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In Brianza non mancano i procedimenti giudiziari che dividono l’opinione pubblica. Alcuni casi attraversano anni di accuse, ricostruzioni e testimonianze che cambiano radicalmente il quadro probatorio. È ciò che è accaduto anche in un procedimento nato da un’indagine complessa, partita con arresti e denunce pesanti, e terminata con un esito molto diverso da quello ipotizzato in origine.

La sentenza del tribunale di Monza arriva infatti al termine di un iter articolato, nel quale le versioni fornite dalle parti e le verifiche investigative sono state riconsiderate davanti ai giudici. È proprio in aula che il quadro accusatorio è stato rivisto, fino a condurre a un epilogo inatteso.

La notizia, dopo la dovuta premessa: nel caso del night club Varedo, i gestori sono stati assolti perché il fatto non sussiste.


Assoluzione gestori – night club e accuse cadute

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I gestori del locale notturno – Salvatore e Franco Patarino ed Ezio Micieli – sono stati assolti dalle accuse di associazione a delinquere e favoreggiamento della prostituzione.
Secondo la sentenza, nel night club avvenivano solo balli sensuali, senza episodi riconducibili a prestazioni sessuali a pagamento.

L’assoluzione completa, con formula piena, chiude la posizione degli imputati.


Nessuna prova concreta – night club e ricostruzione giudiziaria

A chiedere l’assoluzione è stata la stessa pubblica accusa.
Secondo il pm, «al processo non sono emerse prove che i gestori del night club fossero a conoscenza che nel locale ci potesse essere prostituzione».

La difesa ha contestato la fragilità dell'impianto accusatorio, sottolineando un punto preciso:
«Gli inquirenti si sono basati solo sulle intercettazioni ma non hanno interrogato le ragazze e i clienti», ha ribadito in aula il legale degli imputati.

Nella stessa vicenda avevano già patteggiato un cittadino albanese, direttore del locale, e un suo collaboratore.


Arresti 2020 – night club e testimonianze ribaltate

L’indagine era partita nel 2020, quando i carabinieri di Saronno avevano effettuato gli arresti dopo la denuncia di una giovane donna della provincia di Varese.
La ragazza aveva raccontato di essere stata costretta ad assumere alcol e droghe e di pressioni finalizzate alla prostituzione.

Negli anni successivi, la stessa denunciante ha però ritrattato quelle accuse in aula, dichiarando che i fatti non corrispondevano alla ricostruzione iniziale.
Anche altre lavoratrici del locale, chiamate a testimoniare dalla difesa, hanno negato l’esistenza di episodi di prostituzione all’interno del night club.

La revisione delle testimonianze è stata determinante per la decisione finale del tribunale.