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Oggi del Monza pre-belusconiano dice: “A quella maglia ero rimasto attaccatissimo. Mi informavo sempre su come andava il Monza nel corso della mia lunga carriera, sapevo di alcuni playoff sfumati all' ultimo, della nuova proprietà, tutto sembrava andare per il meglio, mi pareva ci fosse stabilità societaria, economica e tecnica”. Invece proprio no, era un bluff. “Il Monza ha tutto per essere una squadra almeno di serie B: la tradizione, il vivaio fortissimo e organizzatissimo, un tifo non numerosissimo, vista la concorrenza di Inter e Milan a una decina di chilometri, ma competente e capace di lasciarti lavorare con calma”. Un tifo di cui sei stato un idolo. “Beh, eravamo una bella squadra: Frosio allenatore, Casiraghi centravanti, Ganz, Brioschi, Saini e tanti altri. Io ero arrivato in prestito dal Milan, dove ero un giovane fantasista senza spazi. Ci ero andato volentieri, Costacurta me ne aveva parlato benone. E a ragione, mi era sembrato un paradiso”. Addirittura? “Sì. Una società seria, ai tempi c' era la gestione Giambelli, un'organizzazione perfetta, grandi strutture. E appunto un tifo caldo ma non esagitato”.

Le due  stagioni a Monza (una in serie C ed una fra i cadetti sotto la guida di Pierluigi Frosio) sono sufficienti a convincere il Milan di Arrigo Sacchi a richiamarlo ed a farlo esordire in serie A nell’agosto 1989 da titolare a Cesena (squadra allenata da Marcello Lippi) con la ciliegina del suo primo gol in massima serie al 7’ con un preciso diagonale da fuori (risultato 3-0, in campo con lui gli altri tre ex biancorossi Costacurta, Colombo e Massaro oltre ai brianzoli Filippo Galli ed il compianto Stefano Borgonovo). 

Di quel periodo dirà qualche anno più tardi: “Stavo veramente bene, tutte le cose che avevo in mente di fare mi riuscivano come quel gran gol in diagonale da trenta metri“.

Due settimane dopo debutta con gol anche in in Coppa dei Campioni, contro i finlandesi dell’HJK (risultato 4 a 0, gol iniziale al 5’ con un gran tiro da fuori area). Le ottime prestazioni a getto continuo convincono Cesare Maldini, CT della nazionale dell’Italia Under-21, a convocarlo in azzurro, dove debutta il 25 ottobre a Padova contro la Svizzera (risultato 1-0) ed il 14 novembre segna il suo primo gol con la maglia degli azzurrini contro l’Inghilterra a Brighton in una partita amichevole. In tutto nell’under 21 gioca 7 partite e mette a segno 3 reti. Intanto ecco arrivare col Milan il suo primo trofeo:  il 7 dicembre, quando nella finale di ritorno della Supercoppa Europeai rossoneri battono il Barcellona 1-0. Ed il secondo trofeo arriva poco dopo: il 17 dicembre il Milan conquista la Coppa Intercontinentalecontro l’Atletico Nacional: è solo l’inizio dei successi internazionali di Berlusconi, infatti il 23 maggio il Milan, contro il Benfica solleva al cielo la seconda Coppa dei campioni consecutiva, la prima per Stroppa. L’anno seguente i rossoneri proseguono la loro collezione di trofei con la Supercoppa Europea conquistata contro la Sampdoria. Ma il bello per Stroppa arriva il 9 dicembre 1990, allorché a Tokyo il Milan ritorna campione del mondo per club con un secco 3-0 ai danni dei paguayani dell’Olimpia Asuncion: Stroppa con la sua maglia numero 11 è uno dei protagonisti delle finale mettendo a segno il gol el 2-0 in una linea d’attacco formata anche da Donadoni, Rijkaard, Van Basten e Gullit.

Dopo le due stagioni in maglia rossonera, nelle quali disputa 35 partite di campionato con due reti, nel 1991 viene ceduto alla Lazio per 2,8 miliardi di lire, dove rimane due anni. Viene impiegato come tornante a destra. In maglia biancoceleste gioca molto nella prima stagione, pur in concorrenza con il tedesco Thomas Doll, mentre nella seconda il tecnico laziale Dino Zoff lo tiene spesso in panchina.

Da qui la decisione di approdare a Foggia giocando agli ordini di Zdenek Zeman nel 1993, squadra con la quale realizza il record personale di reti stagionali (8 in campionato e 3 in coppa Italia) e ottiene la prima convocazione in nazionale, dove esordisce il 13 ottobre 1993 in Italia-Scozia 3-1, incontro valido per le qualificazioni al Mondiale (giocherà altre 3 partite nella nazionale maggiore). Voluto in azzurro da Arrigo Sacchi che l'aveva lanciato in serie A. Di sacchi dice: “Ho sempre, o quasi, giocato a zona, non ho mai avuto difficoltà'. Sacchi era unico, con lui però' non si scherzava. Proibito. Non lo facevano neppure Baresi, Gullit e Van Basten, figurarsi io…".

Giulio Artesani