Da Besana al mito: Albertini, il sogno azzurro nato su un campetto
La Figc celebra il talento di Villa Raverio in un documentario

La storia di Albertini inizia a dieci anni, quando il padre Cesare, suo primo allenatore, lo accompagna a un provino a Seregno. In quella semplice selezione, il giovane Demetrio gioca come mezzala, segna e colpisce gli osservatori. Pochi mesi dopo, arriva la chiamata del Milan, che segna l’inizio di un sogno. “Dopo sei mesi ho firmato il mio primo cartellino con il Milan,” ha raccontato Albertini. Nei primi anni, si allena due o tre volte a settimana, viaggiando con la madre tra autobus e treni.

A quattordici anni, inizia a raggiungere Milano da solo, e a diciassette si trasferisce in collegio per giocare con la Primavera. Ma il destino ha in serbo una sorpresa: a settembre, Arrigo Sacchi lo aggrega alla prima squadra, aprendo le porte a una carriera stellare.
L’influenza di Sacchi e Capello
Arrigo Sacchi e Fabio Capello sono stati figure fondamentali nella formazione di Albertini. Sacchi, con il suo approccio innovativo, ha plasmato il giovane centrocampista, insegnandogli disciplina e visione di gioco. “Sacchi è stato l’allenatore che mi ha segnato di più,” ha ammesso Albertini. Capello, invece, gli ha dato fiducia, schierandolo titolare a soli vent’anni in una delle squadre più forti del mondo. “Mi ha messo in campo in un Milan leggendario,” ha ricordato. Con entrambi, Albertini ha mantenuto un rapporto di stima profonda, che è continuato anche dopo il ritiro, testimoniando il rispetto reciproco costruito negli anni di successi rossoneri.
Una carriera azzurra tra glorie e delusioni
La nazionale italiana è stata una parte centrale della vita di Albertini, con 79 presenze e una carriera che lo ha visto protagonista in tre Europei e due Mondiali. Il suo esordio arriva il 21 dicembre 1991, a vent’anni, in una partita contro Cipro a Foggia, mentre l’ultima apparizione è datata 27 marzo 2002, in un’amichevole contro l’Inghilterra a Leeds. Tra i momenti più intensi, la finale dei Mondiali di Usa ’94, persa ai rigori contro il Brasile, dove Albertini fu tra i pochi a segnare dal dischetto. Altrettanto dolorosa fu la sconfitta a Euro 2000, decisa dal golden goal di David Trezeguet contro la Francia. “Sono state due delusioni importanti, ma essere arrivato in finale è già un orgoglio,” ha dichiarato, mostrando la sua capacità di trovare il lato positivo anche nei momenti difficili.
Un simbolo di talento e determinazione
Albertini non è stato solo un calciatore, ma un esempio di serietà, visione di gioco e dedizione. La sua carriera, culminata anche in un ruolo dirigenziale durante il trionfo mondiale del 2006, dimostra che i sogni possono prendere vita anche da un piccolo paese come Villa Raverio. La monografia di Vivo Azzurro TV rende omaggio a un atleta che ha incarnato i valori dello sport, portando il nome della Brianza sui palcoscenici più prestigiosi del calcio mondiale. La sua storia è un invito a credere nelle proprie aspirazioni, mostrando come il talento, unito al sacrificio, possa trasformare un prato di oratorio in un sogno colorato di azzurro.