Adriano Galliani, di affidargli la squadra perché a nostro parere lo merita davvero, ma non c’è dubbio che me ne occuperò anche io direttamente perché, del resto, mi pare di aver dimostrato anche nel calcio di saper realizzare gli obiettivi che mi pongo». Sulla nuova proprietà del Milan. «Sono stato tifoso del Milan per tutta la vita e lo sono anche adesso: il Milan mi è sempre nel cuore. Oggi mi occupo del Monza, con nostalgia per il passato, però evidenti ragioni mi inducono dall’astenermi dall’entrare nelle vicende societarie del Milan. Guardo con grande rispetto alla nuova proprietà e da milanista non posso che sperare che possa condurre il Milan a nuovi grandi successi». Sul tema San Siro. «San Siro è nel mio cuore, come è nel cuore di tutti i milanisti e milanesi. Qui il mio Milan, e anche l’Inter, hanno scritto pagine fondamentali della storia del calcio italiano. La costruzione di un nuovo stadio è una scelta, ne comprendo le ragioni, può essere importante per il futuro delle due squadre milanesi, però faccio fatica a immaginare che un simbolo dello sport come San Siro possa essere semplicemente abbattuto. Si può e si deve fare di tutto per non disperdere la memoria del nostro calcio, che è un pezzo, direi anche non secondario, dell’identità collettiva di Milano e della Lombardia».