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Canti di Natale
Canti di Natale

Brianza e tradizioni: il caso dell’asilo che divide

La decisione di un asilo di Carate Brianza di proporre ai bambini un canto natalizio non religioso durante una visita agli ospiti di una RSA ha acceso una discussione intensa. L’intento, secondo la scuola, era quello di garantire una celebrazione che potesse essere vissuta da tutti, indipendentemente dall’origine culturale o religiosa delle famiglie. Tuttavia, la scelta ha generato una polemica immediata, amplificata dai social e dai media nazionali. L’europarlamentare della Lega Silvia Sardone è intervenuta duramente, definendo la decisione “un tentativo di cancellare le nostre radici cristiane”. Per l’esponente politica, il fatto che metà dei bambini sia di origine straniera non giustifica un Natale senza contenuti religiosi, che rappresentano a suo avviso il senso profondo della festa. Il dibattito si è così trasformato in uno scontro identitario, dove presepi, canti, tradizioni e integrazione si intrecciano in una narrazione emotiva. La domanda al centro della discussione, “chi deve adattarsi a chi? ”, ha alimentato commenti contrastanti, tra chi difende la tradizione e chi crede in una scuola capace di rappresentare tutte le culture. Il caso, nato in una realtà locale, ha raggiunto platee più ampie, arrivando in TV e sulle piattaforme digitali, dove la polarizzazione è diventata ancora più evidente.

Silvia Sardone (Lega)
Silvia Sardone (Lega)

Natale e integrazione: la posizione del sindaco

A provare a calmare la polemica interviene il sindaco di Carate Brianza, che parla di “strumentalizzazione politica” e definisce la discussione “di basso livello”. Per l’amministrazione comunale non c’è stato alcun divieto formale ai canti tradizionali, ma solo una scelta didattica basata sul buon senso: presentare un repertorio che potesse essere condiviso da tutti i bambini, senza esclusioni. Secondo il sindaco, il Natale in un contesto educativo multiculturale può essere un momento di dialogo e non di contrapposizione. Le attività scolastiche spiega  devono favorire l’inclusione e la partecipazione, perché la scuola dell’infanzia rappresenta il primo ambiente sociale di crescita per i piccoli cittadini di domani. La polemica mediatica, dunque, avrebbe distorto una decisione interna, nata da obiettivi pedagogici e non politici. La vicenda di Carate Brianza diventa così uno specchio di una discussione più ampia che attraversa molte comunità italiane: come conciliare le tradizioni natalizie con la realtà di classi sempre più multiculturali? Il tema, affrontato con toni accesi, riguarda il modo in cui la società immagina il futuro della convivenza e dell’identità. In Brianza, dove le feste natalizie rappresentano un riferimento simbolico forte, il confronto tra preservazione delle radici e apertura all’inclusione è destinato a proseguire. E forse, proprio dal confronto, può nascere una consapevolezza nuova: tradizione e integrazione non devono escludersi, ma trovare un equilibrio che permetta a ogni bambino di sentirsi parte della stessa comunità.

 

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Alessandro Sangalli