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Pier Attilio Trivulzio con Lapo Elkann
Pier Attilio Trivulzio con Lapo Elkann

L’hanno trovato morto, solo, in un appartamento di Corso Trieste a Novara. Giaceva lì, morto, da sette mesi, lo hanno trovato mummificato alcuni operai che dovevano intervenire nell’appartamento. E’ morto in silenzio, senza nessuno, come probabilmente aveva passato gli ultimi anni della sua vita. Una vita dedicata al giornalismo: aveva lavorato per Il Giorno, l’Espresso, Panorama, La Notte, Il Cittadino di Monza e l’Esagono, oltre ad essere stato corrispondente per l’Agenzia Ansa. Negli ultimi periodi sapevo di collaborazioni con alcuni siti internet. 

Era un tipo diretto, schietto e senza filtri, forse è per questo che quando lo conobbi nei primi anni 2000, nel paddock della Superbike, non mi divenne simpatico, tutt’altro. Quando lo incontravo nei paddock di Monza, Misano ed Imola, lo salutavo per cortesia e nulla più.. Poi però, quando una volta mi chiese di accompagnarlo a casa uscendo dall’Autodromo di Monza, ebbi modo di cambiare la mia opinione su di lui. In quella mezz’oretta di viaggio scoprii una persona sincera, ironica e sempre pronta alla battura, appassionata del suo lavoro e delle sue inchieste, con la voglia incredibile di essere il primo ad avere la notizia… ma non una notizia qualunque, doveva essere quella che faceva il “botto”. Non solo notizie sull’Autodromo di Monza, dove lui era di casa e conosceva tutti, ma anche di cronaca, su tutto quanto ruotava attorno a Monza e non solo. Di questo lui era un maestro ed anche un punto di riferimento per molto giornalisti, dai quali riceveva telefonate per conoscere le ultime notizie e dove lui non si sottraeva dal fornirle: per lui era motivo d’orgoglio poter dare le sue informazioni. 

Ad ogni gara all’Autodromo a Monza, partendo dalla Formula Junior fino alla Formula 1, lo trovavi sempre lì: al mattino era il primo ad entrare in sala stampa e prendersi il posto in pole position nella prima fila tra le scrivanie della Press Room. A causa del suo carattere e delle sue inchieste, l’ho visto litigare più volte con molte persone, una volta si è preso pure un pugno sul volto proprio nella Sala Stampa dell’Autodromo, tenendosi poi l’occhio nero per due/tre settimane... Lui però non mollava mai, andava sempre spedito e determinato, non si faceva intimidire, con quel suo fare testardo che spesso e volentieri gli sono costati l’antipatia di parecchie persone.

Pier Attilio Trivulzio con Jackie Stewart

Con orgoglio raccontava di quando finì nelle riprese del film Grand Prix, uscito nelle sale nel 1966, oppure delle innumerevoli avventure nel mondo dei Gran Premi dagli anni sessanta fino ad ora. E di raccontare quanto era cambiato il circuito di Monza dai “suoi tempi” fino ad ora, rimpiangendo però il passato. Tornare a casa con lui dall’Autodromo la domenica sera dopo un week end di gare era diventata un’abitudine, il viaggio con lui era sempre un qualcosa di incredibile, una scoperta di episodi appassionanti che riguardavano la storia dei motori, da Jack Brabham a John Surtees, da Jackie Stewart a Bernie Ecclestone, da Ayrton Senna a Michael Schumacher. Da lui uscivano sempre una serie di racconti e aneddoti sull’Autodromo e sulla storia della corse che avevano dell’incredibile, ed io, “giovane” appassionato, mi entusiasmavo al solo sentire certe cose da chi le aveva vissute in prima persona. 

Diceva di avere una compagna a Parma e si trasferì lì qualche anno fa. Siamo rimasti in contatto telefonico, ci sentivamo una volta alla settimana, fino alla fine del 2019. Dopo alcuni problemi fisici, che lo fecero finire al pronto soccorso di Parma un paio di volte, mi chiamò e mi disse: “D’ora in poi, se dobbiamo sentirci al telefono, mi puoi trovare dalle 18.30 alle 20.00. Solo in quegli orari”. Da quella volta non l’ho più sentito, l’ho chiamato parecchie volte, prima a quegli orari e poi non solo. Messaggi whatsapp, messaggi sms, via Facebook, ma nulla. Abbiamo cercato, con amici e giornalisti, di scoprire che fine aveva fatto, fino ad arrivare, ora, alla notizia della sua morte.