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Il bolide del 'Pero' si insacca all'incrocio (foto Caprotti)
Il bolide del 'Pero' si insacca all'incrocio (foto Caprotti)

La storia sono loro, nessuno si senta offeso. Verticalizzazione di Francesco De Gregori per introdurre il portiere della prima (1951-52) Serie B biancorossa e la bomba più terrificante (23 gennaio 1983) vista esplodere di persona dall’umile cronista. La storia sono stati Anselmo Giorcelli ed Ernesto Peroncini. Con un comune denominatore nel rossoblù del Bologna. Perché il numero uno di Fontanetto Po vi approdò (per rimanervi ben 9 anni) dopo la bella stagione in Brianza che gli fruttò la convocazione per le Olimpiadi di Helsinki ’52 da parte del C.T. Meazza. 

Perché il terzino sinistro di Cervignano d’Adda lo affondò al Sada con un memorabile siluro che – di fatto – segnò l’inizio di una irreversibile crisi culminata nella prima, umiliante retrocessione in C dell’ex squadrone che tremare il mondo fece. A volere Giorcelli fu Annibale Frossi nell’estate del 1951: l’artefice indiscusso della prima promozione in B del Monza scelse di affidarsi ad un portiere giovane (23 anni) ma che aveva già debuttato in A con la maglia dell’Alessandria e – sempre con i grigi – si era fatto buone esperienze in cadetteria. Come abbondantemente messo in preventivo dal Dottor Sottile, la stagione – che aveva nella salvezza l’unico obbiettivo – si rivelò durissima per i biancorossi, neofiti in tutto e per tutto. La sicurezza, la classe, il coraggio di Giorcelli (unico a presenze piene con Pasolini e Colombetti) tra i pali ed alla guida della difesa diedero contributo fondamentale nel raggiungimento dell’agognata permanenza in B. Frossi avrebbe voluto ripartire proprio dal numero uno per alzare un po’ l’asticella ma – a quei tempi – Il Bologna era una ‘grande’ ed emanava indiscusso fascino: Anselmo si trasferì in rossoblù dove si consacrò come uno dei portieri più forti ed affidabili degli interi anni ’50.

Una splendida uscita di Giorcelli a Roma (foto almanacco giallorosso)

A volere Peroncini fu Ariedo Braida nell’estate del 1981: la profonda competenza del neo DS biancorosso, fresco di ritiro dal calcio giocato, individuò nel laterale sinistro che era stato con lui negli ultimi due anni a Sant’Angelo Lodigiano un elemento cardine – per serietà, temperamento, affidabilità – sul quale fondare la ricostruzione del Monza, reduce da una amara retrocessione dopo anni straordinari. ‘Pero’ entra subito alla perfezione negli ingranaggi di Jimmy Fontana ed il Sada lo elegge beniamino dopo una doppietta al Trento. In quella fantastica stagione il numero 3 biancorosso va a referto anche nel 2-0 interno al Piacenza, apre le danze nel pirotecnico 2-4 del Menti di Vicenza e – soprattutto – mette il timbro ufficiale sul ritorno in B con la rete del 1-2 a Trieste. Ed eccoci al 23 gennaio 1983: a due mesi e mezzo dal suo insediamento in panca Mazzetti sta lavorando soprattutto sull’autostima della truppa. Che balbetta ancora in trasferta (ko ad Arezzo, Cava dei Tirreni, Catania e San Benedetto del Tronto) ma resta aggrappato al gruppone perché non sbaglia più un colpo al Sada dove lasciano le penne Atalanta, Campobasso e Bari. Ed è proprio al pollaio che è atteso il Bologna per l’ultima del girone d’andata. I rossoblù – in serie B per la prima volta nella loro gloriosa storia – stanno facendo tremenda fatica ed a pochissimo è servito l’avvicendamento novembrino in panchina (Carosi al posto di Magni). I bagaj approcciano con ferocia, il centrocampo biancorosso (Papais e Trevisanello in versione de luxe) annichilisce quello avversario (Colomba e Guidolin) troppo compassato. Gli ospiti fanno acqua da tutte le parti e poco dopo la mezz’ora un pastrocchio di due ormai ex grandi difensori (Turone e Bachlechner) spiana a Bolis la strada del suo primo gol in Serie B. Il Bologna è completamente in barca ed in suo soccorso viene lo scandaloso fischietto romano Baldi. Che nel recupero del primo tempo regala a Gibellini l’incredibile rigore (molto presunta mano di Billia) del pareggio. Il Sada diventa una polveriera e lo resta per tutto l’intervallo. Al rientro i giri salgono ulteriormente. Perché dopo un paio di minuti Baldi ne combina un’altra clamorosa: filtrante di Saini, Bachlechner scivola ed intercetta con le mani senza impedire che la sfera giunga a Bolis lanciato in magnifica solitudine verso la porta, l’arbitro ignora il vantaggio ed assegna un calcio di punizione a favore del Monza a 30 metri circa dalla porta avversaria. 

Per qualche secondo è caos totale con la giacchetta nera che – forse per mettersi a posto la coscienza – evita sacrosanti cartellini gialli ai furibondi biancorossi. Ristabilita un minimo di calma ecco … la storia: Trevisanello sistema il pallone, Peroncini sposta bruscamente il compagno, si carica sulle spalle tutta la rabbia del Sada ed esplode un terrificante missile terra-aria che scheggia la traversa vicino all’incrocio dei pali, rende inutile il gran volo di Zinetti, gonfia la rete e trasforma il pollaio in una bolgia dantesca. Un tuono, un flash, una sentenza. Un istante (che l’obbiettivo del grande Caprotti consegna per sempre ai posteri) destinato a durare per tutta la vita. Il ‘Pero’ sarà poi per tanti anni – e con profitto – ottimo responsabile del settore giovanile del Monza anche in contesti societari difficili, eppure è ‘quel’ bolide di inaudita potenza e chirurgica precisione a garantirgli perenne gratitudine da parte di tutti i cuori biancorossi.

Fiorenzo Dosso