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Di ‘quel’ Monza-Lecce del 17 Giugno 1979 si è parlato tanto. Oserei dire troppo. Raccontare la mia delusione, la mia incredulità, la mia rabbia non aggiungerebbe nulla alla delusione, alla incredibilità, alla rabbia dei tifosi biancorossi che hanno vissuto e vivranno il gol di Loddi ma – soprattutto – il rigore sbagliato da Silva al minuto 77 come una sorta di peccato originale destinato a tramandarsi di generazione in generazione. Almeno fino a quando la Serie A – mai a portata di mano come in ‘quel’ maledetto pomeriggio – verrà a purificare chi non riesce a darsi pace a più di 40 anni dal misfatto.

Nella mia memoria c’è, per fortuna, un Monza-Lecce molto più bello, molto più dolce, molto più positivo. Perché lo ricordo ancora come una dimostrazione di pressione tambureggiante e incessante, di assedio arrembante e furente, di esaltante crescendo rossiniano fino alla liberazione del gol vittoria ad un quarto d’ora dal termine. Una delle pagine più belle, a mio avviso, della magica epopea del Borussia di Brianza.

Sacchero e Alfredi Magni


21 Novembre 1976: la meravigliosa matricola di Alfredo Magni è reduce dal furto con scasso di Vicenza firmato dal romano Gonella (ne ho già parlato: due rigori contro di cui uno dubbio ed uno inesistente), schiuma rabbia e voglia di immediato riscatto ma deve fare i conti con un’altra neopromossa che sta navigando con disinvoltura nel difficile mare cadetto. Oltretutto il tecnico brianzolo è costretto a rinunciare contemporaneamente a Buriani, Ardemagni e Sanseverino. Scusate se è poco. Ne vien fuori un centrocampo inedito con i polmoni del giovanissimo (19 anni) Beruatto e le geometrie del classico De Nadai ad affiancare il solito, prezioso De Vecchi. Sempre granitico il pacchetto arretrato. Stellare l’attacco: i guizzi incontenibili di Tosetto (con un insolito ‘11’ sulle spalle) e la fantasia purissima di Antonelli (migliore in campo per distacco) ad alimentare la forza, la potenza, il senso del gol di Braida. Il colpo d’occhio del Sada riscatta il grigiore autunnale della giornata: 8.000 anime con nutrita rappresentanza pugliese. Il ragazzino che ero si accomoda in gradinata centrale con papà. Ricordo nitidamente che il Monza partì subito fortissimo e dopo una manciata di secondi Tosetto infiammò il pollaio con una serie di dribbling ubriacanti. Monologo biancorosso senza soluzione di continuità: così si gioca in paradiso. Unico neo: il gol non arriva. Nardin è decisivo in un paio di circostanze e strepitoso sul finire del primo tempo quando vola a togliere dal sette un calcio di punizione al bacio di De Nadai. Nell’intervallo si rimpiange soprattutto l’assenza di Sanseverino: Gigino, rapido e scaltro, sarebbe servito eccome. Ripresa e nulla cambia. Il Lecce manco ci prova perché capisce che dare spazio alle ripartenze monzesi sarebbe un suicidio e se ne sta abbottonatissimo nella propria metà campo. Mayer salva sulla linea a portiere battuto, Tosetto fa un numero dei suoi ma si inceppa sul più bello. Tanta incontenibile superiorità deve però sfociare in qualcosa ed il gol arriva. Minuto 74: Antonelli lavora di fino poi verticalizza da par suo per Braida che brucia sullo scatto stopper e libero e fredda Nardin in disperata uscita con un diagonale di micidiale potenza e chirurgica precisione. Che accarezza il palo lontano e si spegne in fondo al sacco. Il Sada esplode con una intensità che mette i brividi. Due minuti dopo Mayer brutalizza Antonelli lanciato a rete e guadagna la doccia in anticipo. I marziani in biancorosso si rilassano per qualche secondo e Montenegro sciupa l’unica palla-gol costruita dagli ospiti. I marziani tornano subito tali: De Nadai e Gamba si mangiano il raddoppio al termine di azioni spettacolari. Se le mie povere parole non dovessero aver reso l’idea di quanto e di cosa è stato quel pomeriggio per chi non lo ha vissuto mi affido ai numeri: tiri in porta 12-1 e calci d’angolo 15-1 per il Monza. Una dimostrazione clamorosa di potenza e di superiorità.

Di cose belle il Monza ce ne ha regalate tante in quegli anni fantastici. Dal punto di vista della intensità, del furore e della voglia di vincere, la gara con il Lecce del 21 novembre 1976 è sicuramente sul mio podio ideale. Sarebbe bello se quella del 4 maggio 2021 potesse ‘replicarne’ – anche solo in parte – i contenuti. Perché fare partite del genere vuol dire avere – oltre alle doti tecniche – pure quelle cosine che si chiamano attributi. Senza i quali non si fa molta strada. Nel calcio come nella vita.

Domenica 21 Novembre 1976. Monza, Stadio Sada
MONZA-LECCE 1-0 (0-0)
MARCATORE: Braida al 29’ st
MONZA: Terraneo, Vincenzi, Gamba, De Vecchi, Pallavicini, Fasoli, Antonelli, Beruatto, Braida, De Nadai, Tosetto. A disp.: Reali, Michelazzi, Mutti. All.: Magni
LECCE: Nardin, Lorusso, Croci, Mayer, Zagano, Pezzella, Sartori, Biondi, Petta (1’ st Cannito), Fava, Montenegro. A disp.: Vannucci, Giannattasio. All.: Renna
ARBITRO: Benedetti di Roma

Fiorenzo Dosso