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Che scherzi gioca il calendario ai miei ricordi ... Con la Reggiana il debutto in tribuna stampa, con il Venezia la prima partita nitidamente impressa.


31 Marzo 1974. C’è un bimbo che tra pochi giorni compirà 10 anni e che va al Sada con il suo papà in una luminosa domenica di inizio primavera. I discorsi dei tifosi biancorossi che si avviano verso lo stadio sono più o meno questi: ormai l’Alessandria è quasi andata e non la prendiamo più ma abbiamo almeno il vantaggio di poter preparare con largo anticipo la prossima stagione. Che dovrà essere quella del ritorno in Serie B. Cioè a casa nostra. La quasi totalità dei tifosi, inoltre, è molto soddisfatta di mister Mario David. Che da qualche mese aveva rilevato il deludente Pivatelli.

Dalla sfida con il Venezia ci si attende la conferma della bella vittoria di Legnano della settimana precedente. Ci sistemiamo in gradinata centrale, sulla destra rispetto alla ‘torcida’ biancorossa. Papà si preoccupa che io riesca a vedere bene. E’ il mio ricordo più lontano nel tempo di una partita vissuta sugli spalti del pollaio. C’è una atmosfera magica. La divisa degli ospiti mi affascina particolarmente: maglia bianca con banda trasversale neroverde, calzoncini neri, calzettoni neri con bordo verde. Che eleganza. Il ‘mio’ Monza è nel classico rosso con la banda verticale bianca, calzoncini rossi, calzettoni rossi. Che spettacolo.
Il Venezia è compagine di alta classifica (a fine stagione dividerà la terza piazza proprio con il Monza) ma quello è il pomeriggio perfetto del bimbo che ero. Dustin Antonelli e Gigino Sanseverino suggellano un primo tempo spettacolare. Quando l’arbitro, un signore che viene addirittura da Palermo, manda le squadre al riposo c’è una standing ovation per i ragazzi di David. E la ripresa non è da meno: Antonelli è scatenato e firma il tris. Venezia annichilito. Magra consolazione per i lagunari il gol della bandiera, peraltro una autorete di Beretti, a 10’ dal termine.


I commenti della folla in uscita dopo una bella vittoria mi piacciono molto e cerco di ascoltarne il più possibile. Gasato dalla prova dei miei beniamini chiedo a papà: “Domenica prossima andiamo a Seregno ?”. La risposta mi lascia qualche speranza “Vediamo cosa ha fatto l’Alessandria a Bolzano. Se dovesse aver perso una piccola speranza di riagganciarli potrebbe anche esserci”. Comincio a fantasticare sulla trasferta e sogno. A poche centinaia di metri da casa c’è un bar. Un signore, amico di papà, vede che stiamo passando, esce con un bicchiere in mano, lo saluta e gli chiede notizie sulla partita. Appare subito molto felice nell’apprendere dell’ottima prova dei biancorossi. Però, improvvisamente, si fa serio e gela i miei entusiasmi: “Peccato che la radio ha appena detto che l’Alessandria ha vinto 1-0 a Bolzano”. Papà mi guarda e … “Fiore, a questo punto, inutile andare fin là …” A nove anni cosa volete che ne sappia uno che Seregno sta a dodici chilometri da Monza ?
Quando ripenso a quel pomeriggio mi assale tanta nostalgia. E mi resta un particolare curioso. Che onestamente non so interpretare. Da allora, infatti, ho impressi nella mente – e sono passati 47 anni – i primi tre giocatori delle rispettive formazioni. I portieri ed i due terzini. Maglie numero 1,2 e 3. Monza: Anzolin, Leban, Reali; Venezia: Seda, Bisiol, Bassanese. Non so perché. Lo so: sarei da far analizzare. Da uno bravo. Ma se anche capisse non mi interesserebbe che me lo spiegasse. Più invecchi e più affiorano ricordi lontanissimi, canta Gianni Morandi in “Chiedi chi erano i Beatles”. E i ricordi lontanissimi non sono da razionalizzare ma da custodire gelosamente e – perché no ? – magari anche da cullare …

Fiorenzo Dosso