x

x

Tiribocchi
Tiribocchi

In un’intervista esclusiva a MBNews, firmata Antonio Sorrentino, l'ex attaccante Simone Tiribocchi, 120 gol tra A e B con le casacche, tra le altre, di Chievo, Siena, Lecce, Atalanta e Torino, ha raccontato la sua nuova sfida, due lustri dopo avere appeso le scarpe al chiodo. Come noto, il Tir, 47enne di Fiumicino, è reduce da un’esperienza nell’organigramma del Calcio Monza e da qualche mese lavora al Città di Brugherio, impegnato nel Campionato Dilettanti di Seconda Categoria come allenatore della Prima Squadra e Direttore Tecnico dell’Attività Agonistica.

Le parole di Simone Tiribocchi, l'intervista integrale

Come sei arrivato al Città di Brugherio?

“Tutto è nato dall’esperienza al Calcio Monza: dal 2019 ho allenato gli attaccanti della prima squadra, poi sono stato nominato responsabile delle società affiliate. In questo ruolo ho incontrato Mariano Vaccaro che dirigeva l’All Soccer: lui e il presidente del Città di Brugherio Riccardo Marchini mi hanno dato l’opportunità di riprendere un cammino in panchina che, complici gli impegni da commentatore televisivo con Dazn e Mediaset, per qualche anno non ho potuto assecondare”.

 

Che allenatore sei?

“Punto molto sull‘aspetto empatico, consapevole che la testa del calciatore e la testa della persona sono differenti; so bene che la sfida è rapportare al materiale umano le tue idee tecniche, ma mi sento pronto a calarmi in questa realtà e ad adattarmi. Non posso in primis “tradire” la mia storia: il mio sarà un calcio di “pancia”; non sono mai stato senza un pallone e partecipo tuttora a tutti i tornei possibili, perché per me è calcio sia giocare con gli amici che nella cornice di San Siro. Ai miei ragazzi chiedo di imparare a sognare nelle due ore di allenamento».

Raccontaci allora com’è nata la passione per il calcio

“Ho svolto la trafila delle Giovanili nella Lazio, ma, per decisione di Mimmo Caso, a 17 anni mi sono ritrovato il cartellino in mano. È stata una “tranvata” che ho affrontato proprio con la tenacia correlata alle passioni: ho smesso con la scuola e tentato l’avventura, perché non avevo neppure un rimborso, alla Pistoiese, che mi ha regalato l’esordio in Serie B. A pochi mesi di distanza la vicenda si ripresentò per scelta mia e lasciai la Toscana: purtroppo, nonostante il mese di prova al Napoli che sembrava proficuo, Vincenzo Montefusco non mi confermò e approdai, grazie a Pietro Leonardi, al Torino. La Primavera granata è sempre stata fucina di talenti: tra i miei compagni c’erano Semioli e Pellissier, Sorrentino e Balzaretti. Vincemmo il Torneo di Viareggio nel 1998 contro l’Irineu, una squadra brasiliana».

Quando hai capito che questa passione sarebbe diventata un mestiere?

“È bazzicando l’ambiente della Prima Squadra che cambia tutto, poiché entri a contatto con la ‘variabile’ contratto: te lo giochi col rendimento di una partita, con i risultati di un campionato. Il Torino scelse, per farmi le ossa, Torre Annunziata e Benevento: al Savoia vincemmo i Play Off con Palermo e Juve Stabia in un’annata che per me coincideva con il servizio militare, con i giallorossi conobbi invece la contestazione di un tifoso acceso, ma il rendimento era condizionato da una distorsione alla caviglia e nel girone di ritorno mantenni le aspettative, toccando quota 9 gol. Quando mi sono sentito giocatore vero? Al Chievo, grazie ai senatori e alle loro “botte” in allenamento! I vari D’Anna, Lanna e Moro, che avevano trascinato i gialloblu dalla C2 ai massimi livelli, mi fecero comprendere che la prestazione della domenica si costruisce in settimana, una lezione d’oro per uno che di fatto disputava la prima Serie A“.

Quanto è cambiato il calcio?

“Premesso che, da opinionista e allenatore, lo vivi più di rimbalzo, credo sia più semplice arrivare in alto ma lo è altrettanto smarrirsi: è venuto meno il rispetto per i ruoli, il senso della gerarchia, le regole vengono vissute in maniera più elastica.. La conseguenza è che, per quanto in campo e nello spogliatoio si faccia squadra, i rapporti personali risultino nel tempo meno profondi“.

Ti hanno allenato Spalletti e Conte: saranno loro i tuoi ‘maestri’?

“Sono due fuoriclasse: uno mi ha insegnato a giocare al calcio, l’altro mi ha in senso buono ‘tormentato’ su due piani, convinzione e lavoro fisico. Luciano Spalletti mi ha allenato all’Ancona, era il 2002: mi ha trasformato in giocatore ‘associativo’, ho imparato a giocare a due tocchi e a tenere la palla su; una volta che assimili certi movimenti, restano una parte del tuo bagaglio. Sono stato alle dipendenze di Antonio Conte durante la sua prima esperienza in Serie A, a Bergamo: avevo trent’anni, nessuno ti convince come lui che una matita rossa è verde (o viceversa); vincere è la sua dolce ossessione, poiché studia il dettaglio che faccia la differenza. Non scordo Giuseppe Papadopulo, Mister alla “vecchia maniera”, ma imbattibile sul piano umano: mi ha rivoluto con sé in Salento dopo i fasti di Siena e quella parentesi è stata il mio ‘picco’ realizzativo (40 gol in 90 gare), è in giallorosso che sono, complice il matrimonio, maturato. Chiudo con una considerazione: in Serie A e Serie B tutti gli allenatori sono molto preparati, la differenza è capire la squadra che hai in mano, per esempio se aggressiva o se permalosa, e lavorare su quella data caratteristica”.

Quando hai deciso di allenare?

“A Vicenza mi han messo fuori rosa da capitano e l’alternativa era intraprendere il nuovo ruolo. Dopo quell’esperienza ci sono state Olbia, dove mi ha portato Mario Beretta, e la Primavera del Chievo: in Sardegna ho esordito in Serie C”.

Nel 2019 arrivi al Monza, ‘convocato’ da Colacone e Antonelli dopo un’intervista che fece scalpore…

“Furono colpiti dalla mia denuncia verso le storture del nostro ambiente, specie a livello giovanile: era una sorta di lettera a mio figlio che voleva approcciarsi al calcio. Non conoscevo Roberto Colacone, a differenza di Filippo Antonelli, mio compagno al Torino e al Chievo, e di Vincenzo Iacopino, mio commilitone: affermo con orgoglio di aver fatto parte di un gruppo di persone perbene che ha perseguito gli interessi del Calcio Monza e dei ragazzi con grande unità di intenti. Nonostante non avessi mai indossato quei colori, mi hanno fatto sentire “uno del Monza” e provo adesso amarezza nel non potere dare il mio contributo alla risalita: negli ultimi mesi percepivo la mia presenza al Monzello come un fastidio…”.

La maggiore soddisfazione in biancorosso?

“Essere riconosciuto come uomo della società: potere sviluppare giorno dopo giorno idee in un Centro Sportivo di quella qualità non è cosa da poco. Abbiamo portato a 65 le società del Progetto Academy, i tornei e gli stage all’estero del progetto ‘Insieme al Monza’ costituiscono un biglietto da visita importante per il Club. La retrocessione è un duro colpo, ma do un consiglio al Calcio Monza: se vuole rinascere punti su chi ama i suoi colori e ha sì competenza, ma sappia sviluppare legami dal valore umano. Nonostante la vicinanza a Milan, Inter e Atalanta, il Monza è ora realtà che attrae collaborazioni. Spendo a proposito una parola sulla ‘Dea’, che mi ha consacrato: i Percassi sono imprenditori che sanno di calcio, mescolando competenza e la capacità di rischiare nell’ottica di una visione; Bergamo allora era trampolino di lancio, oggi un riferimento per tutta Europa”.

Cosa rimane oggi del Simone che giocava a calcio per strada?

“Ma io giocavo ovunque! Con i più grandi, senza parastinchi, in riva al mare.. Ho assecondato la passione giocando sempre al massimo, mi ripeto. Se ho un rimpianto? Scoprire se in una big ci potevo stare, ma le promozioni con 33 gol tra Lecce e Atalanta rimettono in pari la questione. L’errore? Lasciare gli orobici per Vercelli (agosto 2012, n.d.r.): avrei potuto ancora giocare le mie carte a Zingonia”.

Tir
Tiribocchi

Prima che il pallone inizi a rotolare, fai entrare in campo il tuo brand. Con il nostro live dell’AC Monza, seguiamo la partita minuto per minuto… e il primo tocco può essere il tuo! Scrivici a: [email protected] 

Per rimanere aggiornati sul Monza e sul territorio brianzolo, visita Monza News e non dimenticare di commentare sulla nostra pagina Facebook.

Con MonzaNews la tua pubblicità ha massima visibilità

Con MonzaNews la tua pubblicità ha massima visibilità: oltre 300.000 contatti in pochi giorni, copertura su web, social e TV, e campagne personalizzate per ogni esigenza.
Contattaci: [email protected]
Resta aggiornato: FacebookInstagram, TikTok