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Warren Bondo in Monza-Milan 4-2 - Foto: Facebook AC Monza
Warren Bondo in Monza-Milan 4-2 - Foto: Facebook AC Monza

"È la palla che deve correre non noi...lei non suda".

Tra le tante citazioni di Niels Liedholm, questa frase racchiude più di ogni altra il senso primordiale del calcio. E lo rafforza con un circolo di concetti a supporto che evidenziano l'importanza del movimento della pallone verso l'uomo. 
La sfera ruota, scorre sul manto verde e arriva ai calciatori. Perché, come sottolineava il Barone svedese, doppio ex di Monza e Milan: “Ci sono giocatori che vanno verso il pallone, quasi tutti. E ci sono palloni che vanno verso i giocatori, succede solo ai più bravi”.

La bravura sta proprio nell'allenare le proprie qualità, portarle al massimo ed esaltarle, per dar vita ad un legame “speciale” col pallone. Un processo certosino che richiede una preparazione particolare, non solo in campo ma anche fuori, attraverso l'ausilio di soggetti "invisibili" ma essenziali, sempre più rilevanti nel mondo calcio: i match analyst.

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La bellissima coreografia della Curva Davide Pieri

Studiare per vincere

Come sottolinea Maurizio Viscidi, coordinatore delle Nazionali giovanili italiane: "Il match analyst è il radiologo del calcio: ti dice quello che hai di rotto, ma non opera”.
Il tattico è una figura particolare, una sorta di vice coach con un occhio da scout e skills informatiche. Il suo compito è quello di analizzare la squadra, segnalare le criticità e suggerire i correttivi. Come? Studiando i propri calciatori e soprattutto gli avversari, fornendo video tattici all'allenatore ed esaminando numerosi dati per ogni partita (distanza percorsa, palle recuperate, passaggi riusciti, duelli vinti ecc.). Non solo: attraverso i report a disposizione il tattico prova a captare le scelte di formazione del tecnico avversario e le condivide col proprio allenatore. 

Il segreto del successo parte da un'analisi preventiva che consente allo staff tecnico di preparare al meglio le gare. 

La vittoria del Monza sul Milan nasce da un esame profondo ed è figlia di questo metodo, come confermato da Raffaele Palladino (i cui match analyst sono Marco Biraghi e Mattia Casella).

La volontà del mister biancorosso e del suo team è chiara: individuare le falle nello schieramento nemico e sfoderare l'attacco con una strategia mirata.

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Raffaele Palladino in Monza-Milan 4-2 - Foto: Facebook AC Monza

Acume tattico, gioco fluido, imprevedibilità

Il capolavoro tattico di Palladino parte dall'intuizione di affrontare il Milan a specchio, assegnando compiti precisi ad alcuni giocatori e aumentando l'imprevedibilità in fase di non possesso. Pressione individuale e pressing collettivo per mandare fuori sezione un uomo nello sviluppo avversario e tentare di sparigliare le carte alla riconquista del pallone, come fece Allegri in quell'epico Juventus-Atletico Madrid 3-0, con l'intuizione decisiva di Emre Can terzo/braccetto a destra. 

Il modulo preposto è il 4-2-3-1, un impianto volumetrico e piazzato, con Izzo e Pablo Marì al centro della difesa, stretti e larghi a seconda delle situazioni; Birindelli e Andrea Carboni terzini; Gagliardini in mediana accanto a Pessina; e il tridente di rifinitori Mota, Valentin Carboni e Colpani a sostegno di Djuric.

Dopo la vittoria contro il Rennes in Europa League, Pioli decide di fare turn over lanciando dal 1' Thiaw in difesa, Okafor e Chukwueze sulle ali e Jovic prima punta. Scelte che, nell'arco dei 90', risulteranno decisive in negativo.

I brianzoli approcciano la gara con determinazione e coraggio. L'obiettivo di Palladino è annullare le fonti di gioco del Milan con marcature a uomo serrate e una copertura ottimale degli spazi. Un calcio di funzioni e al tempo stesso di posizioni e relazioni, che rivisita la zona mista di trapattoniana memoria (come rilevato da Paolo Corbetta nel suo editoriale) e ingloba una spiccata vocazione per la verticalità. 

Lo sviluppo a 4 consente al Monza di avere una maggior fluidità nella manovra, con Izzo ad oscurare Jovic e Pablo Marì più libero di impostare. 
Cruciale è la collocazione in campo di Valentin Carboni, trequartista elastico che si abbassa a legare il gioco in fase di possesso e scherma Bennacer in situazione di non possesso. A dare manforte all'argentino sono i due mediani Pessina e Gagliardini, col capitano brianzolo a orbitare nella zona di Adli e l'ex Inter a francobollare pedissequamente Loftus-Cheek.

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La fase di non possesso del Monza: squadra compatta e schierata a uomo - Foto: DAZN

Idea verticale, duelli laterali

In avvio il Monza si rende subito pericoloso con Dany Mota che, innescato da A. Carboni con un lancio sulla corsa, converge da sinistra verso il centro e conclude trovando la deviazione di Florenzi. Il Milan non tarda a rispondere e sfrutta le caratteristiche di Chukwueze, che lascia sul posto A. Carboni e mette nel mezzo un cross basso. Bennacer arpiona la sfera e la scarica per Theo Hernandez, che calcia in porta di prima intenzione. Il suo tiro viene sporcato e sfiora il palo alla destra di Di Gregorio

Attenzione, abnegazione e applicazione: i biancorossi moltiplicano le energie e concedono poche linee di passaggio agli avversari, rompendo il gioco con aggressione e intensità. Virtù comune è la capacità di riconoscere le situazioni all'atto del recupero palla, alternando il fraseggio basso per pulire o riorganizzare la manovra a lanci lunghi per la torre di Djuric e la profondità di Mota e Colpani.
Al 30' il Monza sfiora il vantaggio con l'attaccante bosniaco, che raccoglie lo spiovente in area di V. Carboni e di testa scheggia il palo. Al 42', in seguito a uno scontro in area con A. Carboni, Di Gregorio rimedia una ferita alla testa ed è costretto ad abbandonare il campo. Al suo posto entra Sorrentino.

Sul finale di primo tempo la partita si sblocca. Il Monza sfrutta le seconde palle per attivare le transizioni e andare in verticale, ingaggiando duelli aerei o uno contro uno. 
Al 45' Thiaw atterra Mota in area e l'arbitro comanda il rigore. Dal dischetto Pessina è freddissimo e spiazza Maignan, regalando l'1-0 ai biancorossi. Passano 5' e il Monza raddoppia. Colpani dribbla Bennacer e Thiaw e si inventa una giocata fenomenale per Mota che, in versione CR7, punta Florenzi e pennella un destro a giro sul secondo palo. Leggera deviazione, Maignan immobile: è il terzo centro stagionale per l'attaccante portoghese. 

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L'assist di Colpani per il raddoppio di Mota - Foto: DAZN

Milan all'attacco, Monza in gestione

Nella ripresa Pioli inserisce Leao, Pulisic e Reijnders e la partita prende una piega diversa. Il Monza va in gestione e abbassa il ritmo arretrando troppo il baricentro. Al 52' Jovic colpisce Izzo con uno schiaffo e viene espulso lasciando il Milan in inferiorità numerica. Un episodio che sembra proiettare il match in discesa a favore dei biancorossi ma è solo un illusione. "In 10 si gioca meglio": il paradosso di Liedholm prende forma e dal peggio il Milan estrae il suo meglio reagendo con vigore e mettendo in discussione il risultato. Al 64' Giroud accorcia le distanze siglando la rete dell'1-2. 
Il Monza fatica a riannodare le maglie del gioco e va in protezione della propria metà campo. Palladino legge il momento di difficoltà della squadra e predica compattezza e sacrificio, inserendo Colombo e Bondo per Djuric e V. Carboni. 

Occupazione degli spazi, copertura delle zone, recupero palla e ripartenza, ricerca continua del terzo uomo: i biancorossi difendono la porta con tutti gli effettivi, riassettandosi in una sorta di 4-5-1 con Colpani pronto ad abbassarsi su Hernandez, Birindelli e Bondo a ruotare in marcatura su Leao e Loftus-Cheek, e i due mediani a presidiare l'area. All'81' Pedro Pereira e Daniel Maldini subentrano a Colpani e Mota, tra i migliori in campo, e dopo 7' il Milan completa la rimonta. All'interno dell'area Pulisic rientra sul sinistro e sgancia un missile a incrociare imprendibile per Sorrentino. Pareggio rossonero, amarezza biancorossa. 

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La linea difensiva rafforzata del Monza, con Colpani basso su Theo - Foto: DAZN

Bondo alla Seedorf, finimondo biancorosso

Sul 2-2 il Milan accarezza il clamoroso ribaltone e si riversa nella metà campo del Monza concedendo spazi abissali in ripartenza. E così, per la troppa foga di vincere i rossoneri finiscono per perdere. Pessina, lucidissimo, gioca tra le linee e serve Daniel Maldini con un lob calibrato. Il classe 2001 controlla la sfera e la rifinisce per Bondo che, dal limite dell'area, estrae il coniglio dal cilindro con un tiro alla Seedorf imprendibile per Maignan. Rete fenomenale del francese, la prima in A, che fa esplodere l'U-Power Stadium e scoppiare il finimondo sugli spalti.
Al 96' la chiude Lorenzo Colombo con il classico gol dell’ex.

Al triplice fischio Monza-Milan termina 4-2.

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Il lob di Pessina per Maldini nell'azione del 3-2 del Monza - Foto: DAZN

La prima volta non si scorda mai

Monza-Milan è la partita delle prime volte per i brianzoli: prima vittoria e primi punti contro i rossoneri, primo poker servito in Serie A.

Non solo: il Monza è la prima squadra del XXI secolo a battere Juve, Milan e Inter nei primi due anni in Serie A. Non ci erano riusciti il Chievo di Delneri, il Sassuolo di Di Francesco, lo Spezia, il Carpi, il Crotone, il Benevento e il Frosinone. L’ultimo club a compiere l'impresa era stato l’Avellino, che aveva imposto la spietata legge del Partenio tra il 1978 e il 1980.

All'U-Power Stadium i biancorossi sfoderano una prestazione maiuscola ed esorcizzano il Diavolo, condannandolo alla sconfitta in un "notturno con grida" (come il titolo del film di Ernesto Gastaldi e Vittorio Salerno del 1981). Una partita di altissimo livello, al cardiopalma, inebriante, spettacolare, esaltante. Un match che per emozioni e dinamiche ricorda quel Monza-Fiorentina 3-2 della scorsa stagione.

Difesa ordinata, attacco pungente: il derby del Presidente Silvio Berlusconi finisce nel modo migliore per il Monza, che trionfa grazie all'interpretazione perfetta delle due fasi di gioco, in particolare quella di non possesso con rotazioni a preservare la struttura posizionale della squadra e l'equilibrio tra i reparti. 

Notte magica in Brianza, una notte indimenticabile che entra di diritto nella storia: un successo voluto, cercato e conquistato. Di Palladino e di tutta la squadra. Dell'ambiente e dei tifosi, dodicesimo uomo in campo. Un successo elettrizzante, di cuore, carattere e personalità, che mette una seria ipoteca sulla salvezza e consente di guardare al futuro con rinnovato entusiasmo.

A cura di Andrea Rurali