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Ci sono mattinate che non nascono per stupire, ma per costruire qualcosa.
Nelle carceri italiane, dove il tempo sembra spesso sospeso, ogni occasione che permette ai detenuti di esprimersi ha un peso diverso, più concreto.
Quando la musica entra tra le mura di un istituto penitenziario, non lo fa per evasione, ma per aprire uno spazio di dialogo che altrove non esiste.
È in questo spirito che una nuova tappa del progetto ha preso forma, trasformando una semplice giornata in un momento di confronto reale.

Solo dopo questo necessario contesto, arriviamo alla notizia: venerdì 14 novembre 2025, nella Casa Circondariale Sanquirico di Monza, Lazza ed Emis Killa hanno incontrato i detenuti coinvolti in Free for Music, il percorso promosso da Orangle Records.


Musica e reinserimento: un progetto e una prospettiva

Non si è trattato di un concerto né di una visita di cortesia, ma di un autentico momento di lavoro. Free for Music, nato come semplice laboratorio settimanale dedicato alla scrittura e alla produzione, è cresciuto fino a diventare un percorso continuativo che permette ai detenuti di trasformare emozioni, paure e quotidianità in brani originali.

Tra gli argomenti affrontati ricorrono temi centrali del vissuto carcerario: la libertà, la distanza dalla famiglia, il bisogno di ricominciare. Un percorso possibile solo grazie a mesi di autorizzazioni, verifiche e coordinamento tra Orangle Records, la direzione della struttura e l’area educativa.


Lazza, Emis Killa e detenuti: dialogo e autenticità

Al tavolo si sono seduti Jacopo ed Emiliano, come preferiscono farsi chiamare lontano dai riflettori. Hanno ascoltato i brani prodotti nel laboratorio, parlato del loro metodo di lavoro, risposto alle domande dei partecipanti e condiviso passaggi intensi del proprio percorso artistico: attese, pressioni, errori, occasioni mancate o colte.

Il risultato è stato un confronto diretto, privo di formalità, che ha dato alla mattinata un valore diverso: non un evento vetrina, ma un momento formativo costruito sulla musica e sulla possibilità di trasformarla in una competenza spendibile fuori dal carcere.


Carcere e formazione: numeri e contesto (carcere, formazione)

La portata dell’iniziativa si capisce guardando i numeri. Secondo il XXI rapporto dell’Associazione Antigone, al 30 aprile 2025 nelle carceri italiane erano presenti 62.445 detenuti, a fronte di poco più di 51 mila posti regolamentari.

Un sovraffollamento che limita gli spazi per la formazione e che rende ancora più significativo l’avvio di progetti continuativi come Free for Music, capaci di offrire strumenti, professionalità e un orizzonte reale ai partecipanti.


Brani originali e piattaforme: musica e futuro

Uno degli obiettivi del progetto è chiaro: portare i brani fuori dal carcere. Non lasciarli chiusi in una cella o in una sala prove, ma trasformarli in tracce pubblicate sulle piattaforme digitali. Non solo per raccontare un lavoro, ma per creare un dialogo con la società, mostrare un percorso, offrire una possibilità.

La musica diventa così una competenza, un possibile strumento di reinserimento e un modo per dare ai detenuti una destinazione concreta per le proprie canzoni.


Coordinamento e testimonianze: un lavoro collettivo 

paolo piffer

«Abbiamo lavorato mesi per rendere possibile questa mattinata», spiega Paolo Piffer, supervisore socio-educativo del percorso. «Vedere gli occhi dei ragazzi mentre parlavano con i loro idoli ripaga ogni sforzo».

Anche Christian Cambareri, CEO di Orangle Records, conferma la visione: «Free for Music nasce per portare competenze reali dove mancano occasioni. Questa non è un’iniziativa episodica, ma un percorso strutturato che vogliamo rafforzare».

Fondamentale il supporto della Direzione e dell’area educativa della Casa Circondariale, che ha permesso all’iniziativa di consolidarsi e di aprire il carcere alla collaborazione con operatori culturali esterni.


Free for Music e futuro: continuità e prossime tappe

Orangle Records ha già annunciato che il progetto proseguirà con nuove attività, alcune delle quali ancora riservate. La mattinata del 14 novembre rappresenta una tappa importante: un momento in cui la musica ha aperto un dibattito concreto sul reinserimento, sulla formazione e sul ruolo delle istituzioni penitenziarie nel dialogo con la cultura contemporanea.