Brianza, esplode la lenzuolata: “Fermate Pedemontana, è un cantiere infinito!”
A quasi un anno dall’avvio dei lavori, cresce il malcontento: 500 giorni di ritardo e una protesta che punta a fermare l’autostrada.
Il dissenso contro la Pedemontana Lombarda si riaccende, e questa volta lo fa con una forma di protesta creativa e pacifica. Dopo il grande corteo di Monza del 4 ottobre, che aveva portato in strada oltre duemila persone tra cittadini, comitati, politici e amministratori locali, arriva ora una nuova iniziativa dal forte valore simbolico. Il 29 novembre la Brianza sarà teatro della cosiddetta “lenzuolata”, un gesto di protesta diffuso che punta a coprire di dissenso i cantieri dell’autostrada più contestata della regione.
L’iniziativa dei Comitati e il messaggio della lenzuolata
Sui social, i Comitati contro Pedemontana hanno lanciato l’appello: “Un inutile anno di un inutile cantiere”. Il messaggio è chiaro: a un anno dall’apertura dei lavori, i cittadini sono invitati ad appendere lenzuola bianche con scritte di protesta sulle recinzioni dei cantieri, ma anche ai balconi e alle finestre delle proprie case. L’obiettivo è dare visibilità a un dissenso che, nonostante i lavori in corso, non si è mai sopito.
Per molti, la Pedemontana resta un’opera giudicata inutile, dannosa e insostenibile, destinata a impattare pesantemente sul territorio brianzolo. I comitati denunciano un progetto che rischia di alterare in modo permanente l’equilibrio ambientale e la viabilità locale, specialmente nel tratto che dovrebbe inglobare parte della Milano-Meda, una delle arterie più trafficate e oggi gratuite della Brianza.
Cantieri in ritardo e tempi che si allungano

Un anno fa, a dicembre 2024, i vertici di Pedemontana Lombarda avevano annunciato l’avvio dei lavori durante un’assemblea pubblica a Macherio, fissando l’obiettivo di completare l’opera entro mille giorni, ovvero entro settembre 2027. Oggi, però, i numeri raccontano un’altra storia: secondo i Comitati, la consegna è stata rinviata a novembre 2028, con un ritardo già accumulato di circa 500 giorni. “In 365 giorni di lavori sono già 500 quelli di ritardo — spiegano —, con un incremento dei tempi del 50%”.
“Fermate l’opera”: il fronte del no non arretra
Il messaggio resta uno: fermare l’opera. I promotori sostengono che fermarsi ora costerebbe meno che portare avanti un progetto giudicato privo di reali benefici per la collettività. “Non solo Regione Lombardia ha mentito sull’utilità dell’opera – affermano i Comitati – ma mancano ormai le risorse e le capacità per completarla”.
Così, dopo cortei, flash mob e manifestazioni sotto la sede della Regione, la protesta si trasforma in una distesa di lenzuola bianche. Un gesto semplice, ma dal significato forte: far capire che la Brianza non si arrende.



