Monza e la Brianza sfidano Orban: ecco cosa sta succedendo in Ungheria
Cinque attivisti brianzoli sfileranno al Pride di Budapest contro le leggi anti Lgbtq+

Il mese dell’orgoglio continua a tingersi di significati sempre più forti. In un’Europa che guarda con crescente preoccupazione al ritorno di derive autoritarie, ci sono territori che decidono di non restare a guardare.
Anche da Monza e la Brianza parte un messaggio chiaro: i diritti civili non si negoziano, non si arretrano, non si barattano. C’è chi ha scelto di trasformare l’attivismo quotidiano in un gesto concreto, oltre i confini nazionali.
Un viaggio carico di simboli, ma anche di rischi. Perché in Ungheria non è una semplice manifestazione: è una vera sfida contro chi tenta di soffocare le libertà fondamentali.
Dopo settimane di preparativi, cinque attivisti brianzoli stanno per partire. Ma cosa li spinge davvero a essere presenti in una capitale dove il Pride è stato dichiarato fuorilegge?
Perché Brianza oltre l'arcobaleno sfila al Pride di Budapest
La partecipazione della delegazione brianzola al Pride di Budapest non è un gesto casuale. È la risposta a un governo, quello guidato da Viktor Orban, che ha definito la manifestazione illegale, minacciando di identificare e perseguitare i partecipanti con sistemi di riconoscimento facciale.

Nonostante tutto, la manifestazione è stata autorizzata dal sindaco della capitale ungherese, raccogliendo la solidarietà di politici e attivisti provenienti da tutta Europa.
“Sappiamo che ci sono dei rischi, ma abbiamo deciso di partire ugualmente. In gioco non ci sono solo i diritti della comunità Lgbtq+, ma i diritti di tutte le persone”, spiegano da Brianza oltre l’arcobaleno. “Quello che sta accadendo in Ungheria richiama immagini e discorsi già sentiti nel 1939. Non possiamo restare in silenzio mentre, in un Paese europeo, si nega il diritto a sfilare per il Pride”.
Bandiere europee contro le leggi anti diritti
La scelta è chiara: sfilare portando le bandiere dell’Europa. Un segnale diretto, forte e senza ambiguità. “Lo faremo al posto del nostro Governo, che – a differenza di altri – ha scelto di non partecipare ufficialmente alla manifestazione”.
Il messaggio è duplice: da una parte solidarietà alle persone LGBTQ+ ungheresi; dall’altra la denuncia contro una crescente onda nera fatta di derive neonaziste, omofobe, xenofobe e autoritarie.
“Non ci faremo intimidire. Dobbiamo farci riconoscere e dobbiamo essere visibili. La propaganda populista e i finanziamenti occulti che alimentano questi governi devono essere contrastati anche con la nostra presenza fisica nelle piazze, a testa alta”.
Una sfida che parla anche all'Italia
Il gesto degli attivisti brianzoli non parla solo all’Ungheria, ma anche all’Italia e a tutta l’Europa. “Quello che succede lì – spiegano – è il sintomo di una malattia che si sta diffondendo ovunque. Non è solo un problema degli ungheresi. È un problema nostro, di tutti”.
Un messaggio che suona come un monito, ma anche come un invito alla responsabilità collettiva: non abbassare mai la guardia quando si tratta di diritti civili, di libertà, di uguaglianza.
Lunedì torna Monza una città da serie A da una sede inedita
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