Così non Va...ras: un Monza sterile cade in casa contro il Padova (0-1)
Brutta sconfitta per la squadra di Bianco che perde all'U-Power Stadium contro i biancoscudati. Poche idee, poca sostanza. L'analisi del match.

"Il coraggio è esprimere al massimo le proprie possibilità".
Le parole di Roberto De Zerbi, allenatore del Marsiglia ed ex di Monza e Padova, descrivono perfettamente il match dell’U-Power Stadium tra i brianzoli e gli euganei.
Da una parte, quella biancorossa, una squadra che fatica ad esprimersi, sfruttando poco, e non al meglio, il potenziale a disposizione, dall’altra, quella dei biancoscudati, una formazione che con ordine e organizzazione fa quello sa fare e gioca massimizzando le proprie risorse.
Così non Va…ras. Nel risultato, nella forma e nella sostanza.
E non per colpa di Varas, autore del gol che decide la partita (con un gesto tecnico eccellente per pensiero, coordinazione ed esecuzione ), ma per le complicazioni nel trovare il giusto equilibrio, l’atteggiamento continuo nell’arco dei 90 minuti, una manovra pulita ed efficace in fase offensiva, una fisionomia corretta e adatta per competere nel campionato cadetto.
La squadra di Bianco reagisce, soprattutto nelle difficoltà (come accaduto contro la Samp dopo l’espulsione di Ciurria), ma non agisce dal primo minuto, parte col freno a mano e concede agli avversari campo e iniziativa, finendo poi per rincorrere situazioni di svantaggio. Un default dalla duplice accezione: standard, nella misura della prestazione frenata e intermittente; difettoso, per l'approccio debole e la mentalità fluttuante in partita.
0-1 e sabato amaro per i brianzoli, incappati in una brutta sconfitta che appesantisce il morale, sotterra gli umori e alimenta l'insoddisfazione, legittima dopo le prestazioni viste finora.

Monza intermittente, Padova costante
Qualche tempo fa, in conferenza stampa, Pep Guardiola sottolineò un aspetto cruciale nel calcio, citando il suo maestro Johan Cruijff: "lui mi diceva che la fortuna non esiste, e sono abbastanza d'accordo”. Un modo di pensare che non ammette alibi e che in Italia, purtroppo, è lontano dall'essere compreso.
La fortuna/sfortuna è spesso invocata per spostare il discorso su altri lidi, esterni ed estranei al campo. Ma è solo un palliativo che cela l'eccesso di semplificazione, e di autocritica, di fronte alla complessità di uno sport in cui le variabili sono numerose.
Il Monza perde e non per sfortuna, ma per merito del Padova, più centrato e convinto a far valere le proprie intenzioni sul rettangolo verde.
Bianco conferma l'1-3-4-2-1 ibrido, con le posizioni mobili dei tre attaccanti a definire le due fasi: Thiam tra i pali; Izzo, Ravanelli e Lucchesi nel pacchetto arretrata; Colombo e Obiang in mediana, con Birindelli e Azzi sulle fasce; Colpani e Alvarez alle spalle di Maric. Un sistema in cui le funzioni e i compiti definiscono il bilanciamento dei reparti e di squadra, in particolare nella veste di 1-5-3-2 senza palla, con Colpani mezzala a destra e il tandem Alvarez-Maric libero di variare il raggio d'azione.
Andreoletti risponde con un 1-4-4-2 fluido, pronto a diventare un 4-2-4 in fase di possesso: Fortin in porta, linea difensiva composta da Faedo, Sgarbi, Perrotta e Barreca; centrocampo a 4 con Fusi e Crisetig al centro e Capelli e Varas sugli esterni; Lasagna e Bortolussi in avanti.
Nel primo tempo il Padova cerca di imprimere la propria impronta al match, allestendo il gioco con ordine, attenzione e profondità.
La partita è incanalata sui binari della tattica, coi biancoscudati che cercano di mandare in burnout il centrocampo avversario per generare spazi, superiorità e occasioni.
I brianzoli non trovano le misure per arginare le incursioni centrali dei veneti e, dopo due chances in avvio con Colpani e Maric, devono difendere il fortino dai tentativi di Varas al 9', grande parata di Thiam, e Fortin al 28' con un destro che si infrange sulla traversa. Il Monza ci prova, ma i tentativi sono timidi e imprecisi; prima con Lucchesi, che in deviazione su corner non inquadra la porta; e poi con Azzi, la cui conclusione viene sporcata in angolo dalla difesa ospite.
Nella ripresa il Padova passa in vantaggio su palla inattiva, con Varas che, tutto solo, lascia partire su sinistro chirurgico indirizzato all'angolino.
Bianco ridisegna il centrocampo, giocando la carta delle mezzali di ripiego e spinta per dare densità al centrocampo: fuori Colombo e Colpani per Zeroli e Galazzi. I biancorossi alzano il baricentro e si riversano nella metà campo avversaria con regolarità. Al 68' è il giovane ex Milan a segnare di testa il gol dell'1-1, ma Arena annulla tutto per fuorigioco di Azzi in partenza. Al 76' Caprari, subentrato ad Alvarez, pennella un destro a giro che si stampa sul palo alla sinistra di Fortin.
La squadra di Andreoletti si difende sotto palla, con l'intento di giocare in ripartenza sulle transizioni. Lucidità, concentrazione e connessione fra i reparti: il castello padovano non crolla, la difesa regge l'urto e la porta rimane inviolata.
L'assedio dei brianzoli non sortisce l'effetto sperato e dopo 6' di recupero l'arbitro fischia la fine: Monza-Padova termina 0-1.
Scivolone pesantissimo per i biancorossi, troppo asettici e incostanti nel corso della gara, spenti per 50' e in reazione nervosa negli ultimi 40, ancora in rodaggio e lontani dall'essere compatti, con un gioco poco qualitativo e una verve tutt'altro che ispirata.

Corto muso…a sfavore
Chi di “Corto Muso” ferisce di “Corto Muso” perisce.
È il rovescio della medaglia, il ribaltamento della prospettiva, la legge del calcio: è andata bene contro la Sampdoria, è girata in senso opposto col Padova.
Una partita che, per sviluppi ed epilogo, rievoca Monza-Genoa della scorsa stagione, con l’analogia dello 0-1 e il legno colpito da Caprari.
Il Monza perde in casa e lo fa male, davanti al suo pubblico, mostrando quei problemi che, dalla giornata 1 del campionato, sembrano congeniti nel gruppo: un gioco che stenta a decollare, con un assetto che non fornisce le garanzie necessarie in entrambe le fasi; giocatori sotto rendimento e dal (grande) potenziale inespresso; poca consistenza a centrocampo, con una mediana fragile e sempre in affanno; gli esterni imprecisi e improduttivi e un attacco che, al netto dell'Alvarez dipendenza (non solo a livello realizzativo, ma anche in termini di spirito e garra), non riesce a rendersi insidioso.
Allo stato dell'arte, dopo tre mesi di operato, il Monza sembra un creatura asettica, demineralizzata, sospesa in un limbo attitudianale. Una squadra irregolare che si accede e si spegne a seconda dei momenti, arranca sul piano dell'intensità e del ritmo, è attendista e quasi mai proattiva, sfoggia grinta e aggressività a piccole dosi, con un'indice di "pericolosità" ridotto, pochi tiri nello specchio della porta e scarse occasioni da gol.
L’era americana di BLV inizia con una sconfitta, alla stregua dell’epopea Fininvest di Silvio Berlusconi che partì con il ko esterno di Ravenna. Risultato identico, ma questa volta tra le mura amiche del Brianteo, dove il Monza nell'ultimo anno, tra A e B, ha vinto soltanto tre volte (Fiorentina, Mantova, Sampdoria).
Il piatto piange, e non solo. La classifica attuale, dopo 5 gare, è spianata verso il purgatorio cadetto, con 7 punti totalizzati e due ko rimediati da due delle quattro neopromosse.
Numeri poco incoraggianti, che testimoniano l'avvio a stento dei biancorossi e l'incapacità di sfoderare quella cattiveria necessaria ad azzannare le partite. Senza dimenticare i favori del pronostico e quella superiorità che, a obiettivi dichiarati e da candidatura forte per la promozione in massima serie, ad oggi non si è ancora vista.
Occorre lavorare, tanto, e consolidare le idee per dare un’identità di ferro e quel coraggio che, non solo é uno dei principi di gioco per eccellenza, ma é un elemento determinante che - sempre secondo De Zerbi, con cui Bianco ha collaborato in carriera - esprime ambizione.
La strada è ancora lunga: la prossima tappa é a Empoli, al Carlo Castellani, per dare un scossa al campionato e soprattutto a sé stessi.
A cura di Andrea Rurali