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Il mondo pallonaro, si sa, è tutt'altro che una scienza esatta, non può camminare ad esempio sempre a braccetto con le cifre matematiche, rilevanti e precise sì ma anche fredde e, talvolta, inefficaci nel chiarire le anomalie o la soggettività di alcuni eventi; magari apparentemente sorprendenti ma che dietro nascondono delle spiegazioni più ampie, profonde e significative.

Ne può essere la conferma l'excursus calcistico del poliedrico Enrico Baldini da Massa, che merita una menzione ed ha ottenuto la ribalta con la sua prima tripletta tra i Pro (portandosi a casa la sfera di gioco), stordendo l'attrezzato e mediatico Monza con la casacca del Citta.

Il 24enne trequartista o mezzala, negli ultimi tempi reinventato anche come attaccante tra le celebri Mura cittadellesi, solo quattro mesi infatti lottava per evitare l'estromissione dai professionisti con la casacca del Fano; nel giro di un lasso di tempo molto limitato, l'iter calcistico dello scuola Inter (Coppa Italia e Viareggio con la Primavera nerazzurra ed un gettone di Europa League in saccoccia) ha assunto connotati differenti, quasi camaleontici, rispetto al recente passato, grazie anche al suo apice di prestazione raggiunto ieri. Supportato e messo a suo agio, bisogna sottolinearlo, dall'efficace, oculato e lungimirante progetto granata (quinto playoff cadetto consecutivo), timonato in panchina dal direttore d'orchestra Venturato (con un passato al Pizzighettone), che ormai non sorprende più gli attenti osservatori, vista la bontà del lavoro esternata e palesata da più di due lustri a questa parte. Una realtà fungente da Re Mida, che trasforma in oro tutto (o quasi) il materiale umano a disposizione, pescato sovente da umili (talvolta redditizi) contesti di categoria inferiore e introdotto in un'impiantistica di gioco collaudata e meccanizzata.

Il pianeta Calcio, talvolta scontato, insipido ed eccessivamente razionale, sa anche estrapolare dalla sua rigidità delle belle pagine di sentimentalismo e purezza. Baldini, stando a quanto riferito da Padova Sport, percepisce 40 mila euro netti a stagione, se non è l'atleta che guadagna meno di tutti in cadetteria poco ci manca.

La bella favola di Baldini va ad incrociarsi con lo stato d'animo, inevitabilmente agli antipodi, di capitan Andrea D'Errico, immortalato nel post gara dallo scatto (divenuto rapidamente romantico) dell'inviato Dazn Federico Sala sulla panchina "Ospiti" del "Piercesare Tombolato", che ha avuto legittimamente un bel riscontro social, oltre a sensibilizzare ulteriormente il deluso supporter biancorosso.

Capitan D'Errico (foto Federico Sala)

Due stati d'animo opposti, come detto, che però godono paradossalmente di alcune similitudini e punti in comune, visti i pregressi e l'evolversi del percorso dei calciatori in questione. Da un lato il trait d'union tra il vecchio Monza di D, costretto sovente a battagliare su campi ed atmosfere pasoliniane, ed il facoltoso nuovo che mira a farsi spazio nel calcio che più conta, col raggiungimento di traguardi ancora inesplorati per la compagine brianzola; lottando attualmente però nelle storicamente insidiose sabbie mobili cadette. Dall'altro la soddisfazione di essere il protagonista indiscusso contro il club di Berlusconi-Galliani, le luci della ribalta improvvise in un evento dalla posta in palio elevata e il riscatto personale dopo annate cadette non entusiasmanti; con la possibilità limpida di poter svoltare dopo gli ultimi tornei in bassa C e lo spauracchio della D incombente. L'atleta toscano ha messo infatti seriamente nel mirino la massima serie dopo aver tribolato, in più di una circostanza, per il rischio retrocessione.

Due ragazzi poco conosciuti, calcisticamente, fino a pochi mesi fa al grande pubblico delle categorie più nobili, entrambi saliti o risaliti dal basso (nel limbo tra professionismo e dilettantismo), con il sogno vivo della Serie A ora ben impresso nella mente. Due pedine, apparentemente tra le meno altisonanti nei loro rispettivi roster, che rispecchiano già o possono diventare l'emblema (o comunque preziosa parte integrante) delle piazze di riferimento.

La favola di Baldini è schiettamente emozionante ma a Monza, almeno per quest'anno, farebbero a meno di leggerne il lieto fine. O meglio, vorrebbero che quest'ultimo fosse dislocato in casa propria; anche il 1912 in A per la prima volta corrisponderebbe ad un finale ultra poetico e significativo, ineluttabilmente. E' obiettivamente complicato compiere l'impresa della rimonta, ma tanti qui in Brianza, a partire dallo stesso Capitano, si augurano tuttora che l'incontrovertibile sia sradicato e che l'allergia monzese agli spareggi si attenui sensibilmente, a partire già da questa gara di ritorno.

E se l'AD monzese Galliani ha fatto tappezzare il Monzello con cartelli che recitano "Crediamoci", è un dovere provare a farlo sino alla fine. Tutti, per davvero!

foto: A.S. Cittadella 1973