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È stata una partita vissuta al cardiopalma dai presenti al "Brianteo", il Monza era ad un centimetro da una clamorosa estromissione al secondo turno playoff. Più che altro per l'andamento iniziale del match, se il buongiorno solitamente si vede dal mattino non è stato però questo il caso... E non si parla del fastidioso e scomodo orario d'inizio del match contro il Südtirol. Ci riferiamo chiaramente all'inizio esemplare degli uomini di Brocchi che avevano incanalato su binari di netta discesa la gara, con una delle mezzore più belle dall'avvento del tecnico ex Brescia. I temibilissimi altoatesini si erano rivelati inizialmente il contrario di quanto in realtà fossero, schiacciati dalla pressione, ritmo ed efficacia di giocata del 1912 che già nella prima metà di tempo si è trovata avanti di due (inzuccata dello "Squalo" Brighenti e Marconi in mischia) e con il pass già pronto per essere imbarcato per la fase nazionale. Un Monza paragonabile però ad una moneta, a due facce, che dopo la rete rocambolesca degli ospiti subìta su deviazione ha iniziato a pagar dazio facendosi influenzare dalla tensione.



I biancorossi si sono schierati con un 4-3-3 iniziale che in fase di possesso si estendeva a 4-4-2, con la mezzala D'Errico fluttuante dal centro sinistra a zolle più esterne e le due punte (Brighenti-Reginaldo) più vicine; i biancorossi dell'Alto Adige di Zanetti, rispetto al matchup dell'ultima di campionato, sono passati ad una linea difensiva a quattro e dalla cintola in su molto spregiudicati, vista la presenza dell'incursore Morosini in mediana e il tridente Lunetta, Romero e Turchetta a cercare di fare male. In realtà per dei buoni 35 minuti male ne han fatto ben poco alla retroguardia monzese ma una deviazione ha stravolto l'inerzia e l'imprinting iniziale, coi Bozner più in palla sulle seconde palle, a far valere maggiormente la loro ottima fisicità, gli inserimenti di Morosini e il dinamismo degli esterni alti.



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Nella ripresa i timori dei presenti hanno avuto conferma e seguito coi bolzanini, ringalluzziti, che hanno conquistato sempre più campo e convinzione di farcela mentre i Bagaj hanno cominciato a mostrare sbavature in uscita difensiva e nella costruzione di fraseggio, al contrario dell'inizio in cui si era denotata molta pulizia, precisione ed adeguatezza in fabbricazione di possesso e di situazioni da gol (almeno altre due oltre quelle concretizzate). Dallo sviluppo di un piazzato l'Alto è pervenuto al pareggio rapidamente, azzerando di fatto e clamorosamente il gap. La paura e gli spettri della Coppa sono ineluttabilmente riafforati nelle menti dei padroni di casa che però non hanno rinunciato a spingersi in avanti ed osare nonostante la situazione critica; tant'è vero che per un fallo di Ierardi sul subentrato Marchi (utilissimo nel fare salire l'eleven e farlo respirare) i brianzoli avrebbero potuto rimettere la pratica a posto ma Derrick non ne ha approfittato fallendo un penalty su cui anche Nardi ha avuto però dei meriti. Poteva essere un botta da ko tecnico a livello mentale e per buoni sei minuti sembrava esserlo visto che Turchetta ha fatto tris con il supporto di una disposizione difensiva di casa sorpresa, statica ed imbambolata. Ma D'Errico e compagni hanno dimostrato a tutti di crederci, immettendo grinta e cuore dinnanzi alle difficoltà e al tempo sempre più tiranno contro un avversario trasformatosi camaleonticamente, nel giro di un'ora, da Davide a Golia. "Arma Letale" Armellino si è preso la parte di uomo della Provvidenza, impattando da centravanti vero un cross millimetrico dell'altro campano Anastasio; una dinamica per stacco e sospensione che ricorda vagamente, fatte le debite proporzioni, le realizzazioni dell'ex centravanti teutonico Kalle Riedle.



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È stato un passaggio del turno col brivido e per certi versi fortunoso; la Dea Bendata stavolta è stata benevola all'ombra dell'Arengario. Come già sottolineato la prima abbondante mezzora è stata interpretata da grande squadra, che può lottare con chiunque ed ovunque. Ma è bastato un episodio per invertire il trend e con questi passaggi a vuoto e discontinuità, nel match stesso, sarà più difficile uscire indenni già dai confronti iniziali andata e ritorno, con piazzamento a sfavore. L'undici però ha avuto una grande reazione, e probabilmente i grossi nomi e l'esperienza pregressa su campi caldi degli stessi possono rivelarsi parametri e particolari incisivi per rompere gli equilbri o portare dalla propria parte gli episodi clou. Il 1912 deve ripartire innanzitutto dagli aspetti positivi, con la prima mezzora ha tutto il diritto e dovere di non temere nessuno. E poi, al di là delle doti tecniche e collettive, ci vogliono fortuna ma soprattutto tanto cuore e ferocia sportiva.



Bisogna crederci!!!



Sandro Coppola