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Begnini in tribunale dopo l'asta
Begnini in tribunale dopo l'asta

Tanti i doppi ex nella storia del Monza e dell’Atalanta. Vogliamo ricordarne uno che ha vissuto il Monza da protagonista dal 2004 al 2009, mentre fu vicepresidente atalantino dal 1999 con l’amico Ruggeri. 

L'arrivo in Brianza con l'obiettivo "Serie B"

l'era Begnini contraddistinta dalla scarsità di pubblico a Brianteo
l'era Begnini contraddistinta dalla scarsità di pubblico a Brianteo

Bergamasco di Cologno al Serio, classe 1949, dopo avere compiuto tutta la parabola: da muratore a impresario, a Cavaliere al merito della Repubblica italiana, passando per una sfilza di presidenze e vicepresidenze (fra le quali proprio quella dell’Atalanta) ed a capo di un gruppo che era arrivato a inanellare 18 aziende attive in una decina di ambiti diversi, Giambattista Begnini è approdato in Brianza rilevando la società alla terza convocazione d’asta dopo il primo fallimento, svoltasi il 3 giugno 2004, e salvando di fatto gli oltre novant'anni di tradizione calcistica. Un sospiro di sollievo per i tifosi: finalmente il Monza trova un padrone.   

Le sue prime parole da presidente del Monza: “Avevo voglia di impegnarmi in prima persona nel calcio, dopo cinque anni come vice presidente dell'Atalanta. E non certo per bisogno di pubblicità, era una sfida personale. Il Monza era fallito, la società allo sbando, la squadra non aveva più a disposizione né il Brianteo né Monzello. Abbiamo puntato sulla professionalità, creando una struttura societaria che fa invidia a molte società più grandi e blasonate della nostra”.

A capo del Monza, coadiuvato dal figlio Gianluca, dal d.g. Amighetti e dal team manager Foresti, sfiora il ritorno in Serie B, ma i tanti milioni all’anno da mettere sul piatto si rivelano troppi per una squadra che a un passo dalla promozione non porta allo stadio più di quattrocento spettatori. Begnini cerca l’aiuto degli imprenditori brianzoli per far fronte parte delle spese ma non lo trova. Sfiduciato, passa la mano nel giugno 2009. 

Le sue parole dopo l’addio: “La passione è venuta meno, l’entusiasmo anche. Volevo portare il Monza in Serie B, ma alla fine non ci sono riuscito. L’altro grosso rimpianto è di non aver avuto il supporto dei monzesi e dell’imprenditoria locale. Ho bussato a tutte le porte, l’unico che mi ha aiutato è stato Sangalli”.

I guai dopo l'addio alla Brianza

Nel novembre 2009 Begnini è tornato a far parte del consiglio di amministrazione dell'Atalanta. Il lungo viaggio da imprenditore e dirigente sportivo si è successivamente concluso nel peggiore dei modi, con il fallimento e i beni messi all'asta: la fine di uno degli "imperi" imprenditoriali bergamaschi,  una galassia di ben 18 aziende che era arrivata ad avere fino a 250 dipendenti: il Gruppo Begnini

Monza e la sua società di calcio devono eterna gratitudine a quel presidente un po’ burbero, ma capace di galleggiare in mezzo a mille difficoltà, che ai colori biancorossi ha dato molto ricevendo in cambio molto meno.