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Ancora punteggio pieno per il Monza dopo 360 minuti di campionato, unica dei tre gironi. Un'affermazione di misura contro la pluriscudettata Pro Vercelli del campione del mondo Alberto Gilardino, complessivamente meritata nonostante la fatica di trovare la via della rete e due brividi da fermo di marca vercellese. Quinta vittoria su sei gare (totali sette le ufficiali con Benevento non conteggiata in queste stats), con nove gol all’attivo e soli quattro subìti (di cui tre nel match del “Franchi”).  

Foto Del Bo

Il 1912 è partito col canonico 4-3-1-2, Anastasio e D'Errico le modifiche rispetto a Como mentre i piemontesi hanno risposto con un 4-3-3 accorto, denso e dinamico che vedeva sull'out destro basso l'ex Franchino, Schiavon a sbrigare le operazioni d'impostazione in mediana e l'esperto Comi in panchina per problematiche fisiche. Il canovaccio del match è stato quasi esclusivamente a senso unico, col tecnocrate Monza ad impossessarsi immediatamente del possesso palla ma che si è fatto preferire anche sulle seconde palle. I primi 20/25 sono stati veramente gradevoli dal punto di vista estetico, buone trame di gioco col giusto ritmo e precisione, le distanze ben delineate e un baricentro alto. Successivamente l'iniziativa è rimasta sempre nelle mani monzesi anche se si è un po' allentata col passare dei minuti. La difesa ha concesso le noccioline ai bianconeri, ben più preoccupati a contenere che ad offendere; a livello finalizzativo si è creato di meno rispetto alle precedenti uscite, con Finotto che ha dilapidato una chance molto ghiotta, e talvolta c'è stata imprecisione a livello di ultimo passaggio.

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Nella ripresa l'imprinting non è affatto mutato, il prolungato pallino del gioco monzese non è andato a braccetto con l'ottimizzazione in termine di creazione di palle gol, anche se Brighenti una palla appetitosa per sboccarla l'ha avuta; i vercellesi hanno continuato a far muro con buon acume tattico in non possesso e molto atletismo. Il neo entrato Comi ha sfiorato addirittura un beffardo 0-1 da corner di Franchino, ma qualche minuto dopo il partenopeo Anastasio si è appropriato della parte di agiografo della platea calciando come sa far lui di mancino (col supporto di una deviazione) e battendo Moschin. L'inoperoso Lamanna invece si è devuto sporcare, molto egregiamente, la divisa niente di meno che dopo 80 minuti, su un calcio da fermo del terzino Quagliata. Nel finale i Bagaj hanno gestito piuttosto agevolmente e han provato timidamente a raddoppiare dinnanzi ad una Pro ormai lasca.

Intera posta meritata anche se giunta non senza qualche brivido. Per tenore ed ampiezza di roster il Monza ha tutte le carte in regola per sbloccare prima i match, nonostante gli avversari spesso volentieri chiusi a riccio e dietro la linea della palla. La difesa (pur spesso alta per baricentro) ha retto bene e con solidità il non possesso, concedendo le occasioni solo da fermo, la mediana ha sbrigato bene le due fasi (il gol è scaturito da un inserimento di Armellino) mentre gli avanti hanno avuto difficoltà nel finalizzare, nonostante la grande mole di lavoro nei movimenti. La prestazione non ha palesato cali fisici degni di nota, gli ingressi di spessore in corsa facilitano un mantenimento costante più che accettabile a livello atletico. Bisogna però essere maggiormente cinici sotto porta e valorizzare ulteriormente la qualità di queste ottime prime uscite, a partire già da Lecco settimana prossima, onde evitare di subire immeritate beffe come quella potenziale sulla trasversale di Comi.

Sandro Coppola