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Doveva essere vittoria ed affermazione è stata nell'andata della finale di Coppa di serie C. Il cammino dei Bagaj nella competizione è stato sinora regolare e privo di sconfitte, ci vuole ora la ciliegina sulla torta per alzare per la quinta volta questa competizione e distaccare ulteriormente l'Alessandria, Foggia e Spezia nell'albo d'oro. Sette le marcature in sei match sinora disputati mentre solo due quelle subìte da Sommariva



La partenza non è stata delle più entusiasmanti anzi... Gli spettri di quattro giorni prima all'Atleti Azzurri d'Italia si sono materializzati anche nei primi 20 minuti di gara, con gli aficionados biancorossi più preoccupati per l'approccio rivedibile dell'eleven che dalle minacciose condizioni meteorologiche  apparecchiatesi al di sopra del "Brianteo". La Viterbese del meritevole mister Calabro (eccellente lavoro nel recente passato al Virtus Francavilla e Carpi) è apparsa più in palla ed aggressiva, col suo 3-5-2 ben assortito e compatto, dinnanzi ad un Monza (4-3-1-2) per contro teso e bloccato. Al quarto d'ora infatti i tusci sono passati col fiammingo Vandeputte che si è inventato, utilizzando una licenza poetica, il classico gol della domenica (anche se è mercoledì) ad incrociare in seguito ad un lancio di 30 metri calibrato ed in cui la difesa, schierata del Monza, si è trovata un po' impreparata nel movimento di salita; ma in questi casi bisogna sottolineare più il merito altrui che i demeriti propri. I brianzoli hanno sbandato ma nello stesso tempo incassato, come un pugile in seguito ad un gancio autoritario, per i cinque minuti successivi ma pian piano si sono sciolti, scuotendo il canovaccio del match ed il buon pubblico accorso. D'Errico e compagni hanno preso alla lettera infatti un coro di esortazione della Curva Pieri che li esortava a tirar fuori gli attributi e così è stato; oltre al gol di Brighenti (sempre più in palla) i padroni di casa hanno creato due-tre chance per passare in vantaggio, usufruendo di un baricentro più alto, maggiore aggressività nelle due fasi, sulle seconde palle e più propulsione con gli esterni bassi, con una delle due punte in pressione sul terzo difensore del pacchetto a tre (con l'ex A Coda nel trio) nel lato di sviluppo azione avversaria, Derrick e Lora a scambiarsi sovente in trequarti per dare meno punti di riferimento offensivi.



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L'inizio della ripresa è coinciso con l'esordio di un vero e proprio diluvio ad elargire un ambiance old style, dal sapore di futbol antico. Si è creata man mano una maggiore sinergia tra i bagaj in campo e la fradicia Curva Sud, indomita e incessante nell'intonare cori con la voce e con il cuore; da un recupero del sempre più meritevole Galli su Polidori ed un cross del capitano è nato il penalty per evidente braccio largo del bulgaro ex Lecce Tsonev. Lo stesso numero 10 biancorosso ha spiazzato con calma olimpica il pipelet alto laziale Valentini. Nelle pozzanghere del green monzese si è denotato poi un sostanziale equilibrio di gioco, con gli ospiti però tendenzialmente più cauti (già soddisfatti per il gol in trasferta) rispetto ad un Monza che ha provato ad intensificare il gap invano. Vi è però rammarico per due occasioni clamorose avute sui piedi dei due centravanti monzesi che avrebbero permesso d'immagazzinare un bottino più robusto per l'Enrico Rocchi, i gialloblu non si sono praticamente più avvicinati alla porta brianzola (complice anche al prevedibile calo fisico per il tour de force di campionato) nonostante gli ingressi di Pacilli (ad infondere più estro) e Luppi (per maggiore profondità offensiva).



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Un 2-1 tutto sommato soddisfacente che permette di disputare il ritorno con due risultati su tre a disposizione, ma nello stesso tempo un margine ristretto che non offre garanzie. Un peccato perchè, visto l'andamento, gli uomini di Brocchi hanno sofferto poco complessivamente in non possesso, concedendo quel poco (comprensivo il sanguinoso svantaggio) solo nella prima parte della frazione iniziale ed in transizione positiva si sono fatti comunque preferire ai viterbesi, una terza eventuale marcatura non avrebbe affatto gridato allo scandalo. In Lazio sarà una battaglia, Rinaldi e compagni hanno vinto di misura tutti gli incontri della competizione tra le mura amiche; la squadra avrà un atteggiamento ben differente, evidenzierà senz'altro più temperamento e ritmo per concretizzare le velleità di riscatto per la finale persa la scorsa edizione. Ma il 1912 aspetta il trofeo da ben 28 anni, era il Monza di Trainini, del compianto Giambelli, di capitan Saini, Brambilla, Robbiati e Di Biagio. È ora di rinverdire l'Albo d'Oro, di rispolverare la bacheca di Via Ragazzi del '99 e regalare il primo trofeo all'era berlusconiana. Il passato e la storia chiamano... 



"Del passato dovremmo riprendere i fuochi, e non le sue ceneri", sosteneva Jean Leon Jaurès.



Sandro Coppola