Prova d'orchestra, 6 in testa: il super Monza di Bianco vince anche a Pescara (0-2)
I biancorossi non si fermano, ingranano la sesta vittoria consecutiva in campionato e volano al 1° posto in classifica. Decidono Keita e Colpani. L'analisi del match.
Primi dell’Ottocento, Ludwig van Beethoven compone la Pastorale, sinfonia n. 6 con una tonalità precisa: il Fa maggiore.
9 novembre 2025, il Monza suona la sesta, rigorosamente in Fa maggiore, perché nella sorgente del suo calcio c’è un codice emblematico: il “fare”, inteso come creare, agire, giocare.
Con personalità, coraggio, idee, pressione, riaggressione, di reparto e da squadra, con gli input giusti e la mentalità di chi sa di essere forte, ma non dà nulla per scontato. E con forza rimarca la sua superiorità, tecnico-tattica e caratteriale, fisica e atletica, di testa e di gamba, con l’identità che è prerogativa incessante - e fondamento - per legare la forma alla sostanza.
Allo Stadio Adriatico-Cornacchia va in scena una “Prova d’orchestra” felliniana, con un impianto esplicito e una musica d’autore, che risuona in campo a pelo d’erba, con l’effetto del pallone a scandire la circolazione, il ritmo, la manovra.
Niente “rumore Bianco”, ma un Bianco(rosso) clamore, una melodia pop e rock come l’indole - e il calcio - di Paolo, maestro e insegnante che, col duro lavoro e tanta pratica, ha ridato ossigeno al Monza, rispolverando consapevolezze e attitudini perdute. Che fanno tutta la differenza del mondo. Senza rinunciare al senso estetico, che aggiunge spettacolo e aumenta la fiducia, con la squadra a prendere in mano il gioco, insieme, e a divertirsi.
“Credo fermamente che l’efficacia non abbia affatto divorziato dalla bellezza”, diceva il Flaco Menotti, allenatore-filosofo argentino che guidò l’Albiceleste alla conquista della Coppa del Mondo FIFA 1978.
Il Mondiale del Monza si chiama Serie B e il suo Flaco è Andrea Colpani, autore di una prestazione brillante e un gol che è espressione totale della bellezza: movenze leggiadre, scavino (o "zeppettina" come direbbe Spalletti), slalom fulminante e un mancino tagliato a bruciare il portiere sul suo palo. Primo centro stagionale per l’attaccante biancorosso e 0-2 a consolidare il vantaggio di Keita nel primo tempo, propiziato dal “Professor mezzasquadra” Pedro Obiang e dall’incursione del braccetto armato Luca Ravanelli, che in area si immola in stile Fabrizio “Penna Bianca” e sforna l’assist decisivo.
Feeling, sicurezza, credibilità, garanzia, solidità, spirito battagliero, energia, risolutezza, slancio, passione: tutto è entrato nel corpus di un gruppo che ha riscoperto sé stesso, ritrovando i suoi giocatori.

Monza protagonista, Pescara schiacciato
“Credo in un calcio fatto di princìpi, che va oltre i numeri e pone le sue fondamenta sulla capacità dell'allenatore di trasmettere ai suoi uomini concetti e soluzioni che poi devono essere messe in pratica dai veri protagonisti del gioco”.
Sintesi e matrice del De Zerbi pensiero, dove il calcio non è un briefing matematico, ma un luogo dove armonizzare ogni singolo elemento per metterlo nelle condizioni migliori di performare.
Ed è proprio quello che sta facendo al Monza Paolo Bianco, ex collaboratore di De Zerbi ai tempi del Sassuolo e dello Shakhtar; seminare un credo e dispensarlo alla squadra.
Come? Con plausibilità, convinzione, validità.
Dopo un bottino di 15 punti nelle ultime 5 gare, il tecnico biancorosso predica attenzione e massima concentrazione, predisponendo il classico scacchiere, 3-4-2-1 mobile e dinamico, senza Izzo squalificato: Thiam tra i pali; Ravanelli, Delli Carri e Carboni in difesa; Ciurria e Azzi sulle corsie esterne, Obiang e Pessina in mezzo; Colpani e Keita alle spalle di Mota.
Reduce dalla cinquina subita dal Palermo, Vivarini opta per un 3-5-1-1 conservativo e riparato, con l'idea di addensare il centrocampo per sbarrare spazi e linee di passaggio ai brianzoli: Desplanches in porta; Capellini, Brosco, Corbo nel terzetto arretrato; Letizia, Dagasso, Meazzi, Valzania e Corazza nel segmento intermedio; Caligara sotto punta dietro a Di Nardo.
A pochi istanti dal fischio d'inizio di Pairetto, il copione sembra già definito, con il Monza ad attaccare e il Pescara a difendere.
Nel giorno del ricordo di Giovanni Galeone, i biancorossi esibiscono quel calcio offensivo che nella città dannunziana, alla fine degli anni ’80, sotto l’egida del tecnico napoletano, era abitudine e verbo comune.
Bianco tiene alta la tensione e la squadra sfodera una prestazione di altissimo livello, sotto tutti i punti di vista, dal piano gara all’interpretazione, con la volontà di comandare il gioco e presidiare la metà campo avversaria.
All’Adriatico-Cornacchia non c’è storia e nemmeno partita, con un Monza dominante e imperioso; un gioco mercuriale basato sull’equilibrio, la compattezza delle linee, la cattiveria agonistica, il passo autorevole: squadra corta, Obiang e Pessina a spartirsi compiti e quote in mediana, con rotazioni efficaci a garantire costruzione e interdizione (uno a supporto della difesa, l’altro frontale a pressare e tessere trame); esterni di spinta e catene sincronizzate, attaccanti mobili a togliere riferimenti e letture agli avversari.
Principi chiari, sviluppo in ampiezza per confluire al centro, movimenti senza palla a far uscire dai blocchi i difensori e liberare gli spazi per gli inserimenti dei centrocampisti o dei difensori a rimorchio: il Monza fa tutto bene, segna due gol, sfiora il tris in più di un’occasione e concede pochissimo ai Delfini, costretti per lunghi tratti della gara a chiudersi sotto palla a protezione dell’area.
Quando la velocità sale, l'armata biancorossa diventa letale. E non perdona, conquistando 3 punti di capitale importanza e un successo che vale la testa della classifica.
16 tiri, di cui 5 nello specchio della porta; una presenza costante in area di rigore, con tanti effettivi a riempire gli ultimi 16 metri, a testimonianza di un gioco avvolgente e associativo; due reti realizzate, diverse occasioni fallite (soprattutto sul 2-0) e l'ennesimo palo della stagione (punizione magistrale di Colpani), una conclusione concessa al Pescara e una vocazione spiccata a conquistare la palla per amministrare il match: i numeri del Monza sottolineano l'applicazione completa di una squadra che vuole imporsi attraverso il gioco e vincere giocando un buon calcio, con reparti corti, baricentro avanzato e una struttura a fisarmonica a garantire salite e discese rapide.
Al 90'+5' il risultato non cambia: Pescara-Monza termina 0-2.

Monza, 6 capolista
Vittoria bagnata, sotto la pioggia di Pescara; vittoria pregiata.
La squadra di Bianco mette la freccia e completa “Il Sorpasso” (Dino Risi, 1962), raggiungendo la vetta solitaria della Serie B, con il sesto trionfo consecutivo. Non accadeva dal 1977, all’epoca di Sanseverino, Tosetto e Mister Magni, quando i brianzoli superarono il Vicenza di Paolo Rossi.
“Vincere non è mai facile: dietro alla vittoria di oggi c'è tanto lavoro. La squadra ha preso la strada giusta: dopo mesi di sofferenza, abbiamo avuto l'occasione di essere primi e ce lo meritiamo”, ha dichiarato Bianco nel post-partita.
6 successi consecutivi, 26 punti in graduatoria, un gruppo sempre più allineato e in sintonia col proprio allenatore: il Monza è sulla retta via, ma il campionato è ancora lungo e bisogna mantenere calma, sangue freddo e umiltà.
Ora c’è la sosta per gli impegni delle Nazionali, con la ripresa degli allenamenti fissata venerdì prossimo: domenica 23 novembre alle 17.15 all’U-Power Stadium arriverà il Cesena di Mignani, terzo plotone del campionato. Un big match da non sbagliare, consci del fatto che, in questo momento l’unica nemesi del Monza è il Monza stesso.
Avanti così, con ancora più grinta e fame, con il cuore di chi lotta e combatte senza mai mollare.
Perché, come cantava Ligabue: “il meglio deve ancora venire”.
A cura di Andrea Rurali



