x

x

PEDEMONTANA B2

Sotto la superficie dei cantieri della Pedemontana Lombarda resta un interrogativo che inquieta cittadini e ambientalisti: quanto bisognerà scavare ancora per la bonifica della diossina?
La questione, tornata al centro del dibattito nelle ultime ore, riguarda i dati ufficiali di Arpa Lombardia, che hanno evidenziato il mancato raggiungimento degli obiettivi di bonifica in alcune aree chiave del tracciato, tra Cesano Maderno, Meda e Seveso.
Zone già note per essere state tra le più colpite dal disastro ambientale del 10 luglio 1976, quando la nube tossica di diossina travolse l’intera Brianza.
Ma da Pedemontana arriva una replica rassicurante: “Tutto nella norma, nessun allarmismo”.


Diossina e bonifica: i risultati dei monitoraggi di Arpa

Le ultime analisi di Arpa Lombardia hanno acceso i riflettori su tre aree critiche interessate dai lavori di Pedemontana.
I Comitati ambientalisti hanno ottenuto i dati tramite una richiesta di accesso agli atti, rendendo pubblico che in due casi su tre gli obiettivi di bonifica non sono stati raggiunti.

piedemontana


Le aree sotto osservazione si trovano nei territori di Seveso, Cesano Maderno e Meda, dove le concentrazioni di diossine e furani in alcuni campioni superano la soglia di 10 ng/kg prevista per i siti a uso residenziale e verde pubblico.

Secondo i rilievi, a Seveso (area sorgente 13 del lotto 2) i valori riscontrati da Arpa sono stati 20,26, 33,21 e 22,15 ng/kg, con conseguente non raggiungimento degli obiettivi di bonifica.
A Cesano Maderno, invece, nell’area sorgente 44 del lotto 5, le analisi hanno mostrato valori inferiori ai limiti, con 4,38 e 1,33 ng/kg, permettendo così di dichiarare concluso l’intervento.
Più critica la situazione sempre a Cesano, nell’area SC59.1 del lotto 3, dove un campione ha fatto segnare 71,85 ng/kg, ben oltre i limiti di sicurezza.


Le reazioni dei Comitati e le preoccupazioni ambientali

Le associazioni ambientaliste della Brianza, da Sinistra e Ambiente Meda ai gruppi locali di Legambiente, denunciano una mancanza di trasparenza e chiedono chiarimenti immediati.
Per i Comitati, il mancato raggiungimento degli obiettivi in alcune aree “dimostra che la contaminazione è ancora presente e che le garanzie di sicurezza non sono state pienamente rispettate”.
La richiesta è quella di un monitoraggio continuo e indipendente, con aggiornamenti pubblici sugli esiti di ogni fase di scavo.


Pedemontana replica: “Nessun allarmismo, è parte del processo”

La risposta di Pedemontana Lombarda è arrivata con una nota ufficiale nella mattinata di martedì 28 ottobre.
Nessun allarmismo per la necessità di dover scavare ulteriormente: il metodo di lavoro è stato condiviso con Regione Lombardia, Arpa e i sindaci del territorio già dal luglio 2024,” ha precisato la società.
Il protocollo prevede un iter progressivo: campionamento ravvicinato, scavo controllato e verifica congiunta con Arpa per decidere se proseguire o meno di 20 centimetri per volta.
Alcune aree hanno raggiunto gli obiettivi, altre solo parzialmente. Si continuerà fino al completamento della bonifica,” ha aggiunto l’azienda, ricordando che il costo complessivo oscilla tra 10 e 16 milioni di euro, proprio per gestire eventuali interventi aggiuntivi.


Verso nuovi scavi e un tavolo di confronto con le associazioni

Pedemontana ha annunciato che i nuovi dati aggiornati sulle aree sorgente verranno diffusi a breve e che verrà riconvocato il Tavolo permanente delle associazioni per condividere risultati e cronoprogramma.
Le analisi in corso determineranno se gli scavi dovranno proseguire o se le aree potranno essere dichiarate definitivamente bonificate.
Un passaggio cruciale non solo per la sicurezza ambientale, ma anche per il futuro del progetto infrastrutturale più discusso della Brianza.