Monza, inaugurato ieri il monumento nel Bosco della Memoria
Ieri a Monza inaugurato il monumento nel Bosco della Memoria per ricordare i 650.000 internati militari italiani deportati nei lager.

Il cuore di una comunità si misura spesso nella capacità di coltivare il ricordo e trasformarlo in un seme di speranza. Ogni città porta con sé storie e cicatrici, che diventano simboli di memoria collettiva e strumenti per educare le nuove generazioni. A volte, un luogo assume la forza di rendere tangibile quel filo che lega passato e presente, trasformandolo in eredità viva. È così che il valore della storia si rinnova, e si tramanda attraverso gesti concreti che parlano a tutti noi.
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Monumento e memoria a Monza
È stato inaugurato ieri a Monza, presso il Bosco della Memoria di via Messa 1, il nuovo monumento dedicato ai 650.000 internati militari italiani deportati nei lager nazisti. La cerimonia, in occasione della Giornata Nazionale a loro dedicata, ha visto la partecipazione delle autorità cittadine, tra cui il sindaco Paolo Pilotto, rappresentanti di ANED e ANPI, storici e studenti delle scuole monzesi.
Il monumento, progettato dall’architetto Rosa Lanzaro, si inserisce con semplicità nel contesto del Bosco della Memoria. Due rotaie ferroviarie si intrecciano come un simbolico albero, avvolto da rose rampicanti antiche. La cintura in corten, incisa con tanti “NO”, racconta il coraggio dei deportati che si opposero alla sottomissione. Ogni segno inciso è la voce di chi ha scelto la libertà, pagando con mesi di sofferenze e sacrifici.
Storia e valori della resistenza
Il nuovo monumento si colloca nel cuore del Bosco della Memoria, ampliando un percorso di ricordo nato già nel 2018 con le installazioni dedicate ai monzesi e brianzoli deportati. La sua posizione centrale, accessibile e visibile, ne fa un punto di riferimento per cerimonie e commemorazioni.
L’opera è anche un tributo alla resistenza silenziosa degli internati militari italiani, che per oltre 20 mesi affrontarono privazioni e umiliazioni sotto il regime nazista. Cinquantamila uomini persero la vita, ma lasciarono una testimonianza indelebile di coraggio e dignità. La proposta, sostenuta da ANED e ANPI con il contributo di aziende locali e volontari, diventa oggi un patrimonio condiviso della città di Monza e dell’intera Brianza.