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Quello visto in campo nel primo tempo del derby col Como è stato senza ombra di dubbio il miglior Monza di questa parte iniziale di stagione. Concentrazione, determinazione, corsa, intensità: l’insieme di quelle caratteristiche che nel calcio sudamericano si condensano in una sola parola, la garra. Due gol, due pali colpiti, un dominio assoluto che il doppio vantaggio ad opera di uno strepitoso Dany Mota non rappresentava correttamente. Ma, come spesso succede alla squadra di Stroppa, gli alti e bassi caratteriali sono dietro l’angolo e fin dai primi minuti della ripresa si è visto che la garra era rimasta negli spogliatoi.

A complicare ulteriormente la condizione mentale è arrivata la sostituzione di un attaccante (Vignato) con un difensore (Antov, altra prova non convincente), mossa che è stata presumibilmente interpretata in campo come un segnale di debolezza. Infatti, proprio da quel momento la squadra brianzola ha vissuto le sue maggiori difficoltà, rendendo ancora più marcata quell’instabilità umorale che i biancorossi di Stroppa continuano a palesare e che costituisce un punto di grande fragilità. Il Monza sembra vittima di quella doppia personalità che la penna di Robert Louis Stevenson ha creato per quel personaggio letterario che è al contempo il Dottor Jekyll e Mister Hyde. Si prenda ad esempio il diverso rendimento in termini di punti e risultati ottenuti tra gare casalinghe e trasferte. Il Monza versione Brianteo, in uno stadio che solitamente non intimorisce più di tanto gli avversari, guida la classifica della media punti conquistati per gara (2,67); quello in formato esterno ha un rendimento da zona retrocessione (0,71). 

Lo ripeto da tempo: la chiave di volta della stagione sta tutta qui, in questi numeri aridi ma decisamente significativi. La continuità di rendimento passa per una continuità di attenzione e di concentrazione, le caratteristiche necessarie per poter guardare al futuro con speranza e ottimismo. Vincere due gare consecutive diventa un tabù da sfatare, ne beneficerebbero la classifica e il morale. Il match di Ascoli può davvero costituire l’occasione giusta.

Ripartiamo dalla prodezza di Machin, per lustrarci gli occhi, per far crescere l’autostima e per guardare avanti con fiducia.

Paolo Corbetta