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Dalla sua casa di Monza il forte centrale biancorosso Giuseppe Bellusci sta trascorrendo questi giorni di quarantena insieme alla sua famiglia. Il centrale difensivo, nato in Calabria ma cresciuto poi nelle Marche, ha raccontato la sua sull'emergenza sanitaria attuale.

"Sul Coronavirus non possiamo fare altro che aspettare il suo decorso, con l'aiuto della medicina. Io sono qui a Monza, nella regione più colpita, i cittadini monzesi sono molto educati e rispettano le norme. Il sindaco Allevi informa puntualmente ogni sera, tramite social, sull'evolversi dell'emergenza in città", ha riferito alla diretta Instagram del portale marchigiano "Cronache Picene".

E prosegue: "Sarebbe meglio chiudere il campionato qualora ci fossero le condizioni sanitarie che permettano una ripresa. Sarebbe bello vincere sul campo".

Parlando di calcio rivela: "Dopo il caos del fallimento a Palermo mi sono ritrovato svincolato l'estate scorsa. Avevo molte offerte dalla B, dall'estero, e poi in C quelle del Monza e Bari. Ho scelto l'ambiziosissimo Monza, anche se all'inizio non consideravo nemmeno le richieste dalla Terza Serie, volevo concludere la mia carriera tra A e B. Poi ho valutato il progetto in corsa, stavano acquistando giocatori importanti e alla fine ho accettato, parlando anche con mia moglie, perchè avevo capito la voglia che avevano di prendermi; a distanza di quasi un anno posso dire che nessuna scelta è mai stata migliore di questa".

"Galliani e Berlusconi sono sempre presenti, ho avuto anche il piacere di conoscerlo Berlusconi. Persona di un carisma e di un'intelligenza rara, se loro hanno vinto così tanto non è un caso. In dodici anni di professionismo non ho mai visto così tanta organizzazione e precisione, il dettaglio in questa società è molto importante; loro sono persone di un'umiltà mai vista, con cui si può parlare tranquillamente".

"Mi piacerebbe, a tempo debito, fare l'allenatore. Amo stare sul campo, studiare la tattica e parlare coi giocatori. Sono spartano nella vita di tutti i giorni ma sul campo molto meticoloso".

"Il difensore a cui mi ispiravo quando da ragazzino era Alessandro Nesta, il più forte nel suo ruolo e che ha combattuto con svariati infortuni in carriera. L'altro mio idolo, quando facevo le giovanili dell'Ascoli, era il centrocampista Cataldo Montesanto (a Monza una stagione e mezza nel biennio 2006/08 ndr), per la sua generosità ed il cuore che ci metteva in campo".

"L'attaccante più rognoso che ho affrontato, se togliamo i marziani Ibrahimovic, Del Piero, Eto'o, è stato Moscardelli che ha fatto meno delle sue possibilità, avendo tutto nel suo bagaglio tecnico".

"L'allenatore che più mi ha influenzato positivamente è stato Marco Giampaolo, peccato non si sia potuto imporre in una piazza con tante pressioni come il Milan dove non hanno avuto la pazienza di aspettare".

"Da piccolo giocavo addirittura in attacco, poi nelle giovanili dell'Ascoli ho fatto l'esterno alto, il centrocampista e alla fine, nei Giovanissimi, sono passato al ruolo di difensore centrale".

"L'esperienza biennale al Leeds è stata formativa, non solo a livello calcistico ma anche per un discorso di crescita umana. All'inizio non è stato facile, nello Yorkshire non si parla l'inglese scolastico ma una sorta di dialetto. Alla fine mi sono ambientato, ci sono molte differenze con il calcio italiano. Il clima degli stadi era straordinario, da noi venivano 25-30 mila persone in Championship".

fonte: Cronache Picene