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Il presidente del Benevento Oreste Vigorito è intervenuto nella trasmissione Ottogol, legata ad Ottopagine, parlando della stagione cadetta in corso, con un excursus della sua gestione societaria negli anni:

"Mi sono avvicinato al calcio per amore. Da imprenditore non avrei dovuto comprare il Benevento Calcio che veniva da vari tentativi per la Serie B, facendo anche dei buoni campionati in C1, ma pareva che ci fosse una strega a maledire il Santa Colomba che all'epoca era uno stadio inagibile. Dopo quattro mesi di lodo Petrucci e finanziamenti dalla provincia, preferimmo non vedere il bilancio per non cambiare idea. Lo stadio veniva aperto al pubblico su ordinanza del sindaco ogni domenica. Alla prima partita c'erano 262 spettatori. È successo che la gente mi è stata vicina nei momenti più difficili. Non potrò dimenticare le lacrime dei beneventani quando ho avuto qualche problema in famiglia. Non posso dimenticare che oggi i ragazzini hanno la maglia del Benevento, mentre prima quella di Napoli, Inter, Juve e Milan. Questa è una maglia su cui c’è la mia storia e il sudore di tanti ragazzi che sono passati per Benevento. È una città vera. In Serie A si fanno i conti e le percentuali. Sui diritti televisivi, una matricola prende 80 milioni in meno rispetto alle altre squadre. Per me il calcio non è una fonte di guadagno, ma di spese". 

"Sarà un campionato equilibrato tra cinque/sei squadre. Sarà importante non perdere gli scontri diretti. Se avessimo fatto questo anche in Serie A, ci saremmo salvati. Spero di essere nel gruppetto di testa a gennaio. Questi campionati si vincono anche in panchina dove abbiamo calciatori importanti. Quando scelgo un allenatore non vedo tanto il curriculum, ma il modo in cui fa giocare la squadra. In un campionato difficile come quello di B, ci voleva un allenatore che facesse giocare bene. Eravamo stanchi di non vedere un bel gioco in campo. Importante anche la sua capacità di relazionarsi con il gruppo. Caserta è bravo nel comprendere il calciatore senza farsi condizionare dal fatto che ha smesso da poco di giocare. Ha anche la capacità di relazionarsi con l’ambiente. È molto diretto ed è un modo che mi aveva colpito già ai tempi della Juve Stabia. Personalmente vorrei vincere attraverso il gioco, ma non mi piace neanche come vengono condizionati i commenti. Se Improta avesse segnato contro il Lecce, tutti avrebbero parlato di altro. E' questo ciò che non amo".